Un’America più isolazionista, “cattiva” e arrogante, secondo il programma di Trump che ha raccolto il successo tra gli americani. Non si contano le prese di posizione del Tycoon in questo senso e i leader europei appaiono piccoli, divisi, impauriti dal fatto che The Donald piegherà tutte le loro obiezioni con l’arma dei dazi. L’Unione, che dopo il debutto della moneta unica (l’unica cosa fatta dalla UE ad aver avuto un certo successo, tanto che oggi rappresenta il 30% cica delle riserve valutarie mondiali) ha perso venti anni per non aver capito che era necessaria una nuova dose robusta di integrazione, si è limitata a gestire l’esistente. Ma, come ricordava un grande presidente della Commissione Europea, Jacques Delors, l’UE è come stare su una bicicletta: o si va avanti o si cade in terra. Noi, non andando avanti, siamo caduti in terra e i numeri impietosamente lo dimostrano: l’economia Usa nel 2000 era pari a quella europea, ora è sopra del 30%, per non parlare della crescita dei redditi: oggi quello che sembra caro agli europei sembra a buon prezzo agli americani.
L’Europa, il suo destino, l’America più "cattiva" e le logiche del Tycoon
Trump, in politica, interna come internazionale, ragiona da affarista. Conosce solo questo linguaggio, quello dei valori, degli ideali, delle responsabilità verso gli altri e verso il mondo non sa neppure sa cosa siano. Uno così lo affronti con gli stessi argomenti che usa, ma la debolezza e la divisione dell’Europa sono troppo manifeste e chiare per pensare che ci sia partita. Finirà come già sta iniziando: una gara dei 27 Stati Ue a pietire da Trump, per sé stessi, un’esenzione, una benevolenza, un occhio di riguardo. Ventisette piccoli indiani, parafrasando Agatha Christie, che il pifferaio magico porterà dove vuole.
Non è stato sempre così. A un certo punto l’Unione Europea era così autorevole (l’autorevolezza le veniva da una spinta convinta della maggioranza dei Paesi europei, che avevano sperimentato come più Europa avesse significato più benessere) che, pochi se lo ricordano e pochissimi lo sanno, quando era Commissario europeo Mario Monti, dopo una lunga battaglia, riuscì ad avere la meglio su Microsoft, determinando la multa di mezzo miliardo inflitta nel 2004 al gigante Usa per abuso di posizione dominante, e introdusse riforme radicali nel sistema europeo di antitrust e di controllo delle posizioni di monopolio, che non furono gradite dagli americani.
Come è avvenuto in questi anni, con l’arroganza di Trump (o ti pieghi o ti chiudo i miei mercati) la situazione di sudditanza dell’Europa diventerà invece ancora più manifesta e umiliante e i leader europei ancora più piccoli e sempre meno rilevanti sul piano mondiale.
Oppure, ma ad oggi è solo un sogno, i Paesi chiave dell’Unione Europea, in primis Germania e Francia ma anche Italia e Spagna (il quartetto vale il 75% del Pil dell’Eurozona), potrebbero realizzare un deciso balzo nell’integrazione, dando vita a un’Unione ristretta più integrata e quindi più forte. Alcuni degli altri Paesi entreranno subito (sia chiaro, via il voto all’unanimità), altri arriveranno, come sempre avvenuto nel cammino prima della Comunità Europea, poi dell’Unione.
Si dice sempre che l’Europa ha fatto balzi in avanti sulla strada dell’integrazione dopo gravi crisi o sull’onda di gravi crisi. Speriamo sia così, ma con leader così deboli (e alcuni di scarso spessore) mi sembra difficile. Se il sogno si avverasse, potremo dire che lo “schiaffo” dell’elezione di Trump è stato salutare.