Euro-scandalo: e il bello (forse) deve ancora arrivare

- di: Redazione
 
Gole profonde, denari scoperti in più case e, soprattutto, in quantità da rendere imbarazzante qualsiasi difesa (che pure viene tentata in queste ore), amicizie che vengono ridimensionate o, peggio, negate e rinnegate.
Il circo Barnum che si è creato attorno allo scandalo che ha infangato le strutture comunitarie europee è la summa di anni e anni di mani libere, in cui in troppi, dietro il paravento salvifico dell'istituzione, hanno fatto il gioco sporco, con manovre trasversali finalizzate al raggiungimento di obiettivi da monetizzare.
Oggi i quattro fermati in Belgio (l'ex vicepresidente Eva Kaili; il suo compagno, l'assistente parlamentare Francesco Giorgi; l'ex eurodeputato Antonio Panzeri e Niccolò Figà-Talamanca, segretario di una ong) dovranno affrontare l'udienza preliminare, il cui esito farà molta luce su quanto gli inquirenti hanno raccolto e, se verrà confermato lo stato di fermo, su quanto sperano di raccogliere ancora, perché la sensazione è che ci sia ancora parecchio da scoprire.

Euro-scandalo: e il bello (forse) deve ancora arrivare

A cominciare dal capire se la montagna di banconote trovate in casa e o nella disponibilità dei Kaili e Panzeri fossero di loro ''pertinenza'', oppure fossero parcheggiate in attesa di essere trasferite ad altri soggetti.
A rendere confuso il quadro generale è la corsa a prendere le distanze dagli inquisiti, soprattutto da parte di chi non è indagato, ma ritiene di dovere marcare le differenze con la ''banda dei quattro''. L'ultimo, in ordine di tempo, è l'eurodeputato della sinistra Andrea Cozzolino (di cui Giorgi era assistente), che ha annunciato la sua ''autosospensione'', una delle formule - parliamo in generale, questo è chiaro - alla quale i politici ricorrono per non prendere una decisione, lasciandosi nel limbo politico in attesa di potere tornare.

Cosa significhi autosospendersi è uno degli enigmi della nostra esistenza, soprattutto perché a questo meccanismo si fa ricorso, solitamente, come ha scritto Cozzolino, ''per tutelare me stesso, la mia moralità, la mia integrità politica''. Partendo dal presupposto che lui, Cozzolino, non c'entri nulla, perché ''autosospendersi'' se non si è fatto nulla? Certo oggi qualche perplessità la si ha leggendo che, prima del voto con il quale, il 24 novembre, l'europarlamento si pronunciò sui diritti umani in Qatar, Cozzolino aveva, con una mail, invitato i colleghi dell'assemblea a non votare il punto in cui si accusava Doha di avere corrotto per ottenere l'assegnazione della Coppa del Mondo di calcio. Ora, da un punto di vista garantista, la sua affermazione che ''il parlamento Ue non dovrebbe accusare un Paese senza prove delle autorità giudiziarie competenti'' potrebbe essere ineccepibile (anche se fece un paragone con i mondiali tedeschi del 2006).

Ma si sa che anche le parole del Vangelo, della Bibbia, della Torah o del Corano, anche le più dolci e intrise di bei sentimenti, possono essere interpretate all'abbisogna. E quelle di Cozzolino, in effetti, ad una lettura postuma, appaiono forse troppo votate ad una difesa d'ufficio del Qatar.
Ma, e questo è un interrogativo che ci si deve porre, in quanti realmente erano coinvolti in questa operazione, sempre che le indagini confermino il profilo di illegalità?
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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