Fondazione Studi Consulenti del Lavoro: "Bilancio positivo per lo smart working ma emergono criticità"

- di: Daniele Minuti
 
Le tante esigenze nel riprogettare il lavoro durante il periodo pandemico sono spesso state soddisfatte, per chi ne aveva possibilità naturalmente, con l'utilizzo dello smart working che ha permesso a tantissimi lavoratori di continuare a operare senza dover ammassare gli uffici evitando così rischi di contagio.
Si sta già discutendo di quale sarà il futuro di tale strumento una volta che ci si sarà messi l'emergenza sanitaria alle spalle e il report "Gli Italiani e il lavoro dopo la grande emergenza" della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro dedica un intero capitolo a questa questione, denominato "Smart Working, una rivoluzione nel lavoro degli italiani".

L'argomento è descritto come particolarmente divisivo con gli italiani che sono stati condizionati "dalle modalità con cui è stata vissuta l’esperienza e, soprattutto, dal contesto familiare e domestico in cui si è svolta (7,3 milioni ad aprile 2021). Il bilancio è positivo sul fronte dell’aumentata possibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro ma, insieme, emergono criticità che possono avere effetti anche sul clima aziendale e sulle relazioni di lavoro, fino ad arrivare alla disaffezione"
.

Nel report, che sarà presentato durante il Festival del Lavoro organizzato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e dalla sua Fondazione Studi e in programma il 28 e 29 aprile 2021, si legge che il 16,7% dei lavoratori intervistati definisce lo smart working un "punto di non ritorno della propria carriera", con più del 10,7% che cercherebbe un altro lavoro pur di svolgerlo da casa.
I lavoratori che si adatterebbero a tornare in ufficio sono il 43,5% ma 4 su 10 sarebbero felici di tornare in presenza.

A pesare nelle differenze di esperienza ci sono le caratteristiche demografiche o familiari, con gli uomini che hanno patito maggiormente lo smart working (52,4% rispetto al 45,7% delle donne) mostrando maggior pericolo di disaffezione. Il 43% delle coppie ha mostrato un peggioramento del work-life balance, con l'home working che ha avuto conseguenze anche in termini di spesa e disturbi fisici: se il 71,1% ha dichiarato di aver diminuito le spese per spostamenti, cibo e vestiario, con investimenti aumentati nel campo del tempo libero nel 54,7% dei casi, il 48,3% ha sofferto per l'uso di sedie e scrivanie non adatte mentre il 39,6% si lamenta per l'inadeguatezza degli spazi.
 
A commentare l'indagine è stato il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca (nella foto): "La varietà dei casi riportati nel rapporto mostra la necessità di ripensare alla regolamentazione del lavoro subordinato, lasciando si spera alla contrattazione collettiva il compito di cercare le soluzioni migliori per contemperare le richieste di aziende e dipendenti".
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