Le aziende giapponesi nel mirino dei fondi di investimento anglosassoni

- di: Brian Green
 
Il Giappone sta vivendo un momento epocale della sua economia, assistendo ad una repentina evoluzione dei rapporti tra aziende e rispettivi azionariati, quando questi ultimi hanno al loro interno fondi di investimento, sempre contraddistinti da un pragmatismo che spesso travalica nell'aggressività.
Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti: il 7 aprile, il fondo di investimento lussemburghese CVC, alleandosi con l'americana KKR, ha presentato un'offerta formale di acquisizione per l'intero gruppo di elettronica ed energia Toshiba, per 20 miliardi di dollari (equivalenti a 16,8 miliardi di euro). Il giorno successivo, il fondo americano Bain Capital ha ulteriormente confermato confermato di volere acquisire Hitachi Metals, la filiale metallurgica di uno dei maggiori conglomerati del Paese.

Gli annunci non sono stati una sorpresa. Toshiba è in evidente difficoltà e sta lottando per riprendersi dagli scandali contabili che l'hanno fortemente condizionata. Da parte sua Hitachi aveva annunciato l'intenzione di chiudere le sue attività nel settore della meccanica, per indirizzare ogni sua risorsa verso l'elettronica e l'It.
Ma l'identità degli acquirenti, i fondi di investimento anglosassoni, è indicativa dell'importante sviluppo del capitalismo giapponese che si sta registrando negli ultimi dieci anni. L'ascesa degli azionisti esterni sta infatti diventando sempre più significativa nella governance delle aziende del Paese.

Per ridare dinamismo a un settore privato cristallizzato, l'allora primo ministro Shinzo Abe, tra il 2012 e il 2020, impose alle aziende di ''aprirsi'' e quindi trarre energie - migliorando le proprie performance - dall'interazione con gli azionisti.
Questa apertura ha visto arrivare, sullo scenario giapponese, così come era avvenuto in Europa e Stati Uniti, fondi di investimento molto aggressivi, il cui modo di operare, già nel 1989, in un libro fu etichettato come "Barbari alle porte".

Questi specialisti del "leveraged buyout" (il meccanismo dio acquisizione di una società sfruttando la sua capacità di indebitamento), dopo avere agito in America prima e negli Stati Uniti dopo, ora hanno nel mirino il Giappone, minacciandone il particolare modello d'economia e finanza. Dove, a partire dal dopoguerra, era invalso l'obiettivo di creare un'armonia tra venditore, acquirente e azienda. Le aziende quindi hanno fidelizzato i dipendenti per tutta la vita chiedendo in cambio assoluta lealtà. Il modello, il sanpo Yoshi, in giapponese, ora viene adottato soprattutto in Europa, dando vita a un capitalismo responsabile.
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