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Messina: “Il mare è un motore per l’Italia, servono scelte forti”

- di: Redazione
 
Messina: “Il mare è un motore per l’Italia, servono scelte forti”

Intervista al presidente di Assarmatori, Stefano Messina, su lavoro, flotte, semplificazione e giovani.

Messina: “Il mare è un motore per l’Italia, servono scelte forti”  

Presidente Messina, il Salone Nautico 2025 si presenta come un’edizione cruciale per rilanciare l’immagine del mare come motore economico del Paese. Che ruolo può giocare il settore del trasporto marittimo, rappresentato da Assarmatori, in questo scenario?

In realtà il mare è tornato al centro della scena politica, economica e finanziaria, e direi in generale della vita del Paese, già da qualche anno. Il trasporto marittimo nella sua complessità è sempre stato un’infrastruttura flessibile e silenziosa, ma nell’ultimo lustro questo ‘silenzio’ è venuto meno. Durante la pandemia, infatti, tutti si sono resi conto concretamente di che cosa significa avere una catena logistica funzionante ed efficiente, e con sfumature diverse questo sta avvenendo anche in questo periodo di grandi tensioni geopolitiche, sfociate ormai da tempo in aperti conflitti. Ancora, la scelta del Governo Meloni, sin dal suo esordio risalente ormai a tre anni fa, di istituire un Ministero per le Politiche del Mare e di dare nuova centralità a questo comparto ha aiutato e non poco. Il Salone Nautico rappresenta certo una vetrina molto importante per tutta la blue economy, che è un asset straordinario per il Paese proprio per il grande valore aggiunto che riesce a creare.

L’occupazione marittima resta un tema strategico. Quali sono oggi le maggiori criticità nella formazione e nell’inserimento dei giovani a bordo delle navi? Cosa chiedete al Governo per rendere il lavoro marittimo più attrattivo?

L’Italia vanta una grande e secolare tradizione marittima che non deve essere dispersa. Il Governo ha fatto già qualche passo deciso in questo senso: a fine 2023, ad esempio, ha stanziato un contributo per la formazione iniziale dei marittimi da parte delle compagnie, fatto che ci ha permesso di organizzare diversi Career Day in tutta Italia facendo incontrare domanda e offerta di lavoro, con numeri - in senso di partecipazione di giovani e meno giovani - che sono andati al di là delle più rosee aspettative. Anche su questo tema ci auguriamo inoltre una veloce e poderosa opera di semplificazione dell’ordinamento legislativo e il superamento di quello che riteniamo un paradosso inaccettabile, ovvero il fatto che vengano aiutati economicamente marittimi extracomunitari imbarcati sui servizi internazionali e di crociera e non i marittimi italiani a bordo delle navi che effettuano i collegamenti di corto raggio nel nostro Paese. Per quanto ci riguarda, siamo da tempo al lavoro per rendere questa carriera più attrattiva, dando centralità alla contrattazione collettiva. Ricordo che nel nostro comparto non c’è disoccupazione, non si parla neanche di salario minimo o reddito di cittadinanza. Tuttavia, specie in estate sui servizi di collegamento con le isole, riscontriamo una carenza di personale che in alcuni contesti ha assunto un carattere emergenziale.

Il settore dello shipping è chiamato a ridurre drasticamente le emissioni. Le vostre associate hanno avviato investimenti in carburanti alternativi e nuove tecnologie. È sufficiente per rispettare gli obiettivi europei?

È fondamentale ma non sufficiente. Chiaramente le nuove navi che entrano in servizio sono dotate delle migliori tecnologie per l’abbattimento delle emissioni, e nel contempo le unità più datate sono state sottoposte a corposi interventi di refitting proprio in quest’ottica. Tuttavia, per raggiungere gli sfidanti obiettivi imposti in particolare dalla regolazione europea, occorre uno sforzo ancora più marcato nel rinnovo delle flotte, con particolare riferimento proprio a quelle dei traghetti. In questo senso, riteniamo decisivo che quanto generato dal trasporto marittimo per il regime ETS venga reindirizzato al settore, proprio per investimenti che consentano di percorrere la strada della decarbonizzazione. Oggi non è così: il 50% di questo gettito è destinato a tamponare il debito pubblico, e al comparto viene lasciata una percentuale irrisoria, inutile per qualsiasi intervento di rinnovo delle flotte.

A ogni cambio normativo, le imprese del mare devono confrontarsi con una burocrazia complessa e spesso inefficiente. Lei ha parlato più volte di “semplificazione vera, non nominale”. Quali sono le priorità da sbloccare subito?

In realtà, più che i cambiamenti normativi, il problema è che questi… non ci sono! In Parlamento sono stati presentati ben tre Disegni di legge sul tema, ma nessuno di questi ha ancora visto la luce, e gli emendamenti che vengono presentati, ad esempio di recente, al Dl Infrastrutture, non trovano accoglimento, pur essendo a costo zero per le casse dello Stato. Esiste un fatto che è una cartina al tornasole di come alcune decisioni vengano rimandate con troppa leggerezza. Nel 2020, in piena pandemia, all’interno del Decreto Cura Italia era stata prevista la possibilità di procedere all’arruolamento dei membri dell’equipaggio da parte del comandante della nave, dell’armatore o di un suo procuratore. Una misura ideata per facilitare le procedure e che poi, di anno in anno, era stata rinnovata proprio in ragione della sua efficacia e del fatto che non comportasse esborsi. Alcuni mesi fa, invece, era stata stralciata immotivatamente dal Decreto Milleproroghe e solo a fatica, grazie all’interessamento trasversale di alcuni parlamentari, si era riusciti a farla rinnovare per un altro anno. Eppure gli armatori non cercano paradisi fiscali, bensì una burocrazia snella, tempi certi e celeri, ampio ricorso alla digitalizzazione: solo in questo modo potremo recuperare il terreno perso in favore di altri registri, anche europei, recuperando il prestigio della bandiera italiana.

Il Salone Nautico ha un pubblico vasto e appassionato, ma spesso ignaro di cosa accade nel cuore operativo del sistema marittimo: le navi, i porti, i lavoratori. Cosa vi aspettate da un evento come questo per cambiare narrazione e visione?

Questa manifestazione mette giustamente in mostra la nautica, che potremmo definire la ‘sorella’ del trasporto marittimo: due comparti affini, che traggono la loro linfa dal mare, ma che rimangono comunque ben separati. Insomma, non credo sia il Salone Nautico il posto giusto per rimettere al centro le navi, i porti e i relativi lavoratori. Ma gli italiani devono sapere che questi tre elementi sono essenziali per poter continuare a competere nello scenario globale.

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