Dal 2026 al 2029: più previdenza, più permessi, più “tempo” — e la trattativa non è finita.
Un accordo “di metà percorso”, ma con effetti molto concreti: Intesa Sanpaolo e le sigle sindacali del gruppo
hanno sottoscritto la prima parte del contratto di secondo livello, destinato a regolare diversi istituti
dal gennaio 2026 al dicembre 2029. Il perimetro riguarda una platea ampia: la Fabi parla di
circa 70mila lavoratrici e lavoratori.
La fotografia delle novità emerge da più canali, tutti datati 24 dicembre 2025:
una nota diffusa dalla Fabi, ripresa da stampa e agenzie (ad esempio un lancio pubblicato da la Repubblica con richiamo Ansa alle 10:24),
un resoconto sindacale di First Cisl e, in parallelo, una sintesi delle misure circolata in ambito economico-specialistico.
Il testo Radiocor (Il Sole 24 Ore) battuto alle 09:56 colloca l’accordo dentro un negoziato più ampio che continuerà nel 2026.
Che cosa è stato firmato (e che cosa no)
Il punto chiave è proprio questo: non è “il” pacchetto definitivo. Paolo Citterio, coordinatore Fabi in Intesa Sanpaolo,
ha spiegato che il rinnovo del contratto di secondo livello è un appuntamento ciclico
e che l’intesa odierna disciplina alcuni primi istituti. Il resto del tavolo, ha aggiunto, tornerà caldo
dopo la presentazione del nuovo Piano d’impresa.
Il calendario, qui, è già scritto: secondo il calendario finanziario riportato da Teleborsa su Borsa Italiana
il gruppo presenterà il Piano d’impresa il 2 febbraio 2026, contestualmente ai risultati dell’esercizio 2025.
In altre parole: si chiudono alcune partite (welfare, ticket, previdenza, una parte delle indennità)
e si rinvia il resto (percorsi professionali, politiche commerciali, clima aziendale, mobilità), che sindacati e banca
si sono impegnati ad affrontare nelle settimane e nei mesi successivi.
Il cuore dell’accordo: ticket, previdenza, permessi, “banca del tempo”
Ticket pasto: salita a tappe fino a 10 euro
Il simbolo più “facile da leggere” è il buono pasto. First Cisl indica una progressione
che porta il valore a 8 euro da marzo 2026 e, via passaggi intermedi, fino a 10 euro nel settembre 2029.
Nelle sintesi rilanciate dalla Fabi e riprese dalla stampa nello stesso giorno si parla di un percorso fino a 10 euro entro il 2029,
con step annuali.
Previdenza complementare: più contribuzione aziendale e “pacchetto giovani” ampliato
Sul fronte previdenziale, First Cisl riferisce un doppio movimento:
ampliamento della base di calcolo per il versamento nel TFR a partire da settembre 2026 e
incremento della contribuzione minima aziendale che arriverebbe al 4,5% da gennaio 2028.
C’è anche un dettaglio generazionale: viene innalzata da 30 a 35 anni l’età di assunzione per accedere al “pacchetto giovani”,
che prevede una contribuzione aziendale rafforzata. Nelle ricostruzioni pubblicate in giornata
viene inoltre richiamato un livello di contribuzione superiore per gli under 35.
Banca del tempo: più ore “in comune”
Un altro tassello è la banca del tempo, cioè il monte ore che può sostenere esigenze personali e familiari:
secondo First Cisl (24 dicembre 2025) la disponibilità messa a disposizione dall’azienda sale a 80mila ore annue.
Indennità e turnazioni: focus su serali, sabati e digitale
Il capitolo “disagio” viene aggiornato: First Cisl segna l’incremento dell’indennità per turno serale o di sabato a
15 euro, oltre ad aumenti su alcune indennità legate a reperibilità e intervento.
Nelle comunicazioni sindacali del 24 dicembre viene inoltre rimarcata l’attenzione alla trasformazione digitale:
indennità dedicate a chi opera in filiale digitale e in ambiti IT e cyber security
vengono considerate tra le misure collegate al nuovo impianto.
Genitorialità e conciliazione: la “settimana cortissima” entra nel lessico aziendale
Qui sta la parte più “politica” dell’accordo: la contrattazione non si limita ai numeri, prova anche a spostare la cultura organizzativa.
Le sintesi diffuse il 24 dicembre 2025 insistono su un pacchetto di misure per favorire e incentivare le giovani famiglie.
Settimana cortissima o 12 ore di permesso: stessa paga, più ossigeno
Il meccanismo, nelle ricostruzioni pubblicate il 24 dicembre, si aggancia al periodo successivo ai permessi per “allattamento” e fino al
compimento dei 3 anni del figlio: la lavoratrice madre (e, più in generale, il genitore) può scegliere tra
permessi retribuiti fino a 12 ore settimanali oppure una settimana lavorativa su 4 giorni
da 7,5 ore al giorno, mantenendo la retribuzione piena.
Sospensione volontaria per genitori fino a 6 anni: più copertura economica
Un’altra leva riguarda i genitori con figli fino a 6 anni: First Cisl e CISL nazionale (24 dicembre 2025) indicano che
le giornate di sospensione volontaria vengono retribuite al 50%, rispetto al 35% precedente.
BES e DSA: permessi “allargati” e riconoscimento formale
Il tema dei bisogni educativi speciali entra nel perimetro: First Cisl (24 dicembre 2025) spiega che i BES certificati da struttura pubblica
vengono ricompresi nell’ambito dei permessi già previsti per i DSA.
Bonus nascita e altri permessi: dalla prevenzione alle cure
Nelle sintesi circolate in data 24 dicembre 2025 compare anche un bonus per la nascita (indicazioni pubblicate da fonti economiche nello stesso giorno),
oltre a permessi retribuiti legati a visite e controlli, inclusi percorsi di procreazione medicalmente assistita e
iniziative di prevenzione (ad esempio screening).
Le voci dei sindacati: “primo passo” è la parola che torna
Se si dovesse scegliere una formula unica per raccontare l’atmosfera, sarebbe questa: si porta a casa molto, ma non basta.
Fedele Trotta, segretario responsabile First Cisl nel gruppo, parla (comunicato 24 dicembre 2025) di risultati che migliorano in modo tangibile
soprattutto la genitorialità, ma avverte che l’intesa va letta come un avvio e che il confronto riprenderà su dossier come
mobilità e percorsi professionali.
Citterio (Radiocor, 24 dicembre 2025) aggancia la seconda fase del percorso alla presentazione del Piano d’impresa e cita tra i temi futuri
politiche commerciali, clima aziendale e mobilità. Nelle ricostruzioni pubblicate in giornata
viene inoltre ricordato che, per preparare la piattaforma, sarebbe stato utilizzato un questionario interno con oltre 7.000 risposte.
Dal fronte Unisin, nelle sintesi diffuse il 24 dicembre 2025, l’accordo viene letto come un insieme di “trattamenti migliorativi” e nuove tutele,
con accento su ticket, previdenza e misure per natalità e conciliazione. In parallelo, First Cisl evidenzia anche la logica di sostegno ai giovani assunti,
richiamando la contribuzione aziendale rafforzata sul fondo pensione.
Perché questo accordo pesa anche fuori da Intesa
Il contratto di secondo livello è, per definizione, “su misura”. Ma in un gruppo grande come Intesa Sanpaolo le scelte fanno scuola:
se cresce il pacchetto di welfare (ticket, permessi, conciliazione), cresce anche l’asticella delle aspettative nel settore.
E il fatto che molte misure siano scaglionate fino al 2029 racconta una strategia: distribuire nel tempo i costi,
rendendo però prevedibile l’evoluzione dei benefici.
Non ultimo, c’è un nodo organizzativo: la banca sta spingendo su canali e servizi digitali, e l’accordo riconosce in modo più esplicito
il valore (e il peso) di chi regge turni, assistenza e competenze specialistiche in ambito tecnologico.
Che cosa succede adesso
La traiettoria è già tracciata: tra fine 2025 e inizio 2026 riparte il negoziato sulle materie rimaste fuori dalla “prima tranche”.
Il punto di snodo sarà il 2 febbraio 2026, data annunciata per la presentazione del nuovo Piano d’impresa.
È lì che, con numeri e obiettivi sul tavolo, torneranno centrali mobilità, carriere, organizzazione del lavoro e clima commerciale.