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I programmi del governo messi a dura prova dallo spread

- di: Redazione
 
I programmi del governo messi a dura prova dallo spread
Programmi, promesse, progetti.
Mentre il governo si affanna a respingere gli attacchi (nemmeno tanto decisi) dell'opposizione, a mettersi per traverso sono altri problemi, che rischiano di mandare a gambe all'aria il percorso dell'esecutivo da qui alle elezioni europee (che sembrano essere ormai diventate il solo spartiacque della politica italiana, come se non avessimo da pensare ad altro).
E' soprattutto sul fronte dello spread che il governo si trova davanti ad una situazione delicatissima, dal momento che, quando il differenziale tra i titoli di Stato italiani e i bund tedeschi flirta con quota 200, lo scenario si potrebbe determinare è veramente preoccupante. Né è tranquillizzante il rendimento del decennale italiano che ormai è a un passo dal 5%, mettendosi alle spalle i massimi da undici anni a questa parte,
Poco serve a raffreddare i timori, generalizzati, degli analisti il fatto che il Ministero della Finanza predichi tranquillità, tenendo conto che il passato insegna che, quando lo spread diventa, da fattore economico, confine invalicabile per la politica, i sovvertimenti dell'assetto istituzionale rischiano di doverne, dolorosamente, prendere atto.

I programmi del governo messi a dura prova dallo spread

E qualcosa dovrebbe pure indurre a riflessione il fatto che, oggi, sulla scia delle brutte notizie sullo spread, la borsa di Milano sta lasciando per strada oltre l'1 per cento. Che, visto l'andamento recente, non è affatto poco, anche perché intorno al quadro italiano si addensano i giudizi poco lusinghieri - forse pessimistici - dei media internazionali, capitanato dal Financial Times, mai come in queste settimane attento a quel che accade in casa nostra, quasi legando la situazione dello spread a quella della politica nostrana.
Insomma, pare di capire, quel che sta succedendo è soprattutto il segnale di sfiducia del mondo della finanza - internazionale e no - rispetto a quello che il governo potrebbe fare nel breve periodo, a fronte di difficoltà oggettive e della evidente tensione che si percepisce al suo interno, dove troppe voci suonano stonate per effetto di un clima di rincorsa alla prossima scadenza europea.

D'altra parte se, agli inviti di Giorgia Meloni a fare della concretezza il mantra quotidiano del governo, si risponde disegnando castelli in aria e promettendo di tutto e di più, non è che la situazione possa evolvere in senso positivo. Poco sembra servire a calmare la voglia di apparire di qualche ministro il fatto che, con il rendimento del decennale al 5%, tutto per il Paese sarà più difficile perché più costoso. E siccome ai progetti e agli annunci corrispondono dei costi, il quadro è abbastanza nebuloso, tenendo anche conto che, tra difficoltà per l'attuazione dei progetti del Pnrr e una legge di bilancio che sembra più politica che finanziaria, il cammino per l'esecutivo sembra celare molte trappole. Né deve creare soverchie illusioni il fatto che il Btp Valore ha avuto un grande successo, rastrellando parecchi miliardi. Ma sull'orizzonte resta lo spread che, se dovesse restare attestato sulla soglia dei 200, punti sarebbe ancora gestibile o addirittura governabile. Ma se dovesse allargarsi la forbice con i titoli tedeschi la situazione rischia di precipitare, e non solo dal punto di vista finanziario. Lo spettro di una eccessiva ''attenzione'' dell'Europa non è fantascienza perché, come insegna il recente passato, l'Ue non può certo limitarsi a stare a guardare, pur nel rispetto della nostra sovranità. Perché un'Italia in difficoltà non è un partner che l'Europa accetterebbe senza reagire.
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