Moda e meccanica in crisi profonda: persi 23 miliardi in otto mesi

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
La manifattura italiana è in affanno. Moda e meccanica, due settori che da sempre rappresentano l’eccellenza del Made in Italy, stanno affrontando una crisi senza precedenti. Secondo i dati Istat, nei primi otto mesi del 2024, questi comparti hanno perso complessivamente 23,5 miliardi di euro di ricavi. Si tratta di un dato allarmante che testimonia non solo le difficoltà strutturali di questi settori, ma anche l’impatto di una congiuntura economica globale sfavorevole.

Moda e meccanica in crisi profonda: persi 23 miliardi in otto mesi

La produzione manifatturiera italiana è scesa del 3,4% nei primi nove mesi del 2024, con una flessione molto più marcata per la moda, che ha registrato un crollo del 10,8%. Anche la meccanica è in sofferenza, penalizzata dalla transizione verso la mobilità elettrica e da un generale calo della domanda di beni di investimento, con settori come macchinari, impianti e metallurgia che mostrano contrazioni significative. La difficoltà del comparto automotive è emblematica: la produzione di veicoli è diminuita del 25,5%, una cifra ben superiore al già preoccupante calo del 9,2% registrato nell’Unione Europea.

Le esportazioni, che da sempre rappresentano uno dei pilastri di questi settori, sono in netta flessione, con un calo del 4,8% nei primi nove mesi del 2024. Particolarmente critica è la situazione sul mercato tedesco, il più importante per il Made in Italy, dove le esportazioni di moda, meccanica e automotive hanno subito un crollo dell’11,3%. La recessione tedesca e la debole domanda internazionale hanno aggravato il quadro, già reso complicato dalla pressione inflazionistica e dai rincari energetici.

Questa crisi non si riflette solo sui bilanci delle imprese, ma ha conseguenze pesanti sul lavoro. Con 2 milioni di occupati coinvolti, oltre la metà nelle micro e piccole imprese, il calo della produzione sta portando a una riduzione significativa delle previsioni di assunzione, con un crollo del 21,7% nel trimestre novembre-gennaio rispetto all’anno precedente. Le ricadute sono particolarmente gravi in territori come Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana, dove moda e meccanica rappresentano il cuore dell’economia locale.

Le risposte della politica economica, sia a livello nazionale che europeo, appaiono insufficienti di fronte a una crisi così profonda. L’aumento del costo del credito, la burocrazia che rallenta l’accesso agli incentivi per la transizione industriale e la lentezza nell’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza stanno penalizzando ulteriormente il sistema manifatturiero. Il vincolo del Patto di Stabilità, che limita la spesa pubblica, lascia pochi margini per politiche industriali efficaci.

Moda e meccanica non sono solo settori produttivi: rappresentano l’identità economica e culturale del Paese. La loro crisi rischia di mettere in discussione uno dei pilastri del sistema economico italiano. È necessario un cambio di passo, con interventi strutturali e un piano europeo per sostenere la competitività delle imprese. La sfida è chiara: difendere il Made in Italy non solo per il valore economico che rappresenta, ma anche per il suo ruolo centrale nella narrazione del nostro Paese nel mondo.
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