Cantieri calano a 246, in calo del 7,5 %; ma il Sud resta in ombra e la “Città dello Sport” resta emblema del ritardo.
L’Italia sembra muovere finalmente passi concreti verso un ridimensionamento del peso immobilizzato nel settore delle infrastrutture pubbliche incompiute. I dati aggiornati al 31 dicembre 2024, elaborati dal Centro Studi Enti Locali, rivelano un calo significativo nel numero e nei costi, ma il quadro resta ancora gravato da squilibri territoriali e da qualche “cattedrale nel deserto” simbolica.
Il trend positivo
Le opere incompiute scendono a 246, venti in meno rispetto alle 266 del 2023, con una flessione del 7,5 %.
Il valore totale degli interventi si attesta a circa 1,6 miliardi di euro, in lieve diminuzione rispetto all’anno precedente.
Gli oneri stimati per completarle ammontano a poco meno di 1,1 miliardi, in calo del 3,4 % su base annua.
Il Sud paga ancora il prezzo maggiore
Il Mezzogiorno e le Isole continuano a soffrire la maggior concentrazione di cantieri: ben 157 opere, pari al 63,8 % del totale nazionale, con un fabbisogno di circa 578 milioni.
Nel Centro Italia si contano 44 incompiute (17,9 %) per 33 milioni, mentre nel Nord sono 40 (16,3 %) per un fabbisogno di 49 milioni.
Le grandi incompiute che pesano
Un numero ridotto di progetti, ma di portata economica significativa: le amministrazioni centrali riportano appena cinque opere sospese, ma con un peso pari a oltre 407 milioni, ovvero il 38,1 % del fabbisogno nazionale.
Le regioni più critiche
In Sicilia e Puglia si registrano 35 opere incompiute ciascuna. Sardegna e Lazio seguono con 30, mentre la Lombardia ne conta 17.
La Sicilia primeggia per oneri di ultimazione (143,7 milioni), mentre la Puglia per valore complessivo degli interventi (204,7 milioni).
Tuttavia, in nove regioni — tra cui Lazio, Lombardia, Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Molise e la stessa Puglia — i cantieri fermi sono aumentati rispetto al 2023.
Cause e simboli
Le motivazioni alla base del fenomeno non sorprendono: mancanza di fondi, problemi tecnici, crisi delle imprese appaltatrici, cambi normativi e scarso interesse delle stazioni appaltanti nel portare a termine i lavori.
In questo scenario, la Città dello Sport di Tor Vergata a Roma emerge come simbolo per eccellenza delle incompiute più costose e grottesche. L’opera continua a essere l’emblema delle difficoltà nel concludere progetti ambiziosi. È un segnale potente: restiamo alle prese con il passato, mentre il Paese tende alla ripresa.
Conclusione Meno cantieri sospesi, più risorse liberate
Il 2024 segna un punto di svolta: meno cantieri sospesi, più risorse liberate e segnali, seppur timidi, di efficienza ritrovata. Ma la mappa della lentezza italiana resta disomogenea: il Sud, le amministrazioni centrali e alcune regioni in controtendenza continuano a spegnere ogni entusiasmo. Finché opere come Tor Vergata restano il simbolo, la reputazione dell’Italia come cantiere che non finisce rimarrà intatta.