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Elezioni 2022 - Ora Giorgia Meloni governi la vittoria

- di: Diego Minuti
 
Elezioni 2022 - Ora Giorgia Meloni governi la vittoria
Quando i numeri ti premiamo come hanno fatto con Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia, per strano che possa sembrare l'asticella delle difficoltà si alza e di parecchio. Perché se la vittoria è un trionfo tutto cambia, dai rapporti di forza con gli alleati, alle prospettive, all'esigenza di dimostrarsi all'altezza di un compito oggettivamente difficile.
Il discorso che Giorgia Meloni ha rivolto ai suoi sostenitori, ma soprattutto al Paese, quando ancora i dati erano non definitivi, anche se univoci, ha voluto essere di equilibrio, rassicurante, ma, tra le pieghe, ha detto anche cose molto importanti.

Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni trionfano alle elezioni 2022

Soprattutto quando, rivendicando la vittoria come frutto della coerenza e del coraggio, ha fatto appello alla necessità che, di fronte alle prossime sfide del Paese, si possa trovare il conforto di tutti. Che poi questo si riduca ad un semplice auspicio è cosa che coinvolge anche altri, alleati ed avversari che ora saranno costretti a confrontarsi con un interlocutore ''ingombrante'', che sarà presente in Parlamento con numeri schiaccianti, dai quali non si potrà prescindere non solo per la formazione del prossimo governo, ma anche per quelle riforme (a cominciare dal presidenzialismo) che Meloni ha agitato come una bandiera.
Governare la vittoria, quindi, per il presidente di Fratelli d'Italia, non è una opportunità, ma una esigenza, come quella di non marcare eccessivamente - almeno a parole - il distacco che le urne hanno regalato al partito nei confronti degli alleati che sino alla fine hanno mostrato una presunzione, quasi una superiorità ''genetica'' che non poteva poggiare su nulla.

Se il voto ha disintegrato le ambizioni di Salvini e perimetrato in confini esigui Forza Italia, Meloni può gioirsene, ma non più di tanto perché a vincere è stata la coalizione, pur se con rapporti di forza imbarazzanti per gli alleati, ridotti al ruolo di comprimari. Cosa di cui si accorgeranno quando si tratterà di mettere a punto la compagine del prossimo governo, in cui alcune ambizioni personali sicuramente usciranno fortemente ridimensionate. Così come gli auto-attribuiti ruoli di registi del centro-destra, come qualcuno, con sorprendente disinvoltura, si è definito.

Ora l'agenda di Giorgia Meloni è scandita dai tempi dell'attesa dell'esito ufficiale del voto e, quindi, da come il presidente della Repubblica intende esplicare il ruolo di garante della Costituzione.
Ovvero come Mattarella eserciterà le sue prerogative nel momento in cui, dato per scontato il mandato a Giorgia Meloni e la formazione del nuovo governo, egli dovrà valutare se i profili dei nuovi ministri siano confacenti all'importanza dell'incarico.

Sergio Mattarella, in un passato nemmeno tanto lontano, ha detto la sua quando gli è stato proposto un ministro dichiaratamente contrario all'Unione europea e quindi a lui non gradito e nulla vieta di pensare che, nella compagine del futuro governo, chieda presenze che non mostrino ostilità preconcette verso gli impegni internazionali dell'Italia. Una preoccupazione che potrebbe apparire esagerata o fuor di luogo considerando le ripetute prese di posizioni filo-atlantiche di Fratelli d'Italia, ma che si è in qualche modo palesata nuovamente dopo che i primi a congratularsi con Giorgia Meloni sono stati proprio degli euroscettici conclamati a parole, ma che di fondi europei vivono.
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