Se la dichiarazione non arriva (o arriva monca), l’imposta può essere calcolata d’ufficio con i dati già disponibili. Nel frattempo, il tax free prova a diventare meno macchinoso.
La manovra 2026 mette mano a un nervo scoperto: l’IVA “fantasma” che nasce quando la dichiarazione annuale non viene presentata.
La novità è netta: in caso di omissione, l’Amministrazione finanziaria potrà liquidare l’imposta dovuta usando le informazioni già in suo possesso,
anche con procedura automatizzata.
In parallelo, arriva una misura che guarda a negozi e turismo: il tax free shopping viene snellito, puntando su una gestione più rapida delle pratiche
e su passaggi doganali meno ripetitivi, quando le fatture sono riconducibili allo stesso acquirente.
La stretta: liquidazione d’ufficio se manca la dichiarazione
Il perno della riforma è un meccanismo di liquidazione che scatta quando la dichiarazione annuale è omessa.
E attenzione: nel perimetro dell’omissione rientra anche la dichiarazione trasmessa senza le sezioni indispensabili
per determinare l’imposta.
In pratica, il Fisco potrà ricostruire l’IVA dovuta sfruttando i flussi già tracciati durante l’anno, come
fatture elettroniche, corrispettivi telematici e dati delle liquidazioni periodiche.
Cosa viene considerato nel calcolo (e cosa no)
Nel conteggio, dall’imposta dovuta vengono sottratti solo i versamenti già effettuati.
Non entra invece nel perimetro il credito dell’anno precedente, che non viene preso in carico in questa fase.
Il passaggio chiave: comunicazione e finestra di 60 giorni
Se emerge IVA da pagare, il contribuente riceve una comunicazione. Da quel momento si apre una finestra di
60 giorni per versare quanto richiesto oppure per inviare chiarimenti e documenti utili a correggere la ricostruzione.
Se non si interviene (o se le spiegazioni non convincono), le somme possono essere iscritte a ruolo.
C’è un altro dettaglio che rende la misura “a prova di scorciatoia”: per queste somme non è prevista
compensazione. L’obiettivo è evitare che la partita si trascini tra crediti e incastri contabili.
Sanzioni: la riduzione scatta solo se paghi nei tempi
Sul fronte sanzionatorio, il sistema prevede un incentivo operativo: se il versamento avviene entro i 60 giorni,
la sanzione collegata all’omissione viene ridotta.
Il messaggio è semplice: con l’IVA ormai tracciata in digitale, “sparire” con la dichiarazione diventa molto più difficile.
Il rischio, per chi tergiversa, è ritrovarsi una liquidazione pronta e già confezionata.
Perché cambia lo scenario: più dati, meno zone grigie
L’impianto della norma punta a trasformare i dati raccolti durante l’anno in un motore operativo:
se l’adempimento manca, l’Amministrazione può comunque arrivare a una quantificazione, invece di aspettare tempi lunghi o
avviare subito accertamenti tradizionali.
Per imprese e professionisti, il punto non è solo “presentare” ma presentare bene:
la dichiarazione incompleta rischia di essere trattata come inesistente, con effetti immediati.
Tax free shopping: semplificazione e meno passaggi duplicati
Nella stessa manovra entra una semplificazione sul rimborso IVA per i viaggiatori extra UE.
La direzione è ridurre tempi e attriti con una gestione più compatta delle pratiche quando più fatture sono intestate allo stesso acquirente,
evitando ripetizioni in dogana e rendendo il flusso più lineare per operatori e intermediari.
Più tempo per chiudere la pratica
Un’altra modifica allunga i tempi tecnici di restituzione della fattura vistata:
il termine viene esteso, così da ridurre il rischio di decadenze “per ritardo” e facilitare la chiusura corretta della procedura.
Che cosa significa per i negozi
Per chi vende a clientela extra UE, l’effetto pratico è una sola parola: organizzazione.
Se il tax free diventa più veloce, la filiera (emissione, gestione dati, validazioni, rimborso) deve essere ancora più ordinata,
perché gli errori amministrativi diventano il vero collo di bottiglia.
Cosa fare subito: checklist anti-sorpresa
1) Controlla la completezza, non solo l’invio
Non basta trasmettere: la dichiarazione deve contenere i quadri necessari a determinare l’imposta. Altrimenti il rischio è finire nel perimetro dell’omissione.
2) Allinea flussi digitali e contabilità
Fatture, corrispettivi e liquidazioni periodiche devono raccontare la stessa storia. Se qualcosa “stona”, il calcolo d’ufficio può diventare più pesante da contestare.
3) Se arriva una comunicazione, gioca d’anticipo
I 60 giorni sono decisivi: pagare o chiarire nei tempi evita l’effetto valanga. Ignorare la comunicazione, invece, accelera verso l’iscrizione a ruolo.
4) Tax free: prepara procedure e formazione
Se lavori con turisti extra UE, mappa i passaggi interni e aggiorna chi gestisce le pratiche: la semplificazione funziona solo se il dato è corretto al primo colpo.
Il punto politico-fiscale: fine delle “assenze comode”
La direzione della manovra è dichiarata: rendere l’IVA un’imposta sempre più data-driven.
Se la dichiarazione non arriva, non si resta più in attesa: si procede. E chi è in regola non ha nulla da temere, ma chi gioca con i tempi
rischia di scoprire che il tempo, stavolta, lavora per il Fisco.