Elezioni 2022 - I contenuti sacrificati, per i candidati necessaria solo la forma
- di: Diego Minuti
Ancora due giorni e, finalmente, finirà questa strana campagna elettorale fatta con temperature canicolari, tra un bagno e una granita. Una campagna dove i contenuti sono stati sacrificati a tutto vantaggio della forma, dove ci si è accapigliati su questioni meramente semantiche e non si è andato al cuore dei problemi.
Qualcuno cerca di farlo (come Matteo Salvini e il suo continuo mantra sullo scostamento di bilancio, accompagnato dai tradizionali gesti con le mani e il ripetere che lui è pagato dagli italiani, bontà sua..), ma con poco impatto sull'opinione pubblica. Definizione che, in parole povere, riguarda i milioni di italiani che confusi erano e confusi restano, traducendo tutto questo nell'incertezza su se e chi votare. Che non sono domande da poco, perché, a dirla con una spolverata di epos, traducono quanto non stato fatto negli anni, quanto poco hanno convinto le politiche portate avanti e quelle promesse o minacciate.
Elezioni 2022 - I contenuti sacrificati, per i candidati necessaria solo la forma
La massa degli indecisi - molti milioni - fa gola ai partiti, che si stanno arrabattando a trovare argomenti che facciano presa, spesso non riuscendovi. Non per mancanza della loro fondatezza, quanto perché vengono messi nel gigantesco tritacarne di dichiarazioni ad effetto, dirette a quella parte della popolazione meno adusa al linguaggio dei politici e sui quali qualche promessa può fare qualche effetto.
L'esempio più eclatante è quello di Silvio Berlusconi che ha riproposto sostanzialmente il programma politico del 1994, con qualche naturale aggiustamento. Ovvero adeguando alla situazione complicata di oggi qualcosa che, come argomento, quasi trent'anni fa andava bene. Perché i bisogni della gente sono rimasti lo stesso (condensabili nella speranza di vivere meglio), anche se il panorama è profondamente mutato. Ed allora sono tornate le vecchie promesse, che riguardano le singole persone, meglio se in difficoltà economiche.
I politici italiani, quindi, sembrano essersi concentrati, in questa campagna elettorale, solo sul contingente, con pochissimi discorsi di prospettiva che non fossero legati al solito ritornello ''cambieremo'' oppure ''continueremo'', promesse rispettabilissime se fossero accompagnati da proposte, o meglio ancora programmi.
Pensare che, una volta che nascerà il nuovo parlamento, ci possano essere temi e soluzioni condivisi su temi importantissimi (ambiente, conti dello Stato, giustizia, famiglia) è pura utopia, quasi follia, perché a confrontarsi non sono due tesi, ma due ideologie, anche se - nell'ambito delle coalizioni e alleanza - con dei distinguo anche sostanzialo.
Non solo non si va d'accordo su nulla (e questo ci può stare), quanto si sbarra la strada a ipotetiche future convergenze, anche su argomenti vitali per lo Stato, sulla base del presupposto che ''io ho ragione e tu torto, oggi e per sempre''. Il modo peggiore di perseguire il bene del Paese.
Poi ci sono le strategie della campagna elettorale, in cui a spadroneggiare è il ''ma anche'' in cui di un argomento si dà una soluzione, ma non se ne nega un'altra.
Coerenza, coerenza: dove mai sei finita?