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È morto Francesco Pazienza, l’uomo dei misteri

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
È morto Francesco Pazienza, l’uomo dei misteri
Francesco Pazienza è morto all’età di 79 anni, portando con sé una delle biografie più controverse della storia repubblicana. Figura chiave nei retroscena dell’Italia tra gli anni Settanta e Ottanta, fu al centro di alcuni dei principali misteri di quegli anni: servizi segreti deviati, loggia P2, scandali bancari e traffici internazionali. Ex ufficiale di collegamento del Sismi, i suoi legami con il potere occulto e l’intelligence lo resero protagonista – o testimone – di episodi mai del tutto chiariti. Il suo nome è rimasto per decenni associato a un’idea di doppio Stato, di intrecci inconfessabili tra istituzioni e affari paralleli.

È morto Francesco Pazienza, l’uomo dei misteri

Pazienza si formò all’interno dell’intelligence militare, dove ricoprì ruoli delicati nella gestione dei rapporti con la CIA. Esperto di controspionaggio e comunicazioni riservate, costruì una fitta rete di relazioni che gli permisero di accedere a informazioni sensibili, ma anche di entrare in contatto con personaggi del mondo finanziario e dell’alta imprenditoria. Negli anni successivi divenne consulente esterno per alcuni ambienti bancari italiani, ma la sua ascesa fu accompagnata da un’altrettanto rapida caduta: le sue attività suscitarono l’interesse della magistratura e della stampa d’inchiesta, che cominciarono a scavare nel suo ruolo nei grandi scandali dell’epoca.

Il caso Calvi e l’ombra della loggia P2

Fu tra gli indagati principali nell’affaire Banco Ambrosiano e nella misteriosa morte di Roberto Calvi, trovato impiccato sotto un ponte di Londra nel 1982. Pazienza venne condannato per concorso in bancarotta fraudolenta, ma il suo coinvolgimento fu letto da molti come parte di un disegno molto più ampio, dove la loggia massonica P2, guidata da Licio Gelli, avrebbe agito per controllare pezzi dello Stato e della finanza. Proprio il suo nome compariva tra gli elenchi della loggia segreta, e in più occasioni fu indicato come uno dei mediatori tra apparati deviati, imprenditori, giornalisti e politici.

Le condanne, il carcere, i silenzi


Negli anni Ottanta e Novanta Pazienza trascorse lunghi periodi in carcere, ma la sua figura non uscì mai davvero di scena. Concesse interviste, pubblicò libri e memorie in cui raccontava la sua versione dei fatti, sempre sul filo tra rivelazione e reticenza. La sua capacità di insinuare senza mai del tutto confermare alimentò a lungo il mito di un uomo che sapeva troppo, o che era stato usato e poi abbandonato. Fu al centro di commissioni parlamentari, intercettazioni, rapporti dei servizi: un nome che riemergeva ogni volta che l’Italia tornava a fare i conti con le sue ombre.

Una biografia tra fiction e realtà

Francesco Pazienza è stato spesso evocato come personaggio da romanzo, tra noir politico e spionaggio internazionale. Alcuni lo hanno paragonato a un “deus ex machina” dell’epoca delle stragi, altri lo hanno descritto come un abile manipolatore, abituato a muoversi tra verità parziali e informazioni classificate. La sua morte segna la fine di una presenza inquieta ma costante nel paesaggio opaco della Prima Repubblica. In lui si specchia la stagione delle trame, delle coperture, delle connessioni tra potere visibile e potere invisibile. Un pezzo d’Italia che oggi resta senza il suo testimone più enigmatico.
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