Immigrazione, Londra vs Parigi: "Fermate le partenze e riprendetevi i clandestini"

- di: Jean Aroche
 
È abbastanza bizzarro quanto sta accadendo dalle parti della Manica dove, all'improvviso, le autorità britanniche si sono accorte che il problema dell'immigrazione clandestina, e quindi illegale, con la Brexit si è terribilmente complicato. Perché ora le proteste (perché è di questo che stiamo parlando) rivolte a Parigi non sono più nell'ambito di una comune strategia della gestione del problema immigrati. Ora c'è da un lato l'Europa (che, su questa tematica, procede comunque in ordine sparso) e dall'altro una Gran Bretagna che, con la Brexit, pensava di essersi messa al riparo dalle ondata di clandestini che vedevano nel Regno Unito se non proprio il paradiso, qualcosa di abbastanza somigliante.

Quando si tratta di invasione, come viene con sempre maggiore frequenza definita la massa di clandestini che approdano, in mille modi, sulle coste britanniche, non c'è molto da fare se non avviare le procedure di identificazione per poi verificare se sussistono le condizioni per la concessione di uno status che consenta all'immigrato di avviare l'iter di regolarizzazione. Ma non ci sono molte contromosse se, come è accaduto il 9 agosto a Dover sono arrivati migranti, parecchi dei quali bambini.

Gli arrivi non sono mai massicci (in questo modo replicando il modello su cui si regge l'immigrazione clandestina che raggiunge le coste italiane), ma ''frazionati''.
Tante imbarcazioni, spesso poco più che gusci di noce, sulle quali i clandestini attraversano la Manica, che garantisce sempre acque tranquille. Ma la bella stagione sta aiutando gli arrivi: 9 agosto: 65 migranti su quattro imbarcazioni improvvisate; 8 agosto, 151 clandestini; 7 e 6 agosto, rispettivamente 146 e 235 migranti.

Lo schema è ormai collaudato: quando l'alba non è ancora arrivata, sulle coste francesi i migranti clandestini si ritrovano sperando che il bel tempo li assista nella traversata, appena trenta chilometri.
Approfittando della stagione favorevole e quindi del mare calmo, si imbarcano al mattino presto sulle spiagge francesi e cercano di raggiungere le coste inglesi, distanti una trentina di chilometri nel passaggio più stretto. La maggior parte dei migranti utilizza piccoli gommoni motorizzati, sovraccarichi all'inverosimile, cosa che rende la traversata molto pericolosa. E se non si hanno i soldi per pagarsi il passaggio su un gommone, ci sono alternative, addirittura più pericolose. Come quella di affrontare il mare a bordo di canoe, che forse sono sicure in un torrente, ma che diventano una roulette russa se devi affrontare le correnti del mare aperto.
Non c'è una categorizzazione che regge su chi arriva. Né di genere, né di età, né di provenienza (Iraq, Siria, Afghanistan o Yemen).

Ma se prima c'era una solidarietà comunitaria, oggi la Gran Bretagna si sente improvvisamente sola, quasi che dall'altro lato della Manica si faccia di tutto per metterla in difficoltà. Ora il bersaglio di Londra è la Francia accusata, senza tanti giri di parole, di essere molto, anzi troppo tollerante nei confronti di chi, illegale, vuole raggiungere le coste britanniche. Il ministro dell'Interno britannico, la ultraconservatrice Priti Patel, evidentemente ha ritenuto la misura colma e domenica è salita su una motovedetta della Guardia costiera per accertarsi di persona dell'ampiezza del fenomeno. E quando ha avuto contezza della situazione, ha sparato bordate di accuse nei confronti della Francia: "Il numero di migranti che arrivano sulla costa è assolutamente spaventoso e vergognoso". Patel ha quindi chiesto a Parigi un giro di vite, in primo luogo impedendo la partenze delle imbarcazioni e, quindi, riprendendosi i migranti che, raggiunte le coste britanniche, sono stati intercettati in attesa d'essere rispediti indietro.

Il ragionamento del ministro Patel è, ai suoi occhi, a prova di bomba: “La Francia e gli altri Stati dell'UE sono Paesi sicuri. I veri rifugiati dovrebbero cercare asilo lì, piuttosto che rischiare la vita e infrangere la legge venendo nel Regno Unito".
Chi avrà il coraggio di dire alla decisionista Priti Patel che la Francia, quando becca immigrati che arrivano dall'Italia, li rimanda indietro senza tanti complimenti e garanzie?

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