La Lega a Vannacci sta stretta, via ad un progetto politico
- di: Redazione
La Lega, e per essa Matteo Salvini, ''arruolandolo'' nelle proprie file e quindi nelle sue liste per le europee, aveva forse pensato di avere fatto centro. Perché, hanno pensato i vertici leghisti (a dispetto di quello che pensava e pensa ancora gran parte della base del partito), uno che vende centinaia di migliaia di copie di un libro che certo non sembra destinato ad entrare nel novero dei tomi fondamentali della politica di sicuro ha un suo seguito.
E quindi, candidiamolo noi prima che lo facciano altri.
Per questo Roberto Vannacci è oggi un parlamentare europeo, pur se resta indipendente dalla Lega, dal punto di vista formale, ma, purtroppo per Salvini, anche da quello sostanziale perché non sembra essere disponibile a restare ingabbiato in confini politici che stanno stretti a lui e al suo ego. Quindi, anche se dice e ridice che resta nel perimento della Lega, sembra fare di tutto perché si pensi l'esatto contrario.
La Lega a Vannacci sta stretta, via ad un progetto politico
Come sembrerebbe dimostrare il frenetico attivismo che mostra nel continuare a presentare, a distanza di mesi dall'uscita, il suo libro laddove ce ne sia l'opportunità. Ma parlare del libro è, per lui, l'occasione per tornare a sottolinearne i contenuti e, quindi, di conseguenza, la sua visione della società italiana (ma, per la transitiva, anche di quella occidentale) e come egli vorrebbe modificarla, a sua immagine e somiglianza, categorie dello spirito e fisiche comprese.
Senza volere entrare nel merito di quel che Vannacci, nel libro e altrove, sostiene, appare abbastanza evidente che il suo orizzonte non può essere quello della Lega che, ormai trascinato da Matteo Salvini su posizioni di estrema destra, non sembra essere in linea con il suo pensiero.
Chi pensava che questo fosse un discorso di prospettiva rischia di doversi ricredere perché Vannacci va di fretta, forse sopravvalutando il peso elettorale di quelli che lo hanno mandato all'Europarlamento e pensando di potere ottenere lo stesso successo in altri appuntamenti con le urne. Questo sì che sarebbe un errore perché, questo lo si sa, un conto è un voto che riguardi ampie circoscrizioni, un altro è sfidare i contendenti sul territorio e in realtà sociologicamente, culturalmente, economicamente e politicamente diverse.
Quindi, prima di ogni ragionamento, Vannacci e i suoi camerati devono radicarsi nel tessuto del Paese e non bastano presentazioni di libri o apparizione nelle saghe leghiste a raggiungere questo obiettivo. Che, anche se tutti i cultori del ''vannaccismo'' si affrettano ad allontanare questa ipotesi, è quello di proporsi in un ambito che vada oltre quello della Lega, che è servita concretamente, ma che forse al generale sembra non idonea ad accoglierne le ambizioni, che sono tante ed enormi.
Il progetto di un nuovo soggetto politico sembra non interessare Vannacci, ma le sue parole ufficiali sembrano non stare al passo con il suo pensiero.
Perché, quando dice, come ha fatto in una intervista al Corriere della Sera, che ''quello che esiste è un movimento inizialmente culturale — Il mondo al contrario — che si sta ampliando, perché c’è sempre più gente che mi supporta: guardi questa piazza. Prima questo movimento seguiva un generale, poi uno scrittore, adesso segue un politico e sta quindi cambiando la propria ragione sociale'', non precisa o rettifica nulla rispetto ad un quadro che sembra tutto fuorché qualcosa di lontano ad un partito.
Come è la Lega, partito in cui, ha ribadito Vannacci, non è il suo, ma ci si ritrova.
Il fatto che ogni passo di Vannacci sia seguito, da presso, da qualcuno dei luogotenenti di Salvini può essere visto come un ulteriore attestato di stima nei suoi confronti o, al contrario, un marcamento stretto per mostrare che il generale è un ''leghista'', anche senza tessera.