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Tripoli in fiamme: la Libia sull’orlo del baratro

- di: Marta Giannoni
 
Tripoli in fiamme: la Libia sull’orlo del baratro
L’assassinio di al-Kikli scatena scontri sanguinosi: Il premier Dbeibah rafforza il potere, ma la stabilità resta un miraggio.
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Un omicidio che incendia la capitale
Tripoli è precipitata nel caos. Abdel Ghani al-Kikli, noto come “Gheniwa”, comandante della potente milizia Stability Support Apparatus (SSA), è stato assassinato durante un incontro presso una struttura della 444ª Brigata, fedele al premier Abdul Hamid Dbeibah. L’omicidio ha scatenato violenti scontri tra le milizie rivali, con almeno sei morti confermati e numerosi feriti. 
Al-Kikli era una figura controversa, accusata di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui torture e omicidi extragiudiziali  La sua morte ha innescato una serie di attacchi contro le sedi della SSA, con la 444ª Brigata che ha preso il controllo di diverse aree strategiche della capitale, tra cui il quartiere di Abu Salim. 
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Dbeibah consolida il potere
Il premier Dbeibah ha colto l’occasione per rafforzare la sua posizione, dichiarando che l’operazione militare ha ristabilito l’ordine e l’autorità dello Stato. Ha lodato le forze armate per aver “protetto la patria e preservato la dignità dei cittadini”. La mossa è vista come un tentativo di consolidare il controllo su Tripoli, eliminando le milizie non allineate al governo. 
Tuttavia, la situazione rimane tesa. La Special Deterrence Force (RADA), un’altra potente milizia non affiliata a Dbeibah, continua a controllare parti della capitale, incluso l’aeroporto di Mitiga. La presenza di queste forze rivali solleva preoccupazioni su possibili ulteriori scontri. 
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La popolazione intrappolata nel conflitto
I residenti di Tripoli hanno vissuto momenti di terrore, con scontri armati che hanno paralizzato la città. Le autorità hanno imposto un coprifuoco e chiuso scuole e università. Molti cittadini sono rimasti intrappolati nelle loro case, mentre le milizie si affrontavano per le strade.
La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per l’escalation della violenza. Le Nazioni Unite hanno avvertito che gli attacchi ai civili e alle infrastrutture potrebbero costituire crimini di guerra. 
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Un fragile cessate il fuoco
Il Ministero della Difesa ha annunciato un cessate il fuoco, con l’obiettivo di proteggere i civili e prevenire ulteriori escalation. Tuttavia la tregua è fragile, e la presenza di milizie armate continua a minacciare la stabilità della capitale. 
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Una situazione fragile 
La recente ondata di violenza a Tripoli evidenzia la fragilità della situazione in Libia. Nonostante gli sforzi del governo per consolidare il potere, la presenza di milizie rivali e la mancanza di un’autorità centrale forte continuano a minare la pace. La comunità internazionale deve intensificare gli sforzi per facilitare un dialogo inclusivo e sostenere la costruzione di istituzioni statali efficaci, altrimenti il paese rischia di sprofondare ulteriormente nel caos.

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