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Governo: arriva la manovra, ma c'è chi pensa a matrimoni e a giudicare i magistrati

- di: Redazione
 
Governo: arriva la manovra, ma c'è chi pensa a matrimoni e a giudicare i magistrati
Talvolta, cercando di stare al passo con il bombardamento mediatico al quale ci costringono i nostri politici, viene il dubbio fondato di assistere ad una rappresentazione umoristica della nostra società. Quasi che, nella scala di valori e priorità dell'Italia, debbano trovare posto argomenti che sazino solo la sete di visibilità dei singoli e non invece l'interesse generale. In fondo è una cosa vista e rivista, in cui i protagonisti non sono i bisogni primari della comunità, ma la ricerca di consenso, anche a costo di dire cose che possono essere, senza timore di sbagliare, inserite nella casella delle bestialità, quando non si tratti di enormi fesserie. L'ultima perla riguarda la proposta leghista dell'introduzione di un bonus fiscale da ventimila euro che tenda la mano a giovani sposi, a patto però che si sposino in chiesa. Parola che, inequivocabilmente, fa rientrare i potenziali beneficiari del bonus tra i cattolici, ponendo l'interrogativo su come la prenderanno quelli che vogliono sposarsi in mosche o in sinagoga.

Governo: arriva la manovra, ma c'è chi pensa a matrimoni e a giudicare i magistrati

Non ci vuole un costituzionalista per capire che si tratta di una norma che andrebbe contro il dettato della Carta fondamentale della repubblica, che si basa sulla parità di tutti i cittadini davanti allo Stato, senza che su di essi venga fatta alcuna distinzione che riguardi sesso, razza, religione, pensiero politico.
Senza volere infierire troppo, ma una ''innovazione'' come questa sembra essere stata proposta per spaccare il Paese, non certo per favorire quel processo di pacificazione di cui tutti avvertono l'urgenza per mettere fine ad una lunghissima stagione in cui gli italiani, a secondo dal loro indirizzo politico o ideologico, hanno guardato a chi non condivideva le loro idee, come un avversario da distruggere.

Il colpo di genio di un gruppo di deputati leghisti (che poi hanno fatto una marcia indietro imbarazzante, dicendo che loro volevano solo aiutare l'industria del wedding, non certo segnare la differenza tra cattolici e il resto del Paese) non merita più attenzione del dovuto, ma bisogna parlarne perché è la cifra di come all'interno del governo si agitano anime diverse, che sembrano non ricordarsi di essere una coalizione, lavorando invece per recuperare la distanza - elettorale -. In queste prime settimane, la vita del governo sembra essere caratterizzata dal proporre, proporre e proporre ancora, spesso dimenticando che la gente ormai sa leggere anche oltre le parole. Un esempio calzante viene dalla proposta di Forza Italia di istituire una commissione parlamentare che accerti se c'è un uso politico della giustizia. Che poi questa istanza arrivi a poche ore da una assoluzione di Silvio Berlusconi è cosa affatto casuale. Ma, ci chiediamo facendo appello alla calma, una richiesta del genere che finalità ha veramente? Perché, se passasse l'idea di una commissione che deve (quindi, non possa) decidere se una sentenza o una inchiesta ha motivazioni ''politiche'' , dovremmo anche accettare l'ipotesi che da domani qualche magistrato, sia giudicante che requirente, sia condizionato da un organismo parlamentare che potrebbe sindacarne l'operato sulla base di un preconcetto politico.

Siamo veramente sicuri che le priorità di un Paese, che sta per conoscere i contenuti di una manovra di bilancio fatta a pane e acqua per mancanza di disponibilità, abbia bisogno di una proposta di legge che sancisca una disparità tra cittadini, a seconda della loro religione, o dell'istituzione di una commissione che, sulla base di criteri parziali (quale è una valutazione politica dell'operato di uno dei poteri dello Stato), giudichi l'operato dei magistrati, quasi volendo istituire un quarto grado di giudizio, ma solo per chi appunto giudica?
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