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Verso le Europee: una stanca campagna elettorale lontana dai problemi della gente comune

- di: Redazione
 
Verso le Europee: una stanca campagna elettorale lontana dai problemi della gente comune
Se c'è una cosa che connota la campagna elettorale in vista del rinnovo della struttura politica dell'Europa comunitaria (che si trascina stancamente e senza generare alcun interesse da parte della gente) è la totale mancanza di collegamento con la vita reale.
Perché appare evidente che tutti gli argomenti che si stanno tirando in ballo e che vengono utilizzati per cercare di portare acqua al mulino di questo o quel partito sono lontanissimi dai problemi della gente che andrà a votare (in che percentuale si vedrà, mentre tutto lascia pensare che sarà bassissima).

Verso le Europee: una stanca campagna elettorale lontana dai problemi della gente comune

Gente, in Italia e nel resto dell'Unione, che guarda con distacco, se non addirittura fastidio o sbigottimento, agli argomenti che vengono tirati fuori dai ''politici'' di giornata, molti dei quali, silenti da anni, si sono scoperti ciarlieri sono in queste settimane.
Non vorremmo essere tacciati di mancanza di rispetto per le scelte ''politiche'' che vengono fatte in questa contingenza, ma puntare le proprie fiches sul fatto che il tappetto delle bottiglie di plastica resta attaccato (deve esserlo in base ad una direttiva comunitaria adottata per motivi di sicurezza, soprattutto dei bambini) significa che di argomenti seri non ce ne sono.

O, se ce ne sono, non vengono ritenuti funzionali al solo obiettivo degli strateghi della campagna elettorale: buttarla in caciara. Che poi a farsi portavoce e vessillifero della crociata ''no cap'' sia Matteo Salvini non fa che rafforzarci nel nostro convincimento.
Il grado di aridità di contenuti della campagna trova conferma nel fatto non solo della sparata anti-tappino di Salvini, quanto che, per sfotterlo, Carlo Calenda ha ritenuto utile girare un tutorial per spiegare come si può bere senza per questa rischiare di ingoiare il tappo di cui sopra.
Siamo, insomma, alla frutta.

Forse un po' più di rispetto per la gente sarebbe opportuno, anche perché queste elezioni europee - tradizionalmente poco sentite, e oggi lo sono ancora di meno - poco o nulla c'entrano con l'asse politico Bruxelles-Strasburgo, riducendosi essenzialmente alla voglia di plebiscito confermativo da parte di Giorgia Meloni e alla consapevolezza delle opposizioni che evitare una valanga di voti per il presidente del consiglio (alla ricerca di una affermazione personale, che la rafforzi ulteriormente sullo scenario nazionale) potrebbe servire ad incrinarne le certezze.
Lasciamo a chi ne capisce spiegare come si possa contemperare due diverse derive politiche, in Italia e in Europa, coltivate sulla base di alleanze spurie e che non tengono conto di fattori essenziali, quali la coerenza.
Quello che però ci saremmo aspettati è che i partiti italiani, anche se parliamo di Europa, entità astratta e lontana, guardassero alle difficoltà delle famiglie, ai problemi che esse devono affrontare quotidianamente e che dall'Ue si aspettano risposte di concretezza e non di astruse alchimie politiche.

L'Europa che dovrebbe servire oggi alla gente comune appare spaventosamente lontana da quella che si sta andando a prospettare. Perché, a guardare i sondaggi e la geografia politica attuale dell'Europa, alla fine, sul fronte politico italiano, si determineranno tre schieramenti, fieramente avversarsi e impossibilitati a trovare una soluzione di compromesso. Con il paradosso che ciascuno di questi schieramenti vedrà antiteticamente protagonisti Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega, alleati a Roma e nemici a Bruxelles.
E con la naturale conseguenza che, alla fine, come tra gli highlander, ne resterà solo uno, perché, conti alla mano, non possono vincere tutti.
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