Il Giorno del ricordo: le foibe, una ferita che non si rimargina

- di: Redazione
 
Il Giorno del ricordo è stato celebrato anche quest'anno, per evitare che si perda la memoria dei drammatici eventi che, alla fine della seconda Guerra Mondiale, insanguinarono le regioni di quella che sarebbe diventata di li a poco Jugoslavia. In Senato, alla presenza del presidente della Repubblica, Mattarella, il presidente del Senato, Alberti Casellati, il vicepresidente della Camera, Rosato, i rappresentanti delle associazioni degli esuli dalmati, fiumani e giuliani e, per ultimo il presidente del Consiglio, Draghi, hanno dato il loro contributo per fare sì che non si dimentichino le drammatiche giornate in cui la furia dei partigiani jugoslavi e, poi, il regime di Tito, si abbatté su migliaia di persone che avevano la sola colpa di essere ''italiani'' e, per questo, da punire, anzi spazzare via. Anche se erano i vicini di casa dei loro carnefici, pur se erano perfettamente inseriti nelle comunità locali, al cui sviluppo e alla cui cultura contribuivano quotidianamente.
Le foibe (le profonde cavità naturali presenti sul Carso) divennero tombe senza nome per tanti, lanciati nel ventre della terra senza nemmeno prendersi il disturbo - passando per l'ultima violenza - di evitare loro inutili, lunghe, devastanti sofferenze.

Il Giorno del ricordo: le foibe, una ferita che non si rimargina


Uomini, donne, bambini, militari non passati per le armi, ma lasciati morire per le ferite subite nella caduta o per fame e sete. Persone che diventarono semplici numeri per una contabilità che purtroppo continua ad aggiornarsi perché la tenacia di chi di quei martiri è oggi figlio o nipote ha contribuito a fare continuare le ricerche di questi cimiteri, in cui è morta anche la dignità. Ma, quando anche di recente, ne sono state scoperte, è stato ancora più dolore, perché delle vittime forse non si conoscerà mai l'identità.

Tra coloro che sono intervenuti in Senato c'è stato anche Giuseppe de Vergottini, presidente di Federesuli, che forse aveva un testo da leggere, ma che spesso ha parlato a braccio, soprattutto quando ha cercato di esprimere la rabbia di chi nelle foibe ha perso dei congiunti di fronte a quanto sta accadendo anche in questi giorni, alcune iniziative culturali, che hanno al centro le foibe e la vergogna che esse si portano dietro, ne stanno dando una spiegazione inquietante, attribuendo l'esercizio del ricordo a operazioni di relativizzazione dell'accaduto o di pura strumentalizzazione politica.

L'analisi storica è giusta, ma, come ha detto de Vergottini, non ha senso prenderla a pretesto, per beghe ideologiche, per rimuovere dalla memoria collettiva il dramma che azzerò la popolazione italiana di quei luoghi. Parole pronunciate dal presidente di Federsuli con voce ferma, perché davanti a manipolazioni del sentimento comune a fini politici o propagandistici, non si può tacere.
Purtroppo quello delle foibe resta un argomento divisivo, di quelli in cui è impossibile trovare un punto di vista unico perché è usato come una clava quando si tratta di paragonare totalitarismi e regimi sanguinari.
Alla fine la cerimonia ha visto la premiazione di alcune classi di ragazzi giovanissimi che hanno proposto i loro elaborati sul Giorno del Ricordo. Tutti belli, tutti coinvolgenti. Dando ragione al presidente del Consiglio, quando ha detto che spetta ai giovani alimentare la memoria e diventare essi stessi testimoni.
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