Editoria: in Francia multa da mezzo miliardo di euro a Google

- di: Jean Aroche
 
L'autorità francese in materia di concorrenza ha inflitto una multa di 500 milioni di euro a Google per non aver negoziato "in buona fede" con gli editori l'applicazione dei diritti connessi. Si tratta della sanzione più alta mai inflitta dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha anche intimato a Google di "presentare un'offerta di compenso per gli usi correnti dei contenuti protetti" a editori e agenzie di stampa, pena "sanzioni fino a 900.000 euro per ogni giorno di ritardo".

''Volevamo sottolineare la gravità delle violazioni degli obblighi da parte di Google", ha detto il presidente dell'Autorità, Isabelle de Silva, secondo cui Google ancora non "sembra accettare la legge" che crea diritti connessi, ma "non spetta a un operatore rifiutare la legge".
Google si è detta "molto delusa" dalla decisione. Secondo uno dei suoi portavoce "abbiamo agito in buona fede durante tutto il periodo di negoziazione. Questa multa non riflette gli sforzi messi in atto, né la realtà dell'uso dei contenuti di notizie sulla nostra piattaforma". Ma, secondo l'Autorità, invece, "il comportamento di Google fa parte di una deliberata, elaborata e sistematica strategia di inosservanza" dell'ingiunzione di negoziare in buona fede, si legge in un comunicato. Per esempio, "la negoziazione di Google con editori e agenzie di stampa non può essere considerata condotta in buona fede" .

Il conflitto tra Google e gli editori francesi riguarda i diritti che la società deve pagare per i contenuti di stampa - estratti di articoli, foto, video, infografiche, ecc. - che compaiono nelle pagine dei risultati durante la ricerca dell'utente Internet. Google, ostile al principio dei diritti legati a quello d'autore, avrebbe, ad avviso dell'autorità garante, cercato di costringere gli editori a concederle il diritto di utilizzare questi contenuti gratuitamente. Il motore di ricerca riteneva che gli editori fossero pagati abbastanza per il traffico che inviava ai loro siti.

Di fronte al rifiuto di Google di negoziare il compenso, editori e agenzie di stampa hanno adito l'Autorità garante a fine 2019 per “abuso di posizione dominante”. Nell'aprile 2020, l'autorità ha imposto a Google, tra le "misure di emergenza", l'obbligo di negoziare una remunerazione "in buona fede" con gli editori della stampa.
È sul rispetto di tale obbligo che si è pronunciata l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. In sostanza, l'Autorità rimprovera a Google di aver cercato di collocare le trattative sul terreno di Google Showcase, nuovo servizio offerto da Google, rifiutandosi di "fare un confronto specifico" sui diritti connessi, concetto creato da una direttiva europea di 2019.
L'autorità accusa inoltre Google di non aver comunicato a editori e agenzie di stampa "le informazioni necessarie per una valutazione trasparente del compenso dovuto".

La società si è limitata a fornire informazioni sulle "entrate pubblicitarie dirette" generate dal servizio del motore di ricerca "ad esclusione di tutte le entrate, in particolare indirette, legate alla fruizione di tali contenuti".
Il colosso americano ha però cambiato atteggiamento dall'inizio del procedimento e, dopo le denunce presentate all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, a fine 2020 ha stretto accordi con diversi media (tra cui Le Figaro, Le Monde, Liberation, L'Express, L'Obs ), poi, a metà gennaio 2021, ha firmato un accordo quadro con l'APIG, che rappresenta in particolare i quotidiani nazionali e regionali.
Oggi Google e AFP sono "vicini al raggiungimento di un accordo" sulla questione dei diritti connessi, hanno annunciato il Ceo dell'agenzia, Fabrice Fries, e il direttore generale di Google France, Sébastien Missoffe, in dichiarazioni congiunte.
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