Federdistribuzione, il presidente Frausin: "L'Industria del commercio un valore per il Paese"
- di: Redazione
La Distribuzione Moderna come leva fondamentale per il rilancio del Paese, il suo contributo essenziale alla resilienza italiana durante la pandemia da Covid-19, la scelta della sostenibilità a 360 gradi, le nuove sfide della digitalizzazione, le richieste al Governo. Ne parliamo con Alberto Frausin, neo Presidente di Federdistribuzione.
Dottor Frausin, lei è stato eletto alla presidenza di Federdistribuzione lo scorso 19 marzo. Nel suo discorso ha affermato: ‘Guardiamo oltre l’emergenza: le aziende e le persone della distribuzione moderna sono fondamentali a ogni prospettiva di rilancio del Paese’. Quali Sono i punti fondanti del suo programma di mandato?
Ritengo che le aziende che compongono quella che possiamo definire “l’industria del commercio” rappresentino un reale valore per il Paese, in grado di contribuire concretamente al rilancio economico e sociale. Sono tuttavia molte le sfide che attendono il comparto e più in generale il Sistema Paese nel suo complesso: dalla digitalizzazione alla transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, giusto per sottolineare le principali. Per guidare questi importanti processi di cambiamento e non subirli, ritengo sia necessaria una visione comune: occorre unire le forze all’interno del mondo del commercio e costruire alleanze anche al di fuori del perimetro del nostro settore al fine di creare valore economico, sociale e ambientale per i consumatori, le comunità locali, i collaboratori e i fornitori. Questa è la grande ambizione che cercherò di perseguire attraverso il mio mandato.
Lei è noto anche per l’accento che ha sempre messo sui temi della Sostenibilità (intesa a 360 gradi: ambientale, economica e sociale) e dell’economia circolare. E Federdistribuzione è un’antesignana del Bilancio di sostenibilità. Quali sono le linee fondamentali del vostro impegno su questo fronte, diventato ormai cruciale? Quali i principali risultati concreti ottenuti finora e cosa Federdistribuzione può ancora fare in un orizzonte di medio periodo? Può farci qualche esempio?
La sostenibilità è una priorità sempre più improrogabile ed è una lezione che le aziende della Distribuzione Moderna hanno fatto propria da molto tempo. Parliamo di un tema che abbraccia aspetti indubbiamente ambientali, ma anche sociali ed economici e si riflette sempre più nelle scelte di acquisto e di consumo. L’impegno, per le nostre aziende alimentari e non alimentari consiste nell’integrare sempre più una visione basata sul modello di economia circolare. Diversi gli ambiti di intervento attuali e potenziali: l’attenzione alle materie prime e alla progettazione dei prodotti; il riciclo e riutilizzo dei materiali, ma anche l’efficientamento energetico dei punti vendita, la ridistribuzione delle eccedenze alimentari, sino ad arrivare a progetti che portano nuovo valore per le comunità, come il recupero di aree dismesse e la riqualificazione urbana in generale. Un insieme di azioni che hanno chiaramente profondi impatti sulle logiche produttive ma che aprono la strada anche a grandi opportunità alle aziende che sapranno interpretarli al meglio.
Quanto e come ha inciso il Covid-19 nella Distribuzione Moderna? E come ha reagito il settore, che rappresenta uno dei più importanti snodi economici e sociali del Paese?
Lo spartiacque epocale innescato dall’emergenza sanitaria comporterà ripercussioni negative che rischiano di accompagnarci per anni se non si adottano robuste contromisure che devono essere al contempo immediate e lungimiranti. La Distribuzione, nel suo complesso, ha dato una grande prova di resilienza: lato alimentare sono stati garantiti i regolari approvvigionamenti e il supporto a molte filiere; sul fronte del non food si son dovuti fronteggiare i gravi impatti legati a chiusure e restrizioni che hanno messo a dura prova un importante numero di imprese. Per tutto il mondo distributivo, a prescindere dai settori, è ora determinante rimettere in moto la macchina dei consumi, fattore indispensabile per la ripresa economica, considerato il suo peso sul PIL. La domanda interna ha bisogno di un’iniezione immediata di vitalità, tramite interventi strutturali che ridiano fiducia ai consumatori e ossigeno alle imprese.
Restando sul tema, la pandemia ha ovviamente determinato un forte incremento dell’e-commerce. Guardando al medio periodo, che sarà caratterizzato dall’avanzare della digitalizzazione, quali nuovi equilibri a suo parere si determineranno all’interno dell’omnicanalità dell’offerta della Distribuzione Moderna? In particolare, come vede il futuro degli store fisici? La Gdo italiana è preparata ad affrontare nuovi equilibri e modalità?
Il futuro è senza ombra di dubbio omnicanale: non vanno alzate barriere e va invece agevolata sempre più questa transizione già in essere, ragionando sull’ibridazione tra fisico e digitale. La tecnologia, in tutti i suoi aspetti, sta accompagnando la rapida e inarrestabile evoluzione delle abitudini ed esperienze di acquisto ed è un elemento distintivo nel concept dei nuovi store e nel restyling dei punti vendita già esistenti. Va infatti affermandosi il modello di smart retailing già molto diffuso all’estero: display digitali e carrelli intelligenti, Internet of Things ed etichette parlanti sono già realtà che tenderanno a diffondersi ulteriormente, all’insegna di una shopping experience improntata sul concetto di edutainment. Parallelamente prosegue lo sviluppo dei canali digitali delle imprese. Un processo che va dunque indirizzato e supportato, creando le condizioni per tutelare il principio di leale concorrenza e per dare uniformità alle normative che lo regolano.
Avete evidenziato l’importanza, nella crisi dettata dalla pandemia, avuta dalla Marca del Distributore, che secondo i calcoli di Federdistribuzione ha garantito oltre 100 euro di risparmio a famiglia, oltre ovviamente a garantire la massima qualità. Ci può parlare del ruolo strategico della Marca del Distributore non solo nell’emergenza, ma più in generale nello sviluppo della DM?
La Marca del Distributore è riuscita a interpretare il bisogno di sicurezza e convenienza di molte famiglie italiane, offrendo loro prodotti capaci di coniugare competitività di prezzo, qualità e, sempre più spesso, sostenibilità. Questo risultato è frutto di un percorso iniziato da tempo che negli anni ha saputo affinarsi e migliorarsi. Lo sviluppo proseguirà dunque in questa strada ben tracciata, contribuendo positivamente al rafforzamento del comparto agroalimentare, confermandosi presidio di qualità e convenienza per il consumatore e affermando le imprese della Distribuzione Moderna nel ruolo di guida e stimolo verso modelli di produzione e consumo più sostenibili.
Le associazioni della Distribuzione Moderna e le Organizzazioni agricole hanno raggiunto, nel marzo scorso, un accordo che rappresenta “un’opportunità importante per tutti gli attori del comparto agroalimentare: lavorare in un’ottica di sistema su temi comuni per costruire rapporti di filiera più trasparenti ed equi, a beneficio dei consumatori”. Cosa va cambiato negli attuali rapporti di filiera?
L’ambizione, e gli accordi raggiunti ne danno ampia dimostrazione, è di costruire sempre più rapporti di filiera che, tutelando la necessaria libertà di concorrenza di mercato, continuino a generare valore comune a tutti i livelli di filiera. Ritengo vada poi posta una particolare attenzione alle aziende agricole e alle PMI del Made in Italy che dal confronto con la distribuzione crescono in competitività e aumentano le opportunità di presenza sui mercati internazionali: scenari sempre più competitivi nei quali serve una dimensione industriale per muoversi con successo.