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Loro Piana in amministrazione controllata: accuse di sfruttamento nella filiera

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Loro Piana in amministrazione controllata: accuse di sfruttamento nella filiera
Il marchio Loro Piana, uno dei più prestigiosi nel panorama della moda di lusso internazionale, è stato posto in amministrazione controllata su disposizione del Tribunale di Milano. La decisione è arrivata a seguito di un’inchiesta che ha portato alla luce gravi violazioni nella gestione della filiera produttiva. L’accusa rivolta all’azienda è quella di aver agevolato lo sfruttamento del lavoro, omettendo controlli adeguati sui subappalti. Secondo i giudici, il brand di proprietà del colosso francese LVMH non avrebbe esercitato una sufficiente vigilanza sulle imprese a cui veniva affidata parte della produzione, contribuendo così indirettamente a condizioni di lavoro irregolari e lesive della dignità dei lavoratori. Una vicenda che scuote il settore del lusso e riapre il dibattito sulle responsabilità etiche delle grandi maison.

Loro Piana in amministrazione controllata: accuse di sfruttamento nella filiera

Al centro dell’inchiesta vi è la struttura ramificata dei subappalti attraverso cui Loro Piana affidava la realizzazione di parti rilevanti della propria produzione. Le indagini condotte dalla Procura milanese hanno accertato che alcuni laboratori terzi, localizzati in Lombardia e in altre regioni del Nord, impiegavano manodopera irregolare, in particolare migranti in condizioni di fragilità. Gli inquirenti hanno documentato orari massacranti, salari al di sotto del minimo contrattuale e ambienti di lavoro insalubri. Sebbene Loro Piana non sia accusata direttamente di caporalato, il Tribunale ha ritenuto che l’azienda non abbia adottato meccanismi di verifica e monitoraggio idonei a prevenire questi fenomeni. È proprio questo “difetto di diligenza” a costituire il presupposto giuridico per l’amministrazione controllata, che consente alla giustizia di affiancare all’impresa un organo di vigilanza esterno.

La reazione dell’azienda e di LVMH

Loro Piana ha diffuso una nota in cui si dichiara “estranea a qualunque ipotesi di sfruttamento” e afferma di aver “sempre operato nel rispetto delle normative vigenti e dei principi etici che caratterizzano il marchio”. Anche il gruppo LVMH, a cui il marchio appartiene dal 2013, ha espresso “piena fiducia nella giustizia italiana” e ha assicurato collaborazione con le autorità. Tuttavia, il danno reputazionale rischia di essere pesante: Loro Piana è conosciuto per la sua attenzione alla qualità artigianale e per il valore simbolico attribuito ai materiali pregiati, come il cashmere e la vigogna. L’immagine costruita su sostenibilità e raffinatezza entra ora in collisione con una narrazione giudiziaria che evoca l’opposto: sfruttamento, disattenzione e opacità nei rapporti contrattuali. Il contrasto tra storytelling e realtà rischia di incidere sulla percezione del marchio nel pubblico globale.

Un campanello d’allarme per il sistema moda


La vicenda Loro Piana evidenzia ancora una volta la fragilità strutturale di molte filiere del made in Italy, anche nel segmento alto di gamma. L’esternalizzazione della produzione, pur se formalmente legittima, spesso si traduce in una perdita di controllo che può sfociare in illegalità. Il caso non è isolato: negli ultimi anni, diversi marchi del lusso sono finiti sotto i riflettori per situazioni analoghe, rivelando un sistema che talvolta scarica i costi sociali sulle fasce più deboli della manodopera. Le aziende si difendono sostenendo che i fornitori sono tenuti contrattualmente al rispetto delle regole, ma i controlli sono sporadici e raramente incisivi. La procura di Milano ha lanciato un segnale preciso: anche i grandi gruppi devono rispondere del comportamento dell’intera filiera, in nome di una responsabilità estesa che riguarda non solo la produzione, ma anche la reputazione e l’etica imprenditoriale.

Le conseguenze e le prospettive future


Con l’avvio dell’amministrazione controllata, Loro Piana avrà l’obbligo di adottare nuove procedure di verifica e di adeguamento ai protocolli previsti per evitare ulteriori responsabilità penali. La magistratura intende seguire da vicino l’evoluzione del processo produttivo per assicurarsi che non si verifichino più episodi di sfruttamento. Intanto, nel mondo della moda si moltiplicano le richieste di maggiore trasparenza e tracciabilità: associazioni di categoria, sindacati e osservatori indipendenti sollecitano l’introduzione di standard più rigidi e verificabili. Anche il governo, attraverso il ministero del Lavoro, ha annunciato di voler aprire un tavolo con i grandi marchi del settore per elaborare un codice etico vincolante. Il caso Loro Piana potrebbe così rappresentare una svolta per l’intero comparto, spingendo verso una maggiore responsabilità sociale e una reale accountability nella gestione delle catene produttive.
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