Predatori di dati: il caso Equalize impone una ferma risposta delle Istituzioni
Il caso Equalize impone una ferma risposta delle Istituzioni
- di: Redazione
La vicenda della società che, dietro compenso di clienti o per oscuri fini propri, depredava i suoi obiettivi dei loro dati personali, della loro vita e anche di quella dei loro familiari, è solo un aspetto della giungla che, in Italia, è il sistema telematico che consente al più bravo (non necessariamente anche onesto) di entrare nei segreti degli altri e farne anche commercio.
Equalize, quindi, come simbolo di una sicurezza telematica che è talmente permeabile da consentire ad un informatico - Samuele Calamucci - di intromettersi nelle banche dati di quei segmenti dello Stato (come il ministero dell'Interno) che, per mandato, controllano, ma anche vegliano, acquisendo informazioni.
Predatori di dati: il caso Equalize impone una ferma risposta delle Istituzioni
Ma all'Equalize la razzia di dati personali era diventata non solo una fonte di enormi guadagni, nell'ordine di milioni di euro, ma anche una consuetudine, una prassi collaudata da mettere al servizio di chi, sempre per fili illeciti, chiedeva di gettare un occhio illegale su un indirizzo mail, su un conto corrente, sugli accertamenti del sistema fiscale.
Una fabbrica di denaro che ha ingigantito l'arroganza dei vertici della società. Al punto da portare Calamucci a dire ''abbiamo l'oro in mano'', perché ''con i report che abbiamo noi possiamo sputtanare tutta l’Italia''.
Di altissimo livello alcuni dei soggetti monitorati, secondo quanto emerso dall’indagine. Al punto che la società di investigazioni, di cui è ''dominus'' Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera Milano, e che ha come socio di minoranza un ex funzionario di Polizia, Carmine Gallo, era riuscita a intercettare un indirizzo mail del presidente della repubblica. Sergio Mattarella.
Oltre alla gravità intrinseca della scoperta di una vera e propria centrale di intelligence illegale, a fare sensazione è la massa di dati che Equalize aveva accantonato negli anni della sua attività. I numeri sono imponenti e al tempo stesso inquietanti, perché ancora non si comprendono bene le finalità per le quali i dati siano stati raccolti.
Un numero su tutti: secondo le indagini dei pm di Milano, l'Sdi (il Sistema di indagine del Ministero dell'Interno) ha subito quasi 53 mila estrazioni di dati, ma gli atti giudiziari e amministrativi acquisiti illecitamente sono stati calcolati nel doppio. Una attività che, per il pm De Tommasi, ha rappresentato ''un pericolo per la democrazia di questo Paese, in grado di 'tenere in pugno' cittadini e istituzioni''. Ma non solo perché le estrazioni illecite di dati avrebbe condizionato procedure pubbliche e imprenditoriali.
Davanti a questo quadro, devastante per la credibilità delle Istituzioni oggetto di attività illegali che potrebbero averne condizionato l'attività, lo Stato deve reagire, anche se qualsiasi proposta di inasprimento delle pene previste per reati di profilo telematico non potrebbe, non essendo retroattivo, riguardare coloro che operavano dentro Equalize o ne commissionavano i servizi. Ma la risposta dello Stato non può tardare e non limitarsi solo a condanne più alte, ma dotando le varie banche dati dello Stato di barriere impossibili da essere penetrate. Anche se, alla fine, il più bravo troverà sempre uno che lo è più di lui.