Hays Italia, Piroli: "Lavoro, le nuove professionalità del digitale e le sfide per il futuro"
- di: Redazione
Hays, uno dei leader a livello internazionale nel settore della ricerca e selezione di personale qualificato in Italia, ogni giorno contribuisce a dare energia al mondo del lavoro mettendo in contatto professionisti e aziende operanti in molteplici settori. Un punto di osservazione privilegiato, dunque, per cogliere le dinamiche del mercato del lavoro nel nostro Paese. Intervista a Davide Piroli, Section Manager della Divisione ICT & Digital di Hays.
Le restrizioni applicate per arginare la pandemia hanno imposto una forte spinta alla digitalizzazione delle imprese italiane e rapidi cambiamenti nelle abitudini dei consumatori. Dottor Piroli, quali sono stati i principali impatti sul mercato del lavoro che avete osservato negli ultimi mesi?
Il periodo pandemico ha indubbiamente avuto un forte impatto sul mercato del lavoro sotto molteplici aspetti. La necessità di adottare modalità di lavoro da remoto ha spinto le aziende italiane a dotarsi dei relativi strumenti abilitanti, in termini di infrastrutture e di dotazioni informatiche, e ha accelerato l’adozione di modelli organizzativi e di gestione del lavoro più “agili”, che privilegiano il lavoro per obiettivi.
Questa spinta verso il digitale, la presa di coscienza da parte delle aziende della possibile efficacia del lavoro da remoto ed il divario (oggi strutturale) tra domanda e offerta di lavoro in determinati mercati professionali, nei quali la scarsità caratterizza proprio il lato dell’offerta, stanno generando l’affievolirsi della rilevanza dei confini geografici e la graduale riduzione delle differenze retributive tra le diverse località e geografie nel nostro Paese.
Questo fenomeno è in atto in particolar modo per i professionisti operanti in ambito Digital e nell’Information Technology, settore quest’ultimo in cui ha avuto origine la metodologia “Agile” di gestione progettuale e in cui lo smart working trova già da anni un’applicazione ideale.
Nel comparto ICT, che quasi non conosce disoccupazione se non di brevissimo periodo, è inoltre cresciuto negli ultimi anni il numero di professionisti freelance, in Partita Iva, che lavorano in team geograficamente distribuiti, spesso da remoto. Risultano quindi in crescita le collaborazioni project-based di professionisti che trovano di volta in volta la collocazione progettuale che meglio ne valorizza le competenze.
È, infatti, facile immaginare un futuro in cui le aziende assumeranno i talenti più validi a ricoprire una determinata mansione indipendentemente da dove questi siano basati. Nasceranno nuove figure professionali, modelli organizzativi meno gerarchici e più trasversali, incentrati sulla valorizzazione dei talenti e su approcci di lavoro iterativi.
Quali sono le professionalità maggiormente ricercate dalle aziende alla luce di questi mutamenti? Queste nuove figure professionali stanno forse prendendo piede a spese di altre, più tradizionali?
Occorre partire dal presupposto che l’effetto della pandemia, nella gran parte dei casi, è stato quello di accelerare dinamiche già in atto, che affondano le loro radici in un processo di cambiamento di lungo periodo, ma la cui evoluzione effettivamente non è mai stata così repentina.
Secondo nostre osservazioni empiriche, le professionalità attualmente più ricercate sono proprio quelle legate al mondo dell’Informatica e del Digitale. Ciò non vuol dire che le restanti categorie professionali stiano lentamente scomparendo o siano oggi svuotate del loro contenuto, ma che attualmente tante delle professionalità esistenti stanno assumendo una connotazione sempre più informatica e digitale.
Torna alla mente la letteratura del Decadentismo a cavallo della seconda rivoluzione industriale, che attribuiva alle macchine un carattere negativo e spersonalizzante, con le reminiscenze pirandelliane dei Quaderni di Serafino Gubbio operatore, in cui un passante chiedeva al protagonista, riferendosi alla macchina da presa: “Siete proprio necessario voi?…Non potreste esser soppresso, sostituito da un qualche meccanismo?”.
Ebbene, oggi questa macchina da presa si incarna in uno sconfinato ecosistema di applicazioni e strumenti digitali in continua evoluzione. Facilitatori che vanno ideati, costruiti, adattati alle specifiche esigenze della singola azienda ed utilizzati correttamente. Le tradizionali discipline professionali stanno oggi trovando nuove declinazioni ed applicazioni.
Così molti giuristi si dedicano oggi alla protezione del dato e alla tutela della privacy online, della proprietà intellettuale nell’universo digitale. Molti linguisti trovano un impiego nel Natural Language Processing e nello Speech to Text, mentre gli statistici sono divenuti i protagonisti indiscussi della creazione di algoritmi di Machine Learning, queste ultime tre branche dell’Intelligenza Artificiale. Infine, un’ampia fetta di economisti e manager sono oggi impiegati a vario titolo nella digital economy e nella conduzione di progetti digitali.
Per esempio, ove oggi si riduce, in alcuni casi, il numero di persone impiegate nel tradizionale dipartimento Finance di un’azienda, si popola un insieme di professionalità legate alla creazione ed implementazione di nuovi strumenti di lavoro. Un processo che richiede quantità enormi di ingegno, logica, matematica, conoscenze industry-specific e di processo, capacità gestionali complesse.
Nello specifico, chi sono oggi i protagonisti di questo mondo tecnologico e digitale? Quali sono le figure più ricercate in Italia? Quale il loro background? Quali livelli retributivi caratterizzano questi settori?
Con riferimento al mondo informatico, a livello operativo/implementativo, il mercato del lavoro richiede con una voracità apparentemente irrefrenabile un caleidoscopico universo di professionisti tecnici specializzati su determinate famiglie di tecnologie, loro sottoinsiemi, specifici prodotti o linguaggi di sviluppo.
Facendo una fotografia degli ultimi mesi, è in crescita vertiginosa la domanda da parte delle aziende di esperti di Cloud, di Cyber Security tecnica e di processo, oltre che di DevOps - un moderno approccio tecnico e metodologico allo sviluppo software che ben si sposa con metodologie iterative di gestione progettuale -. Ormai da tempo, invece, il nostro mercato del lavoro è affetto da una mancanza strutturale di Sviluppatori e Architetti Software.
A livello gestionale, analitico e di processo, sono oggi sempre più ricercati professionisti esperti di Project Management Agile, di Governance progettuale, di PMO, di Business Analysis con elevate conoscenze settoriali, di E-Commerce, di (Digital) Product Management - una moderna figura professionale il cui focus gestionale si sposta dal progetto al prodotto, abbracciandone e supervisionandone tutti gli aspetti dall’ideazione al ritorno di mercato -, di Demand Management - figure che fanno da trait d’union tra linee di business interne alle aziende, loro dipartimenti informatici e consulenti esterni.
Con riferimento al mondo digitale in senso esteso, stiamo constatando un approccio sempre più customer-centric e data-driven al marketing, alla cosiddetta Customer Journey - il “viaggio” del consumatore online - e alla User Experience. Questo riflette il moderno valore dell’informazione e dei dati, la capacità degli strumenti digitali di incamerarne in grandi quantità e l’esigenza dell’apporto umano per renderli azionabili e trarne valore.
Le qualifiche maggiormente ricercate dipendono certamente dalla professionalità a cui ci si riferisce. Nella maggioranza dei casi il possesso di una Laurea Magistrale specializzata sull’ambito di interesse permette un livello retributivo di ingresso più alto nel mondo del lavoro ed una crescita professionale più rapida. Per le figure più tecniche, sono molto riconosciute le certificazioni erogate dai maggiori Vendor tecnologici, così come le certificazioni di Project Management per professionisti con mansioni di coordinamento.
In un mercato che sta sperimentando un bisogno strutturale di figure operative sullo sviluppo software e su mansioni di gestione sistemistica, oggi per trovare lavoro è sufficiente un corso di formazione della durata di sei mesi. All’estremo opposto, per professionalità legate a mondi complessi come quelli della Data Science, della Robotica, della Biomedicina, hanno molto valore percorsi di studio che arrivano al Dottorato (PhD), con esperienze di ricerca accademica ed industriale.
Le retribuzioni di queste figure seguono le suddette logiche di scarsità rispetto alla domanda. Un Software Developer neolaureato in Informatica / Ingegneria Informatica percepisce fino a 28-32.000€ sin dal primo impiego, con contratti di apprendistato o a tempo indeterminato. Se si specializza poi su tecnologie particolarmente richieste in un dato momento, arriva a percepire una retribuzione che può arrivare a 45.000€ dopo appena tre anni. Uno spunto utile a tale riguardo può certamente essere la nostra Hays Salary Guide Italia (www.hays.it/salary-guide), una pubblicazione annuale che fornisce uno spaccato dei livelli salariali nel nostro Paese in diversi settori.
Ha fatto più volte riferimento ad un netto divario tra domanda e offerta di lavoro, in particolar modo in questi ambiti. Molte imprese non riescono quindi a trovare tutti i professionisti di cui avrebbero bisogno. Che consigli darebbe alle aziende per ridurre tale divario? Come dovrebbe cambiare il mondo dell’istruzione e della formazione? Che consigli darebbe ai più i giovani per inserirsi correttamente nel mercato del lavoro?
In un contesto di costante progresso tecnologico, i datori di lavoro dovranno necessariamente investire nella formazione continua, fornendo ai dipendenti gli strumenti necessari per essere più versatili e produttivi anche in condizioni lavorative e di contesto mutevoli. Fondamentale, appunto, la formazione sui nuovi tool digitali-tecnologici e sui più moderni paradigmi di gestione del lavoro, al fine di allineare i diversi ruoli professionali ai repentini cambiamenti in atto.
Sul fronte dell’istruzione, stiamo notando negli ultimi anni il proliferare di corsi di laurea capaci di adattarsi rapidamente ai più moderni trend tecnologici e digitali. Questo è il caso dei Master e dei corsi di Laurea di taglio informatico/ingegneristico indirizzati verso l’Intelligenza Artificiale, i Big Data, l’Internet of Things, la Blockchain, la Robotica, e di quelli manageriali caratterizzati da un taglio ibrido e orientato all’economia digitale.
Laddove non fa in tempo ad arrivare il sistema universitario intervengono oggi molteplici istituti, che si stanno specializzando nell’erogazione di corsi di formazione tecnica di taglio pratico/operativo, che contribuiscono a ridurre il divario tra domanda e offerta di lavoro di queste categorie professionali.
Il sistema di istruzione universitaria italiano è già sulla buona strada, grazie alla sempre più estesa adozione di attività di laboratorio, project work, Erasmus, tirocini, attività operative più attinenti al reale mondo del lavoro che aspetta gli studenti dopo la Laurea, aiutandoli ad indirizzare le future ricerche di lavoro in maniera più consapevole.
Rendere maggiormente “ibridi” e digitali anche i percorsi di laurea più tradizionali potrebbe essere un aspetto fondamentale, al fine di mantenere vive le nostre radici culturali, la formazione classica, le scienze umanistiche, ma con la prospettiva e la preziosa opportunità di creare una commistione tra queste discipline e le hard-skill richieste dal mondo del lavoro di oggi. Altrettanto importante sarebbe dare maggior spazio a corsi di economia e gestione manageriale all’interno dei piani formativi di facoltà tecnico-scientifiche, in modo da formare i gestori tecnici del futuro.
Potrebbe infine rivelarsi fondamentale investire in attività volte ad informare gli studenti prossimi al diploma di maturità, attraverso giornate in aula o seminari online dedicati, in merito a quali scelte universitarie possano fornire loro le migliori prospettive in termini di probabilità e qualità di impiego.
I nuovi protagonisti del mercato del lavoro potrebbero, quindi, essere identificati come professionisti “ibridi”, esperti allo stesso tempo delle tradizionali funzioni aziendali e dei moderni strumenti digitali che oggi supportano e guidano processi e flussi lavorativi, dotati di una mentalità flessibile e predisposti all’innovazione, allo studio e all’aggiornamento continuo.