Mattarella difende la libertà di informazione, ma chiede responsabilità per quella sul web

- di: Redazione
 
La libertà di stampa, uno dei pilastri di qualsiasi democrazia, non può essere condizionato da minacce o, peggio aggressioni, che sono intollerabili. Della libertà di esprimere giornalisticamente il proprio pensiero - concetto che dovrebbe essere scontato e purtroppo non lo è - s'è fatto portavoce il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio per il sessantesimo anniversario dell'istituzione dell'Ordine dei giornalisti.
''L'informazione - ha detto Mattarella - è un veicolo di libertà e non è un caso che la stessa Assemblea costituente volle approvare una legge in materia di disposizioni sulla stampa, che tracciava, dopo vent'anni di bavaglio, un percorso di ritorno all'indipendenza per i media".
La libertà di stampa è sempre stata a cuore al presidente Mattarella, che ripetutamente si è schierato a tutela dei giornalisti che non possono essere messi a tacere se esprimono un giudizio, fermo restando il rispetto delle leggi, che salvaguardano la ''personalità altrui''.

Mattarella difende la libertà di informazione, ma chiede responsabilità per quella sul web

Nel suo messaggio ha poi toccato un punto mai come oggi di attualità, quando ha parlato della ''responsabilità enorme che fa capo alla professione giornalistica. Una responsabilità accentuata dalla moltiplicazione delle fonti di informazione offerta dalla rivoluzione del web". Un punto che merita attenzione perché quella che Mattarella chiama ''rivoluzione del web'' ha spaccato in due distinte e distanti ere del giornalismo. Perché la liberalizzazione consentita dall'accesso alla Rete ha moltiplicato le fonti, facendo arrivare alla professione centinaia di validi giornalisti, ma non garantendo un progressivo, contestuale e necessario esercizio della funzione di controllo. Il motivo non è solo che mancano gli strumenti (ormai i siti e le altre fonti di informazioni che vanno sulla Rete sono migliaia), ma anche una funzione di filtro non sugli argomenti che si toccano, ma sulla fondatezza delle asserzioni. Troppo spesso, nell'improvvisazione che caratterizza alcuni siti di informazione, vengono veicolate notizie senza che se ne sia accertata la fonte o la veridicità.

Una esagerazione? Nemmeno tanto, basta dare un'occhiata a questo o quel sito, soprattutto che si muovono avendo un preciso territorio di riferimento, per averne conferma. Come è certo evidente che, mutuando una delle peggiori abitudini (quindi non facendone una colpa a chi vi cade) del giornalismo, sui siti spesso il limite tra cronaca e pubblicità viene varcato senza che al lettore medio venga il sospetto che non stia leggendo un pezzo di cronaca, ma una ''marchetta'', ovvero un messaggio promozionale - insomma, pagato - camuffato da articolo. Ma questo sarebbe il meno perché il pericolo reale è quello di intossicare l'opinione pubblica perché la moltiplicazione dei siti (o delle radio, il meccanismo è lo stesso) ha allargato a dismisura il numero degli operatori dell'informazione che agiscono, spesso con bravura e buona volontà, ma senza che su quel che fanno o dicono ci sia un controllo, lasciandoli liberi di dire verità conclamate, ma anche gigantesche falsità. Un tempo, nei quotidiani il controllo veniva compiuto dal capopagina, che aveva il compito di rileggere gli articoli, per poi autorizzarne la stampa. Oggi questa figura, nell'epoca in cui tutto va di fretta, è entrata nel ricordo o nella mitologia del giornalismo.
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