La Germania sia d'esempio: occorre mettere in sicurezza il nostro Paese

- di: Redazione
 
Come troppo spesso accade, ci si rende conto di essere sul ciglio del baratro quando altri ci sono già caduti. È quello che sta succedendo in questi giorni, dopo che una ondata anomala di precipitazioni ha messo in ginocchio alcuni lander settentrionali della Germania, con un bilancio pesantissimo di vittime (purtroppo lontano dall'essere definitivo: sono ancora oltre mille i dispersi) e anche di danni, causati dalla spaventosa e forse troppo sottovalutata forza della natura.
Danni incalcolabili perché una parte importante della ricca Germania quasi non esiste più.

Una offesa al territorio, e magari anche all'immagine dei tedeschi, spesso critici in passato con altri Paesi colpiti da calamità naturali inattese. Ma qui di inatteso c'era proprio poco perché gli allarmi lanciati dai meteorologi tedeschi sono stati tutti ignorati, nonostante fossero arrivati più di ventiquattro ore prima dell'abbattersi delle piogge e, quindi, dell'ingrossamento e della tracimazione di molti corsi d'acqua, i veri ''killer'' di case, strade, ponti. E non sono ipotesi perché l'agenzia statale tedesca che monitora le condizioni atmosferiche, il Deutsche Wetterdienst, aveva da giorni messo sull'avviso parlando di perturbazioni imminenti, segnalate con tanto di ''codice porpora'', che evidentemente è stato colpevolmente ignorato o sottovalutato.

Perché se gli allarmi vengono lanciati, in Germania come altrove, sta alle autorità statali - quindi non quelle del singolo land - valutarle e adottare, laddove se ne ravvisi l'urgenza, dei provvedimenti cui dare esecuzione immediata. Come sarebbe stata la possibile evacuazione di abitazioni sorte accanto al corso di fiumi e torrenti, che hanno scavalcato gli argini abbattendosi con una forza immane sulle case.
Si potrebbe obiettare che quanto accaduto in Germania, per le particolari condizioni determinatesi, non sia replicabile al livello di ipotesi altrove. Non è esattamente così perché troppo spesso in passato anche in Italia abbiamo assistito ad allarmi ignorati, in caso di eventi legati a precipitazioni o di altra natura. Il sistema di prevenzione ha dei limiti, in Italia come altrove, legato spesso al profilo orografico di un Paese. Ma quello di previsione è altra cosa perché dovrebbe essere correlato a delle misure adottate per tempo a tutela e salvaguardia del territorio, sempre che questo sia possibile.

Non parliamo solo di legislazione (in Italia molto avanzata, ma spesso aggirata per furbizia o più spesso incoscienza), ma soprattutto di opere concrete, di quelle iniziative che solo lo Stato può assumere per fare sì che un evento naturale non si abbatta avendo strada libera per l'incuria o per la spregiudicatezza di pochi.
Il nostro, dal punto di vista della tutela del territorio, è un Paese in perenne sofferenza. Qui, di conseguenza, non parliamo solo degli ultimi governi, essendo il problema vecchio nella sua gravità da decenni, troppi a dire il vero. Le montagne martoriate dalle frane e dagli smottamenti; i fiumi che straripano trovando il loro percorso ostruito dalle conseguenze dell'opera della natura, ma anche della stoltezza degli uomini; le nostre coste , con il ricorso successivo al ripascimento delle spiagge, un pannicello caldo, di risibilissima efficacia. E tacciamo, per pudore, sui corsi d'acqua di cui si consente l'inquinamento, alla stregua di quel che accade per liquami e rifiuti tossici sversati indiscriminatamente su terreni agricoli (e per il quale forse sarebbe il caso di cominciare ad ipotizzare non reati ambientali, ma il delitto di strage).

L'Italia non può essere lasciata ancora per troppo tempo nella mani di Dio (per chi ci crede) o del caso, quello che magari fa fermare le acque ad un centimetro dal superare gli argini. Occorre un piano che salvaguardi il territorio di oggi ed abbassi la soglia di pericolo per quello di domani. E non è un discorso solo politico, perché riguarda tutti, perché il caso (o Dio) potrebbero non esserci accanto sempre. Per informazioni chiedere alla Germania.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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