Un ministro per amico serva anche a fare saltare le file (al Pronto soccorso)

- di: Bianca Balvani
 
Puoi essere un brava imprenditrice (senza volere essere ironici, parliamo in via di ipotesi), puoi essere un ottimo ministro, ma quando raggiungi, in lavoro o in politica, posti che regalano enorme visibilità devi conoscere i rudimenti della comunicazione. Quale, ad esempio, i pericoli della sovraesposizione, che significa che se la gente ti vede in continuazione su tv e giornali, subisce un processo quasi involontario di rigetto. Un altro errore in cui non si deve cadere è quello di mostrarsi in una condizione di privilegio, dovuto alla carica che detieni, che ti consente di avere delle corsie preferenziali. Pochi, piccoli o grandi che siano, i privilegi segnano da sempre il confine tra chi può e chi non può. E non si può solo perché non si è uno ''importante''. Ma evidentemente il ministro del Turismo, Daniela Santanché questi rudimenti della comunicazione visiva li sottovaluta, non necessariamente per scelta, ma solo perché ritiene di non fare niente di male.

Ma vallo a spiegare ai cittadini che ieri, davanti all'ospedale Versilia di Lido di Camaiore, erano in fila per potere accedere al Pronto soccorso, magari da molto tempo, e si sono visti scavalcare da una persona che ha avuto una corsia preferenziale solo perché è arrivata accompagnata da Santanché, che, da ministro, si muove con la scorta e su un'auto di servizio anche quando, come ieri, si trova in una località di vacanza, probabilmente non per eventi legati al suo ruolo istituzionale. La persona che ha fruito - inutile girarci intorno, perché questo è un dato di fatto - delle vicinanza morale di Daniela Santanchè e che della ministra viene indicata genericamente come ''un congiunto'', è entrata nel Pronto soccorso non per un trauma o qualcosa di grave, ma per una cefalea, che provoca spesso gravi disagi, ma non certo, crediamo, meritevoli di fare saltare, a chi ne è colpito, una fila in cui si trovano persone magari con problemi ben più gravi. Questo è accaduto e questo ha mandato in bestia chi si è visto scavalcato da qualcuno non perché stesse peggio di lui, ma per il solo fatto di avere un ''santo in paradiso'', dalle fattezza di Santanché. 

Sarebbe ben facile continuare sul filo dell'ironia, che vicende del genere possono alimentare a dismisura. Ma l'episodio mostra come talvolta una carica e la consapevolezza di essere seduti al desco del potere si combinano creando una miscela di comportamenti che, alla gente normale (quella che non gira su un'auto blindata e la scorta), suonano come arroganti. Se poi magari - e non lo sappiamo - la vettura ministeriale è arrivata davanti all'ospedale con tanto di sirena a spandere rumori molesti anche a poca distanza da dove c'è gente che certo non sprizza salute, questo sarebbe un altro esempio di cattiva gestione dell'immagine. Premettendo che bisogna sempre apprezzare chi si prende cura di coloro che stanno male, dobbiamo dire che questo vale per tutti, ma i ministri non sono persone qualsiasi e devono essere consapevoli che ogni loro gesto avrà un'eco, sia quando è  meritevole di plauso, ma soprattutto quando fa l'esatto contrario.

Se, scolasticamente, tornassimo indietro di 60 anni, diremmo che l'attenzione all'immagine era nelle prime pagine del sussidiario del comportamento del buon politico. Ma oggi, in cui tutto corre sulla Rete, anche l'arroganza del potere, le immagini dei politici importanti che andavano in spiaggia, portandosi appresso la seggiola e i quotidiani, sono sbiadite. Purtroppo, perché di tanto in tanto, oltre che immergersi nelle acque delle nostre rinomate località di mare, dal Salento al Tirreno, ai nostri uomini pubblici sarebbe utile un bagno anche nell'umiltà. Perché, a fronte delle proteste di chi ha detto che era da ore in attesa di entrare nell'ospedale e che si è vista superare nella fila da chi è sceso da una vettura del Palazzo, che si è fermata nell'area riservata alle ambulanze, l'Asl ha spiegato che quando si presentano in ospedale ''i personaggi popolari, come a ogni altro utente, si assegna un codice di priorità che viene rispettato, così come avvenuto martedì, con attesa in linea con quella degli altri pazienti con quel codice''. Ma, dice l'Asl, ''può essere attivato un corridoio di tutela della privacy soprattutto se richiesto dalle forze d’ordine''. 

Nel tentativo lodevole di appianare le polemiche, l'Asl però ha involontariamente - tanto per restare in tema sanitari - sparso sale sulle ferite all'amor proprio della gente in fila davanti al Pronto soccorso, quando ha ammesso che ''oltre al paziente e al suo congiunto sono entrate per avere informazioni, altre persone che non si sono trattenute''. Cioè, contravvenendo alle normali prassi che impediscono l'ingresso nelle sale deputate agli interventi dei medici agli estranei, l'Asl ha ammesso che sono entrate ''altre persone'' che non si sono trattenute, come se restare sia una pratica normale. Resta anche il mistero su chi si celi dietro la definizione di ''paziente e congiunto'', anche se qualche sospetto ce lo abbiamo.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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