Green pass: l'autotrasporto ad un passo dal caos

- di: Redazione
 
La grandezza di una classe politica o che regge le sorti del Paese (come nel nostro caso, con Mario Draghi non eletto, ma mandato a palazzo Chigi, quasi a furor di popolo) si manifesta, oltre che nel denunciare la presenza di un problema, nel dare delle soluzioni, o almeno cercare di darle. L'entrata in vigore del green pass, nella sua formula più rigorosa, è un ordigno ad orologeria che, ticchettando, starebbe avvicinando il Paese verso il caos. Il settore che maggiormente potrebbe riservare devastanti conseguenze alla piena efficacia del green pass per l'accesso al lavoro è quello dei trasporti su gomma. Anche se le motivazioni delle problematiche del comparto sono solo in parte legate al Covid-19, pagando esso ritardi strutturali e la dipendenza dall'estero per le materie prime.

Green pass: rischio caos per la categoria degli autotrasportatori

Le parole di Ivano Russo, direttore generale di Confetra (l'associazione di categoria degli autotrasportatori) sono molto chiare - verrebbe da dire, sin troppo chiare - quando ricorda che il comparto ha in Italia conta (tra autotrasportatori, corrieri e personale addetto al magazzino) 900 mila addetti. Tra i quali, dice Russo, ''abbiamo una media del 25-30 per cento di non munito di green pass''. È evidentemente che, a fronte di un 30 per cento di autotrasportatori che non hanno il documento sanitario (sul perché di questa situazione non ci sono indicazioni che ne chiariscano le cause), il settore rischia di vedersi venire meno un terzo della forza lavoro, proprio nel momento più evidente della ripresa e a fronte di una carenza di circa 5000 autisti.

Il punto veramente preoccupante è che una certa percentuale degli autisti che vengono dall'estero (portando in Italia quelle materie prime che servono così tanto alla nostra economia) non hanno un documento che ne accerti l'avvenuta vaccinazione e che, quindi, per questo non potrebbero entrare nel Paese. Ci sono anche casi limite, come quello degli autotrasportatori turchi che, evidentemente perché sprovvisti di passaporto sanitario, da venerdì non verranno più in Italia, mandando in tilt le fabbriche di piastrelle perché è proprio dalla Turchia che arriva l'argilla.
Ivano Russo poi spiega un altro aspetto delicatissimo quando ricorda, parlando dell'autotrasporto, che in alcuni Paesi le campagne vaccinali non sono state fatte per niente o sono fallite, rivelando che l'80 per cento degli autotrasportatori stranieri non è vaccinato. Stando alle decisioni del governo, questa è una delle situazioni a rischio implosione, perché, per come è articolato il funzionamento del green pass, non vi è soluzione. A dire il vero, per Confetra una soluzione ci sarebbe ed è, in fondo, la più scontata: introdurre l'obbligo vaccinale e, ''in un settore fortemente internazionalizzato come questo, per gli autotrasportatori in arrivo dall'estero valgano le regole attuali di prevenzione''. Quindi, davanti all'esplosività della situazione, Confetra auspica un giro di vite, con tutto quello che ne conseguirebbe, ma indicandola come la sola via d'uscita al cul de sac in cui l'Italia sembra essersi infilata. In sintonia con Confetra è Paolo Uggè, presidente nazionale di Conftrasporto-Confcommercio, convinto che la sola soluzione sia ''il vaccino per tutti, entro un determinato termine".

Ma, si potrebbe dire, sia quella di Confetra che di Conftrasporto sono soluzione di medio periodo, mentre la ''bomba'' esploderà a brevissimo, in quella che appare una situazione senza via d'uscita perché, a fronte di una realtà purtroppo dolorosa (gli ''antichi'' problemi del settore del trasporto su gomma, in cui il Covid-19 è l'ultimo arrivato in ordine di tempo), il governo va avanti per la sua strada, che rischia di portarlo in rotta di collisione con un problema talmente grande da apparire irrisolvibile.
La situazione che si è creata in Italia (l'unico Paese ad avere adottato una interpretazione 'restrittiva' del green pass) non è paragonabile a quella della Gran Bretagna, dove il settore dell'autotrasporto è ad un passo dal baratro, ma per motivi essenzialmente legati all'adozione di un nuovo regime di visti per chi arriva dall'Europa ed alla cronica penuria di autisti locali - che è stata alla base della mancanza di combustibile negli impianti di distribuzione di carburanti -.

L'unica cosa su cui è necessario riflettere è se i tempi adottati dal governo siano stati pensati valutando anche questo, cioè sapendo che, a fronte di velocità diverse nelle campagne vaccinali (laddove ci sono), ci saremmo ritrovati come Paese a dovere fermare alle frontiere chi non sta alle nostre regole. E' chiaro che ci sono situazioni diverse, perché c'è chi non ha un passaporto sanitario perché il vaccino che si è inoculato non è accettato dal nostro sistema sanitario e c'è chi non lo ha per sua scelta. Forse, e lo suggeriamo sommessamente, con il massimo rispetto per chi cerca di portarci fuori dalla crisi, un periodo di transizione - ponderato, non dilatato ad libitum, ma sulla base di evidenze scientifiche - ci avrebbe messo al riparo dal cataclisma prossimo venturo ed annunciato.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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