Turchia: approvata legge che permetterà controllo sui social network

 
Il 29 luglio del 2020 rischia di essere una data ricordata per un deciso passo indietro nella libertà di espressione per quanto riguarda la Turchia: il parlamento ha ufficialmente approvato una legge che permetterà al governo di operare una stretta sui controlli riguardanti i social network.

La notizia è stata riportata da Anadolu, la principale agenzia di stampa del paese. Il provvedimento era stato proposto tempo fa dal Partito della Giustizia e dello Sviluppo (cioè quello del presidente Erdogan) e dal Partito del Movimento Nazionalista che è suo alleato nell'esecutivo. Grazie a questa legge, tutte le società che sono proprietarie dei social network avranno l'obbligo di possedere anche una sede e dei rappresentanti direttamente in Turchia, cosa che permetterebbe al personale di rispondere direttamente a ogni reclamo fatto riguardante i contenuti pubblicati sulle rispettive piattaforme.

La decisione di approvare questo provvedimento arriva dalla necessità (espressa dalle forze di governo) di contrastare il fenomeno delle notizie false diffuse su internet, di proteggere la privacy degli utenti e ridurre al minimo il numero dei reati informatici.

Questa legge è stata già aspramente criticata dai partiti dell'opposizione che la vedono come un'eccessiva limitazione alla libertà di espressione online, cosa a cui si va ad aggiungere anche la stretta nei confronti delle aziende. Se le società che possiedono i social infatti non rispetteranno tutte le indicazioni contenute nel provvedimento rischieranno una riduzione dell'accesso alla rete internet fino a un massimo del 90% e persino un blocco degli annunci pubblicitari.

Come riportato dal Post, ogni società avrà 48 ore per fronteggiare un reclamo fatto da un utente e solamente 24 ore per rimuovere un contenuto ritenuto inadatto su ordine dei tribunali che in Turchia sono per la maggior parte sotto il controllo del Partito della Giustizia e dello Sviluppo.

Il provvedimento, che comprende anche un obbligo dei fornitori dei social media di archiviare i dati per gli utenti turchi in modo da permettere ai magistrati di usufruirne nel corso delle indagini, pochi giorni fa era stato definito una "legge da nuovo Medio Evo per la libertà online" direttamente dal vicedirettore di Human Rights Watch, Tom Porteous.
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