Medio Oriente: mediatori al lavoro per prolungare la tregua, i racconti degli ex ostaggi
- di: Redazione
Con il passare delle ore cresce la speranza che le trattative in corso possano portare ad un prolungamento del cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Il portavoce del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha reso noto che il governo di Gerusalemme ha ricevuto un elenco degli ostaggi, detenuti a Gaza, che potrebbero essere rilasciati oggi, sesto giorno dell'attuale tregua
Ieri dodici ostaggi (dieci israeliani e due uomini di nazionalità thailandese) , rapiti nel corso dell'attacco del 7 ottobre, sono stati rilasciati da Hamas; lo stesso ha fatto Israele liberando 30 palestinesi detenuti nelle sue carceri.
Medio Oriente: mediatori al lavoro per prolungare la tregua, i racconti degli ex ostaggi
Intanto, mano a mano che, dopo essere stati liberati, gli ex ostaggi raccontano la loro esperienza nelle mani dei miliziani di Hamas facendo emergere storie di violenze e privazioni che dicono di avere subito sin dal loro sequestro.
Racconti che vengono riferiti soprattutto dai parenti degli ostaggi tornati liberi.
Una di loro, Ruti Munder, 78 anni, ha detto di aver appreso che suo figlio era stato ucciso in Israele ascoltando una radio usata dalle guardie.
Deborah Cohen ha affermato che suo nipote dodicenne, dopo il rapimento, è stato costretto a guardare i video della furia di Hamas nel sud di Israele.
In un'intervista con il canale televisivo francese BFM, la donna ha descritto le condizioni che suo nipote Eitan Yahalomi, 12 anni, ha sopportato durante i suoi 52 giorni come ostaggio.
"Quando è arrivato a Gaza, tutti i residenti, tutti, lo hanno picchiato. È un bambino di 12 anni", ha detto, aggiungendo che ogni bambino che piangeva è stato "minacciato con i fucili".
Ieri, quando Eitan è stato rilasciato, ha aggiunto ''eravamo così felici, ma ora che lo so mi preoccupo. È inimmaginabile. Non so chi potrebbe fare una cosa del genere".
Altri ostaggi hanno raccontato ai parenti di essere tenuti in affollati corridoi sotterranei e in stanze con poca elettricità, sotto strettissimo controllo dei loro carcerieri. Ruti Munder, 78 anni, che è stata liberata venerdì insieme alla figlia Keren, 54 anni, e al nipote Ohad Munder-Zichri di nove anni, ha detto che i suoi rapitori hanno costretto il suo gruppo a dormire su panche senza materassi, in una stanza “soffocante” con poca aria fresca.
Ha avuto la fortuna di ricevere un lenzuolo, molti altri, compresi ragazzi e ragazze, non lo avevano.
Il cibo era vario, ma insufficiente (la donna e la figlia hanno perso sette kg ciascuna durante il sequestro).
I traumi maggiori sembrano li abbiano subiti i bambini che ora, tornati in libertà, non si rendono conto del cambiamenti, continuando nei comportamenti loro imposti dai carcerieri, come quello di parlare sempre a voce bassa. Cosa che continuano a fare anche ora.