Francia: un'anatra zoppa vola sull'Eliseo

- di: Redazione
 
La botta elettorale per Emmanuel Macron è stata forte, ma forse non completamente inaspettata perché, che il secondo mandato dell'enfant prodige della politica francese sarebbe stato difficile, lo sospettavano tutti o quasi. A cominciare dal riconfermato presidente della Repubblica che ora, nella più plastica delle rappresentazioni dell'anatra zoppa in politica, per governare, attraverso il futuro primo ministro, Elisabeth Borne, dovrà andare a cercarsi alleati dentro l'Assemblea nazionale, cioè quei voti che il secondo turno delle politiche gli ha negato.

Francia: Macron perde la maggioranza assoluta

I numeri, nella loro chiarezza, sono impietosi per Macron, che avrà 224 parlamentari, cioè una settantina in meno di quelli che gli avrebbero garantito la maggioranza assoluta e, quindi, la possibilità di governare da solo per il prossimo mandato. La sinistra guidata da Jean Luc Mélenchon ha ottenuto 149 seggi, mentre il Rassemblement National di Marine Le Pen ha fatto segnare un innegabile successo, passando da 8 a 89 parlamentari. 63 seggi sono andati a Les Repubblicaines, verso i quali tutti guardano come possibili alleati di Macron (l'area politica di riferimento è la stesso, un ''centrone'' aggregativo) , ma che hanno gelato le aspettative del presidente con le parole del loro capo, Christian Jacob, che ha detto il partito era all'opposizione e intende restarci.

Ora la situazione si è fatta complicata, anche se non è certo la prima volta che un presidente della Repubblica si trova senza la maggioranza in Assemblea nazionale, vedendo la propria azione politica a dir poco condizionata. Nel senso che, alla fine, Macron e Borne troveranno probabilmente qualcuno disposto a dare una mano al loro raggruppamento, Ensemble, ma bisogna vedere a che prezzo e, soprattutto, per quanto tempo.
La sconfitta di Macron è però evidente e ci vorrà parecchio per essere metabolizzata e quindi, se mai sarà possibile, ammortizzata. Ma da domani - anzi sono già iniziate - le analisi cominceranno a fioccare e, in casa Ensemble, sembrano già improntate a pessimismo totale. Perché, se è pur vero che si può anche governare senza la maggioranza assoluta, Macron, mancando dei numeri per potere agire in totale libertà, dovrà. di volta in volta, passare dalle forche caudine delle discussioni in aula, con l'intuibile bombardamento di domande ed emendamenti da parte dell'opposizione.

Uno scenario da ''inferno dantesco'' è stato il commento di uno stretto collaboratore di Macron, sapendo bene che il cammino del tandem presidente-premier sarà cosparso di agguati e imboscate dovendo percorrere uno stretto sentiero in un campo minato.
Anche se nulla vieta a Macron di andare comunque avanti, pure se il tentativo di arruolare qualche formazione dell'opposizione sotto le sue bandiere dovesse fallire, la cosa che appare più probabile è che questa situazione di stallo preluda ad uno scioglimento anticipato dell'Assemblea nazionale, davanti all'impossibilità di governare, nel giro di un anno o forse anche meno. Ma questo è lo scenario costituzionale, mentre quello politico cammina sotto traccia, meno evidente, ma certo non meno importante. Capire cosa abbia determinato la scoppola elettorale di Macron non è certo difficile.

A lui la gente, pur riconoscendogli il merito di avere ridato lustro internazionale all'Eliseo, dopo lo scolorito mandato quinquennale di Francois Holland, non perdona di avere mancato alcuni obiettivi interni, come quella pace sociale di cui tutti avvertono la mancanza.
La Francia delle luci di Parigi, dei monumenti e dei musei, dell'arte e anche dello sport è lontana da quella che vive la maggior parte della gente, alle prese con l'insoddisfazione dei giovani delle periferie, pronta ad esplodere al primo segnale. Anche se la rabbia dei gilet gialli resta in agguato, Macron, che pure è riuscito ad abbassare i toni della rabbia sociale, non ne ha certo rimosso le cause e questo i francesi non lo dimenticano.

Come testimoniano i deputati che la Sinistra di Melenchon e la Destra di Le Pen mandano all'Assemblea nazionale, pronti a scatenare il Vietnam parlamentare alla prima occasione. E di occasioni ne arriveranno tante, a cominciare dal fronte internazionale quando, ad ogni iniziativa per l'Ucraina, Macron dovrà convincere qualche oppositore a votare a suo favore. Ma con un Jean Luc Melenchon che chiede l'uscita della Francia dalla Nato e Marine Le Pen che qualche debito di riconoscenza con Putin ce l'ha, chi vuole scommettere un centesimo che ogni mossa di Macron sarà osteggiata sempre e comunque?
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