Simest, l'Ad Alfonso: "Siamo riusciti, con un grande sforzo, a gestire le risorse stanziate dal Patto per l’Export"
- di: Redazione
Numeri straordinari per la Società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene la crescita e la competitività delle imprese ita- liane che operano anche all’estero. E nel 2021 altre grandi sfide. Parla l’Ad Mauro Alfonso.
Il 2020 è stato un anno molto difficile, che ha messo a dura prova la tenuta del sistema economico (e sociale) italiano. Un anno che ha registrato un massimo storico nelle risorse mobilitate da Simest. Dott. Alfonso, può farci un quadro di questo impegno straordinario sul fronte dei finanziamenti agevolati per l’internazionalizzazione, del credito all’export e della partecipazione nel capitale delle imprese?
Il 2020, oltre ad aver messo a dura prova il sistema produttivo italiano, è stato un anno molto complesso anche per Simest: abbiamo avuto un’esplosione di volumi e di attività ed onestamente mi auspico che la reazione del sistema industriale possa essere analoga a quella di Simest. Siamo riusciti, con un grandissimo sforzo, a gestire enormi flussi che provenivano dal Patto per l’Export, promosso dalla Farnesina: infatti, dei due miliardi destinati alla promozione dell’internazionalizzazione delle nostre aziende (attraverso noi, Sace e Ice), ben un miliardo e 300 milioni di euro sono stati destinati a Simest. Questi numeri, già importanti, sono stati largamente superati dalle richieste relative ai finanziamenti agevolati. Abbiamo registrato, infatti, più di 13mila aziende che hanno richiesto finanziamenti per un valore complessivo di oltre quattro miliardi di euro. Per dare una misura del salto di scala effettuato nel 2020, basta ricordare che nell’anno precedente Simest aveva ricevuto circa 900 richieste per un controvalore poi erogato di 290 milioni. Il 2020 è stato un anno di straordinario impegno e stress nel quale abbiamo moltiplicato per molte volte le nostre attività e, di conseguenza, i nostri volumi erogati. Un aspetto importante perché coglie anche la nostra capacità, insieme alla Farnesina, di evolve- re e mettere in atto le leggi presenti in materia nella direzione delle aspettative delle aziende. Questo boom, grazie anche ad una campagna di comunicazione adeguata, è dovuto ovviamente anche alle conseguenze della pandemia, che ha spinto molte aziende a rivolgersi a strumenti di finanza agevolata. L’altro grande filone è quello dell’export credit, per il quale potevamo contare su due strumenti tradizionali come il credito acquirente ed il credito al fornitore, ai quali abbiamo poi aggiunto altri due elementi innovativi, il contributo alle lettere di credito export e quello sull’esportazione. Questo contributo permette, soprattutto alle piccole e medie imprese, di rivolgersi al fondo più facilmente. Simest è poi intervenuta, con dei contributi di export credit, in operazioni del valore complessivo di 40 miliardi di euro. Per cui è un’attività veramente rilevante in ambito Simest e contribuisce in maniera significativa alla competitività delle nostre aziende nelle attività di esportazione. Questo strumento era utilizzato nel passato prevalentemente da grandissime aziende. Noi ora stiamo cercando di convogliare e di evolvere in modo tale che questi fondi possano essere utilizzati in maniera adeguata anche dalle Pmi. Ultimo tema è la partecipazione al capitale delle imprese: abbiamo un portafoglio di circa 250 partecipazioni all’estero per un controvalore complessivo di investimento oltre 700 milioni e, in questo caso, non sono soldi pubblici, ma è il patrimonio di Simest che è direttamente investito nelle aziende in un meccanismo molto apprezzato: ovvero investire, in una soglia temporale massi- ma di 8 anni, in partecipazioni di minoranza all’estero di aziende italiane che possiedono investimenti esteri in maniera diretta. In questo senso siamo dei partner strategici che accompagnano, con il proprio capitale, le aziende italiane nell’approccio e nello sviluppo dei mercati esteri. Nel 2020, per ovvie ragioni congiunturali, abbiamo riscontrato meno attività per questo strumento, ma ciò non ci ha impedito di investire in operazioni interessanti. Le prospettive per il 2021 sulla ripresa degli investimenti diretti esteri sono, inoltre, molto positive.
Lei ha dichiarato che “l’emergenza non è ancora terminata, ma oggi non ci coglie più impreparati: abbiamo una chiave di lettura per comprendere le evoluzioni dello scenario globale e predisporre, di conseguenza, soluzioni che permettano alle aziende italiane di continuare a competere con successo”. Come prevede sarà il 2021 di Simest?
Sarà un anno molto impegnativo, ma al contempo anche molto stimolante. Nello scenario economico mondiale ci sono alcuni trend chiari, quali la sostenibilità e la digitalizzazione. Questi due aspetti rappresentano gli strumenti che permetteranno alle aziende, in particolar modo a quelle italiane con propensione all’internazionalizzazione, di superare con soddisfazione e con ambizione di crescita una fase molto complessa. È in discussione un paradigma che ci ha accompagnato negli ultimi decenni e che si sta evolvendo proprio su questi due binari: se noi abbiamo la capacità di stimolare le nostre aziende nell’investire nella digitalizzazione e nella sostenibilità, vedremo come questi due aspetti saranno senza dubbio gli elementi di vantaggio competitivo prospettico della competizione globale nei prossimi decenni. In questo scenario stiamo cercando ovviamente anche di rinnovare la nostra offerta, sviluppando soluzioni che permettano alle nostre aziende di far leva su questi vantaggi competitivi con investimenti in digitalizzazione e sostenibilità, svolti in maniera intelligente e con una visione pluriennale. È l’unico modo per uscire vincenti da questa pandemia. Tale processo porterà a due tipi di reazione da parte delle imprese: alcune sapranno cogliere queste opportunità e per loro si apriranno scenari interessanti, altre, invece, non sapranno o non vorranno leggere questo scenario e, inevitabilmente, incontreranno delle difficoltà. Il nostro ruolo è quello di stimolare una transizione che permetta al sistema paese di essere più competitivo del passato. Le potenzialità ci sono e sono anche elevate, starà a noi, insieme agli altri interpreti, fare in modo che una grande minaccia possa essere convertita in una grandissima opportunità.
I risultati raggiunti nel 2020 da Simest sono anche frutto di sinergie che stanno funzionando molto bene, come il ruolo centrale delle ingenti risorse che il Patto per l’Export vi ha affidato e il lavoro comune con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, la rete diplomatica italiana e tutti i principali attori del Sistema Paese. Un lavoro di squadra mai visto prima. È questa la vera chiave di volta, fare sistema?
Fare sistema è un termine inflazionato da decenni che rappresenta un’ambizione e forse un’utopia che, in parte, si è realizzata nell’ultimo anno: abbiamo lavorato in maniera strettissima, quotidiana e continuativa con vari attori che sono in prima battuta la Farnesina, Ice, Sace e Cassa depositi e prestiti, fornendo una risposta integrata e molto efficace sia per quantità di risorse messe a disposizione che per modalità e tipologia di intervento. Il nostro impegno quotidiano con i soggetti istituzionali citati prosegue e credo sia il miglior presupposto per riuscire a fronteggiare questa situazione di difficoltà in maniera più che mai adeguata.
Quali sono i settori economici maggiormente interessati dal vostro intervento e quali i principali Paesi esteri di destinazione?
Per quanto riguarda i settori, le nostre operazioni, in particolar modo quelle di equity che sono più rappresentate nel nostro portafoglio, sono di fatto lo specchio della nostra industria: le concentrazioni più importanti storicamente sono nel settore della meccanica, del tessile, del design e dell’automotive. Inutile sottolineare che gli scenari dei mercati sono in continua evoluzione e così anche le nostre partecipazioni muteranno con il tempo e saranno dettate dalle opportunità che vivremo in alcuni settori in particolare, come per esempio quello farmaceutico e tutto ciò che appartiene al concetto del benessere della persona. Anche il setto- re agroalimentare e tutto ciò che normalmente è associato ad un contributo tecnologico elevato sono settori di grande interesse. Relativamente ai Paesi di destinazione, la maggior concentrazione di investimenti è stata effettuata negli Stati Uniti, in ambito asiatico in Cina e, in terza battuta, nel continente sudamericano. Anche qui stiamo seguendo l’evoluzione dello scenario. Per cui riteniamo che ci sarà a breve una redistribuzione delle catene di valore, che hanno mostrato la propria fragilità durante questa pandemia. Prevediamo, quindi, una regionalizzazione della catena di produzione e questo rappresenterà un’opportunità impor- tante per andare a cogliere le aree geografiche che rappresenteranno maggiori opportunità nel prossimo futuro.
Protagonista è stato ed è anche il Fondo di Venture Capital, gestito da Simest in convenzione con il Ministero degli Af- fari Esteri e della Cooperazione Internazionale, grazie a un profondo rinnovamento e ampliamento del Fondo. Cosa è cambiato, nella sostanza?
Si tratta di un fondo pubblico la cui dotazione viene definita dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale ed era utilizzato fino all’anno scorso esclusivamente in abbina- mento agli investimenti in equity di SIMEST ed esclusivamente per i Paesi Extra UE. Nel 2020, ci sono state due importanti evoluzioni: da un lato, l’operatività del Fondo è stata allargata anche ai Paesi all’interno dell’Unione Europea, che sono destinatari di oltre il 50% degli sforzi di internazionalizzazione delle imprese italiane; dall’altro, il Fondo potrà essere utilizzato anche per acquisire partecipazioni in start-up innovative, che in Italia sono presenti in maniera diffusa e che hanno bisogno di essere sostenute per realizzare lo scale-up necessario a rimanere sul mercato. Si tratta proprio dell’essenza della nostra mission istituzionale: aiutare allo stesso modo le piccole e medie imprese, così come le grandi nel loro percorso di espansione all’estero, permettendo loro di conquistare nuove quote di mercato anche grazie a acquisizioni strategiche.