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Generali, Mediobanca detta (per ora) la linea della finanza italiana

- di: Jole Rosati
 
Generali, Mediobanca detta (per ora) la linea della finanza italiana

Con il trionfo in Assemblea, Piazzetta Cuccia blinda Donnet e respinge gli assalti di Del Vecchio e Caltagirone. Per il risiko bancario è un segnale: la finanza italiana torna sotto regia.

(Foto: il riconfermato presidente di Generali, Andrea Sironi, durante l'Assemblea di oggi)
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L’equilibrio della finanza italiana passa da Trieste

La vittoria netta di Mediobanca nell’assemblea degli azionisti di Generali, che ha confermato Philippe Donnet alla guida della compagnia assicurativa, è molto più di un semplice voto di fiducia. È un atto politico-finanziario che ridefinisce i rapporti di forza tra i grandi poteri economici del Paese. È la conferma che, per ora, l’asse tradizionale guidato da Piazzetta Cuccia tiene saldamente il timone del capitalismo italiano.

Una vittoria a tutto campo
Il 52,4% dei voti a favore della lista Mediobanca ha fermato le ambizioni del fronte Caltagirone-Del Vecchio-Crérar, che da tempo puntava a un ribaltone nei vertici del Leone di Trieste. Nonostante le bordate dei mesi scorsi, gli appelli a una “governance più indipendente” e il pressing su investitori istituzionali italiani e stranieri, la maggioranza si è ricompattata attorno all’establishment storico. Un risultato che sancisce la sconfitta politica del “partito degli imprenditori” e rilancia l’egemonia della finanza professionale.

Il segnale al risiko bancario
Ma l’onda lunga dell’assemblea Generali va oltre il perimetro assicurativo. Piazzetta Cuccia si riprende il ruolo di regista, proprio nel momento in cui il risiko bancario italiano è di nuovo in fermento: Banco Bpm è nel mirino, il dossier Mps resta aperto, Bper e Crédit Agricole si muovono silenziosamente. Il successo in Generali rafforza il peso negoziale di Mediobanca in tutte queste partite.
Chi pensava a una Mediobanca ridimensionata, costretta sulla difensiva da una nuova generazione di “capitani coraggiosi”, si ritrova ora davanti una potenza rilanciata, con la leva finanziaria e il prestigio per orientare le prossime aggregazioni. Con il Leone blindato, la banca d’affari può infatti usare il suo 13% in Generali non solo come strumento di controllo, ma come asset strategico da valorizzare nei tavoli futuri.
Tuttavia, se l’Ops di Montepaschi, che ha l’appoggio del Governo, dovesse riuscire tornerebbe tutto in gioco perché il 13% di Mediobanca in Generali passerebbe appunto a Montepaschi, cambiando a fondo gli equilibri della finanza italiana. Ma la vittoria di Mediobanca in Generali le dà maggiore spinta per accordi e manovre contro l’Ops di Montepaschi. Una partita durissima tutta da seguire.

Il futuro di Delfin e i nuovi equilibri

La sconfitta pesa anche sugli assetti futuri di Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio, che resta primo azionista di Mediobanca ma senza incidere. Una condizione che apre scenari inediti: cercherà di vendere? Cercherà nuovi alleati? O rientrerà nei ranghi, accettando una logica di “convergenza ordinata” con Piazzetta Cuccia? Quel che è certo è che la stagione dei blitz è finita: la forza dei numeri ha fatto giustizia delle prove muscolari.

Una finanza meno fluida, più istituzionale

Il messaggio che arriva da Trieste è chiaro: la finanza italiana torna a essere meno fluida e più istituzionale. Dopo anni di assalti, disintermediazioni e guerre personali, si riafferma l’idea di una governance per ceto bancario”, come l’avrebbe chiamata Cuccia: stabile, gerarchica, negoziata nei salotti e blindata nei patti.
In un’epoca di incertezze globali, questa scelta di continuità può apparire rassicurante, soprattutto per gli investitori esteri. Ma il rischio è anche quello di un capitalismo autoreferenziale, che si guarda l’ombelico mentre l’Europa spinge per consolidamenti transfrontalieri e innovazione competitiva.

Mediobanca detta (per ora) l’agenda

In ogni caso, è Mediobanca la grande vincitrice di questa stagione. Ha evitato lo smembramento dell’impero triestino, ha rafforzato la propria posizione nei dossier strategici e ha mandato un messaggio potente a tutti gli stakeholder: le grandi partite della finanza italiana passano ancora da qui. Piazzetta Cuccia non solo resiste: comanda. Per ora.


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