Da marzo 2025 una funzione imposta senza consenso? L’Antitrust apre l’istruttoria su Meta AI, ecco perché.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha lanciato il 30 luglio 2025 un’istruttoria nei confronti di Meta Platforms Inc., Meta Platforms Ireland Limited, WhatsApp Ireland Limited e Facebook Italy S.r.l., ipotizzando un abuso di posizione dominante ai sensi dell’articolo 102 TFUE.
Meta, già dominante nel mercato delle app di comunicazione, da marzo 2025 ha preinstallato il suo assistente IA, Meta AI, in WhatsApp senza il consenso esplicito degli utenti. L’icona colorata, integrata nella barra di ricerca, è visibile e non disattivabile: per l’AGCM questa è una modalità di tying che obbliga l’uso di un servizio non richiesto, potenzialmente escludendo concorrenti come ChatGPT o Claude.
Cosa contesta l’Autorità
- La preinstallazione automatica e la posizione prominente dell’assistente IA spingono gli utenti verso i servizi Meta senza libera scelta.
- Il rischio di dipendenza funzionale è concreto: Meta AI utilizza i dati dell’utente per affinare le risposte, rendendo meno appetibile passare ad alternative concorrenti.
- Le ispezioni del 29 luglio 2025 negli uffici romani di Facebook Italy sono avvenute con la Guardia di Finanza per raccogliere prove sul caso.
La difesa di Meta
Meta replica sostenendo che l’integrazione offra un valore aggiunto gratuito: “offriamo agli italiani accesso all’IA in un ambiente che già conoscono, di cui si fidano e che comprendono”. Assicura di collaborare pienamente con l’Autorità italiana.
Il contesto europeo
L’istruttoria italiana è condotta in stretta cooperazione con la Commissione Europea, in linea con l’accresciuta attenzione su come le piattaforme dominanti integrano IA nelle loro offerte.
Nel frattempo, negli Stati Uniti procede il processo dell’FTC contro Meta, iniziato ad aprile 2025, che accusa l’azienda di abuso di potere tramite le acquisizioni di Instagram e WhatsApp: in caso di condanna, gli USA potrebbero obbligare la cessione di tali asset.
Implicazioni per utenti e concorrenti
- Il diritto di scelta degli utenti: l’integrazione IA è realmente opzionale?
- La trasparenza circa il trattamento dati: Meta ha fornito versioni differenziate sull’uso delle conversazioni ai fini dell’addestramento dei modelli.
- Le possibili sanzioni: violazioni dell’articolo 102 TFUE possono comportare multe fino al 10% del fatturato mondiale.
Scenari futuri
- Meta ha 60 giorni per presentare le proprie controdeduzioni all’AGCM.
- L’esito potrebbe dettare un precedente sul rapporto tra piattaforme dominanti e IA integrata: da eventuali obblighi di modifica dell'interfaccia fino a condizioni sull’autodisattivazione dei servizi IA.
Crocevia tra due fronti
Questo caso segna l’incontro tra due fronti: la regolazione del digitale e l’espansione dell’IA conversazionale. L’Antitrust italiano sembra voler porre un limite chiaro: dominare il mercato non può giustificare l’imposizione di servizi complementari senza scelta reale. La risposta di Meta, che sottolinea benefici e volontarietà, apre un confronto vivo tra innovazione e tutela della concorrenza. Rimarremo attenti ai prossimi sviluppi, oggi come ieri uno scontro centrale tra il potere delle big tech e il diritto dei consumatori.