La premier svegliata dalle forze armate: niente avviso da Washington, esclusa dall’intelligence Usa. Frenetico giro di telefonate per evitare il caos internazionale.
(Foto: Meloni con Trump).
Oggi la premier Giorgia Meloni salirà in aula alla Camera con uno scenario geopolitico cambiato in corsa. Nella notte tra il 21 e 22 giugno 2025, gli Stati Uniti – su ordine del presidente Trump – hanno portato avanti Operation Midnight Hammer, un attacco mirato a tre siti nucleari iraniani: Fordow, Natanz e Isfahan. Roma apprende dell’operazione solo quando le bombe stanno già colpendo, tramite canali militari: “nessuna telefonata preventiva da Washington”, confermano Antonio Tajani e Guido Crosetto.
Meloni nella bufera delle comunicazioni
Neanche il Regno Unito di Starmer né la Germania di Merz avevano ricevuto avvertimenti, ma Londra e Berlino sono comunque tra i primi a essere allertati. Per Roma, la “prassi transatlantica” non giustifica l’assenza di un coinvolgimento italiano sul preavviso. La Farnesina rimarca che l’attacco era nell’aria, vista la concentrazione navale e aerea Usa nel Golfo, inclusa la logistica nelle basi italiane (Aviano, Sigonella), usate per rifornimenti ma non direttamente per bombardamenti.
Al risveglio, Meloni ha convocato vertici militari, intelligence e ministri – difesa, esteri, interni – in una video-call con Tajani, Salvini e i sottosegretari Fazzolari e Mantovano . Poi, assiduo giro di telefonate con leader internazionali: Mattarella, Starmer, Merz, Macron, il canadese Mark Carney, i capi del Golfo (bin Salman, bin Zayed, emiro del Qatar).
Parole di condanna e timori economici
Meloni sottolinea la pericolosità di un’escalation: “un salto di qualità del conflitto sarebbe devastante” se lo Stretto di Hormuz venisse chiuso, con conseguenze sull’approvvigionamento petrolifero ed economia mondiale. Serve non solo de escalation ma “un negoziato immediato” per evitare che la tensione si propaghi .
Da Washington, il segretario alla Difesa Pete Hegseth denominava l’operazione “incredibile e travolgente”, lodandola come un duro colpo al programma nucleare iraniano. Dall’altra parte, l’Iran parla di “violazione” del Trattato sul Non Proliferazione e riserva “tutte le opzioni”(Iranian FM Araghchi).
Il coro internazionale: tra tensioni e negoziati
Reazioni globali contrastanti:
• Nazioni europee (Ue, Regno Unito, Francia, Germania) chiedono immediato ritorno al tavolo diplomatico.
• I paesi del Golfo e l’Egitto esprimono “grave preoccupazione” e chiedono prudenza .
• Il Vaticano – tramite Papa Leo XIV – lancia un appello per evitare “l’abisso irreparabile”.
• Paesi come Russia, Iraq, Pakistan si pronunciano duramente contro l’azione Usa .
Italia al bivio: basi, spese e scelte politiche
L’esecutivo affronta pressioni anche interne: l’opposizione insiste che Meloni non autorizzi l’uso delle basi italiane per missioni belliche verso l’Iran. Palazzo Chigi conferma: “nessuna richiesta al momento” e che si valuterà caso per caso.
Il discorso di domani – inizialmente centrato sui temi di spesa militare e difesa – dovrà obbligatoriamente inglobare l’incertezza mediorientale, le possibili implicazioni economiche globali e le nuove alleanze internazionali che si definiscono sullo sfondo dell’attacco Usa.