FOTO: Paul Morrison, Taraxacum, 2023 pittura acrilica, prodotto e commissionato da DART Chiostro del Bramante | Courtesy l’artista | Foto: © adicorbetta
A Terni va in scena l’amore
Passionale, tragico, scandaloso, impossibile, l’amore è da sempre al centro delle rappresentazioni artistiche. Una mostra intitolata Amarsi. L'Amore nell'Arte da Tiziano a Banksy ripercorre il sentimento più nobile, dall’antichità fino al XX secolo, portando negli spazi di Palazzo Montani Leoni, nel cuore di Terni, fino al prossimo 7 aprile, una serie di capolavori che affrontano le principali declinazioni di questo tema, dalla mitologia greca e romana fino al recupero dell’antico in epoca Rinascimentale, la trasformazione nel Barocco, lo sguardo nostalgico nell’Ottocento.
Ideato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, a cura di Costantino D’Orazio, con la co-curatela e direzione di Anna Ciccarelli e con la collaborazione di Federica Zalabra, il percorso
è l’occasione per presentare per la prima volta al pubblico una delle versioni più raffinate del dipinto Venere e Adone (1554 circa) della bottega di Tiziano Vecellio, l’ultima opera acquisita dalla Fondazione Carit. Nella scena, tratta dalle Metamorfosi di Ovidio, il giovane Adone abbandona la dea Venere che si torce nel tentativo disperato di trattenerlo. Il richiamo della caccia è più forte dell’Amore che dorme placidamente sotto un albero sullo sfondo. È l'alba, ma il cielo nuvoloso sembra presagire il dramma che tra poco avverrà: Adone sarà ucciso da un cinghiale e il suo sangue farà sbocciare il fiore dell’anemone.
A Milano una mostra su Giovan Battista Moroni
Circa cento opere tra dipinti, disegni, libri, medaglie, armature, in prestito da prestigiosi musei internazionali, dalla National Gallery di Londra al Philadelphia Museum of Art, rendono omaggio al pittore cinquecentesco Giovan Battista Moroni.
Fino al 1° aprile alle Gallerie d’Italia - Milano, museo di Intesa Sanpaolo, la mostra Moroni (1521 – 1580). Il ritratto del suo tempo, a cura di Simone Facchinetti e Arturo Galansino, dedica ciascuno dei nove nuclei tematici a un particolare aspetto della produzione artistica dell’artista lombardo, affiancando importanti lavori di Lotto, Alessandro Bonvicino detto il Moretto, maestro di Moroni,
Savoldo, i ritratti di Tiziano e Tintoretto.
A chiudere la mostra è Il Sarto, esemplare espressione dei “ritratti in azione”, considerato il dipinto più iconico di Moroni, in prestito dalla National Gallery di Londra.
Ligabue a Trieste
Con le sue pennellate corpose, sfuggenti a distendere sulla tela paesaggi, fiere, galli e gli intensi autoritratti, Antonio Ligabue ha descritto l’esperienza originaria dell’uomo.
Una mostra in corso fino al 18 febbraio al Museo Revoltella di Trieste rende omaggio alla sua vita tormentata e all’inquietudine inesorabile attraverso oltre 60 opere, in un percorso cronologico curato da Francesco Negri e Francesca Villanti. Prodotta da Arthemisia, promossa e organizzata dal Comune di Trieste – Assessorato alle politiche della cultura e del turismo, l’esposizione
restituisce la solitudine senza appigli che questo artista visionario nato a Zurigo e morto a Gualtieri è riuscito a scongiurare solo attraverso la pittura.
Leopardo nella foresta (1956-1957), Lotta di galli (1958-1959) e Il serpentario (primavera 1962) sono uno straordinario esempio dell’attenzione per i dettagli, confermata dagli eleganti manti delle tigri, dei leopardi, dal piumaggio dei volatili che animano le tele.
Al Chiostro del Bramante l’arte racconta le emozioni
Fino al 7 gennaio al chiostro del Bramante oltre venti artisti invitano a un viaggio tra le emozioni.
Che sensazione suscitano gli insetti presenti, al posto dei fiori, nei dipinti di Mat Collishaw, che accolgono soggetti creati dall’intelligenza artificiale? E le centinaia di libellule disegnate a su carta millimetrata dall’artista romano Pietro Ruffo infondono davvero in chi le attraversa una sensazione di sollievo?
Il pubblico risponderà a questa domanda aggirandosi tra le sale che accolgono la mostra EMOTION. L’arte contemporanea racconta le emozioni, il viaggio che Danilo Eccher porta a Roma, “un dialogo fitto e inatteso fra verità e apparenza, segno di un confronto guidato dalla sorpresa”.
Ci sono i pensieri dell’artista bulgaro Nedko Solakov, depositati sul muro bianco della scala del Chiostro del Bramante, e c’è la sorprendente camera delle meraviglie allestita da Luigi Ontani, c’è l’incanto delle rifrazioni luminose e sonore dell’aurora boreale ricreata dall’opera interattiva di Alessandro Sciaraffa e ci sono le alte figure di Luigi Mainolfi, nel chiostro esterno, e il fungo alto tre metri di Carsten Höller.
L’invito è quello di mettere in discussione le contraddizioni del presente con una dose di umorismo e di profondità.