Finlombarda

- di: Fabio Verna
 

La storia di Michele Vietti è sicuramente quella di un eccellente giurista, di un politico di successo, ma anche di un uomo delle istituzioni: già deputato dell’UDC sino a divenirne Vicesegretario, poi Sottosegretario di Stato, sino ad essere eletto nel 2010 Vicepresidente del Consiglio Superiore delle Magistratura; attualmente è Presidente del Consiglio d’amministrazione di Finlombarda S.p.A., mentre si occupa professionalmente, sia a livello normativo che operativo, delle imprese in crisi e dello stato d’insolvenza. Tra queste la complessa vicenda del Gruppo Waste Italia S.p.A. di cui è stato presidente del Consiglio d’Amministrazione e di cui è ancora membro del C.d.A. con una specifica delega agli affari legali. Insegna Diritto Commerciale all’Università degli studi Internazionale di Roma.

Professor Vietti, a maggio dell’anno scorso Lei è stato nominato Presidente di Finlombarda S.p.A., la società finanziaria della Regione Lombardia, che in qualità di società in house ha la mission di concorrere alla realizzazione dei programmi di sviluppo economico sociale del territorio, dunque un nuovo significativo impegno professionale. Che cosa significa per Lei questa nuova esperienza?
Può sembrare un incarico minore, ma Finlombarda è tra le finanziarie regionali, la più grande e serve un territorio che rappresenta oltre il 20% del PIL italiano, abitato da 10 milioni di abitanti ed in cui operano oltre 800 mila imprese che rappresentano il 15,6% di quelle italiane.
Grazie ai suoi 170 milioni di euro di capitale ed un rating Investment Grade la società ha le potenzialità per arrivare ad almeno due miliardi di euro di impieghi, andando ad occupare spazi che le banche tradizionali faticano a riempire, anche a causa dei vincoli che la nuova legislazione bancaria impone, come quello della finanza di progetto.

Finlombarda è uno degli asset fortemente sostenuto dallo stesso Presidente Roberto Maroni nel progetto: “Milano capitale finanziaria”, e questo è solo uno degli impegni di Finlombarda. Infatti la vera sfida è quella dell’assistenza e dello sviluppo delle P.M.I. che operano in Lombardia, andando oltre ai bandi di finanziamento, ma con un’azione strutturata nel tempo. Finlombarda ha lanciato lo strumento del “Credito Ppp” ovvero il partneriato tra pubblico e privato per la realizzazione di opere o servizi di pubblica utilità, sostenuto dai soggetti economici aggiudicatari delle relative concessioni. Lei quali potenzialità attribuisce al “Credito Ppp”?
Il plafond di 200 milioni di euro che abbiamo stanziato su progetti più piccoli di quelli che tradizionalmente serve la Banca Europea degli Investimenti, ha l’obiettivo, grazie alla flessibilità dello strumento, di finanziare progetti infrastrutturali di cui il nostro territorio ha tanto bisogno, in settori come ad esempio la riqualificazione energetica di impianti di illuminazione e di edifici pubblici, l’impiantistica sportiva, i parcheggi, l’edilizia scolastica e sanitaria, andando a sostenere le aziende lombarde, anche di nuova costituzione, che li realizzeranno, che potranno essere di piccola, media e grande dimensione, che si saranno aggiudicate contratti di concessione di lavori e di servizi a tariffazione con la Pubblica Amministrazione o con utenti privati.
E quando parlo di flessibilità intendo ad esempio la capacità di offrire finanziamenti di lunga durata, introvabili in questa fase di mercato, che possano arrivare ad una durata massima di ben vent’anni, affiancandosi ad istituti di credito che erogheranno finanziamenti di durata inferiore ed all’equity messo a disposizione dai promotori.

Ritiene che la dotazione finanziaria di euro 200 mln possa essere sufficiente per le necessità delle imprese lombarde?
Quest’intervento è uno dei tanti che proponiamo alle imprese lombarde per facilitare i loro investimenti o il finanziamento del loro capitale circolante e se avrà il successo che ci immaginiamo, ci consentirà di incrementare i nostri impieghi.
Nel caso quindi che il plafond venga esaurito abbiamo la volontà e le risorse per ampliarlo, continuando a sostenere gli investimenti nel nostro territorio.

Lei è un professionista con vaste quanto diversificate esperienze ed anche con un’ampia visione politica, quali previsioni potrebbe indicarci sul futuro del nostro Paese?
Alla luce dei recentissimi risultati elettorali diventa davvero arduo fare previsioni sul futuro del paese, sia che si intenda far riferimento alla dimensione socio – economica sia a quella politica. Questa seconda è presupposto e condizione della prima: gli scenari di incertezza, non solo nella formazione di un governo ma addirittura per le possibili formule – radicalmente alternative – di governi, rendono imperscrutabile l’orizzonte, almeno a breve, della Repubblica.  Il destino dei nostri conti pubblici, del nostro ruolo in Europa, della nostra moneta unica e della nostre imprese è appeso alla rappresentanza politico – istituzionale che uscirà dall’imprevedibile voto di fiducia delle Camere. Voglio fare comunque una professione di ottimismo e confido che questo paese, diviso in tre dal voto, possa ritrovare una unità di intenti per affrontare le sfide di una ripresa che non agganceremo mai se non al traino del treno europeo, facendo prevalere quello spirito di coesione nazionale, di intrapresa, di fantasia, di laboriosità che in altre epoche ci ha consentito di fare grande l’Italia.

Lei ha già in mente i Suoi prossimi obiettivi e se così fosse, sarebbe interessato ad un ritorno attivo alla vita politica?
I miei obiettivi attuali sono l’attività professionale e quella universitaria. Cerco di far bene il Presidente di Finlombarda e non ho nostalgie della vita politica, specie a fronte di uno scenario attuale, francamente non entusiasmante.

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