Intelligenza artificiale, il Senato approva il ddl. Via libera definitivo con 77 sì

Con 77 voti favorevoli, 55 contrari e 2 astenuti, il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge in materia di intelligenza artificiale. Il provvedimento, collegato alla manovra di finanza pubblica, rappresenta il primo passo organico dell’Italia per dotarsi di un quadro normativo dedicato alle tecnologie emergenti. L’ok dell’Aula chiude un percorso parlamentare iniziato nei mesi scorsi e segna l’avvio della fase attuativa, affidata al Governo attraverso la delega.

Intelligenza artificiale, il Senato approva il ddl. Via libera definitivo con 77 sì

Il ddl contiene una delega ampia che mira a disciplinare l’uso dell’intelligenza artificiale in diversi ambiti: dalla pubblica amministrazione al sistema produttivo, fino ai servizi al cittadino. La filosofia di fondo è duplice: da un lato promuovere l’innovazione e l’adozione delle nuove tecnologie; dall’altro garantire tutele e diritti, con particolare attenzione alla protezione dei dati personali, alla trasparenza degli algoritmi e alla prevenzione di usi distorsivi.

Innovazione e competitività
Il provvedimento si inserisce in un contesto di crescente competizione internazionale. La Commissione europea ha già avviato il percorso dell’AI Act, che entrerà in vigore nei prossimi mesi. L’Italia sceglie di muoversi con una cornice nazionale che consenta di indirizzare gli investimenti, favorire l’adozione delle soluzioni di AI nelle imprese e sostenere la ricerca. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del sistema produttivo, riducendo il rischio di dipendenza tecnologica dall’estero.

Le perplessità delle opposizioni
Non sono mancate critiche durante il dibattito parlamentare. Le opposizioni hanno espresso preoccupazioni per l’ampiezza della delega concessa al Governo, ritenuta eccessiva e priva di vincoli stringenti. Il timore è che i decreti attuativi possano definire in maniera poco trasparente ambiti cruciali come la sicurezza dei sistemi, la responsabilità in caso di malfunzionamenti e le regole per l’uso nei settori sensibili, dalla giustizia alla sanità.

Impatto sulla pubblica amministrazione
Uno dei capitoli centrali riguarda l’impiego dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione. Il ddl prevede che gli uffici possano adottare strumenti basati su algoritmi per velocizzare i procedimenti, semplificare le pratiche e migliorare i servizi digitali ai cittadini. Una scelta che, se ben implementata, potrebbe incidere sui tempi della burocrazia e sulla qualità dell’offerta, ma che al tempo stesso solleva interrogativi sulla trasparenza delle decisioni e sulla possibilità di errori sistemici.

Ricerca e formazione
Il testo dedica attenzione anche alla formazione delle competenze. Il Governo avrà il compito di sostenere programmi di aggiornamento professionale, in collaborazione con università e centri di ricerca, per creare nuove figure specializzate. L’Italia sconta ancora un ritardo significativo nel numero di laureati in discipline digitali e il ddl punta a colmare almeno in parte questo gap. Fondamentale sarà anche il ruolo delle imprese, chiamate a investire in upskilling e riqualificazione del personale.

Una sfida di governance
Con l’approvazione del ddl, l’Italia si colloca tra i primi Paesi europei a dotarsi di una cornice normativa nazionale sull’intelligenza artificiale. La sfida adesso riguarda la governance: definire regole chiare e stabili, che sappiano coniugare sostegno all’innovazione e tutela dei cittadini. La delega al Governo è ampia, ma la credibilità del percorso dipenderà dalla capacità di tradurre i principi in norme operative efficaci, evitando il rischio di ritardi e di frammentazione normativa.