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Scacco Usa sui dazi: Apple corre, l’America alza il muro

- di: Matteo Borrelli
 
Scacco Usa sui dazi: Apple corre, l’America alza il muro
La Casa Bianca stringe sui dazi — 10% globale e colpi settoriali — mentre Apple promette 100 miliardi per riportare pezzi di filiera in Nord America. Effetti su prezzi, catene del valore e rapporti con Ue, Canada e Asia.

(Foto: Donald Trump, l'America trumpiana sempre più chiusa e aggressiva).

L’America accelera sul protezionismo, la Silicon Valley ricalibra i piani industriali. Mentre la Casa Bianca spinge su tariffe generalizzate del 10% e su reciprocal tariffs calibrati Paese per Paese, Apple annuncia altri 100 miliardi di dollari per consolidare fornitori e capacità produttiva in Nord America. L’obiettivo è uno: contenere l’onda d’urto delle barriere doganali sui conti e sulle catene di fornitura.

Che cosa cambia davvero

Il nuovo corso tariffario parte dalla proclamazione di emergenza nazionale e dall’uso dell’IEEPA, che ha consentito l’attivazione del dazio-base al 10% e di aliquote differenziate per i partner con maggiori squilibri commerciali verso Washington. Nei documenti ufficiali spiccano valori-guida: Ue al 20%, Giappone al 24%, India al 26%, Canada intorno al 35% dopo aggiustamenti estivi, Cina fra 34% e rialzi successivi.

I nuovi colpi settoriali

In parallelo, il fronte settoriale si è allargato: legname, cucine, arredi sono finiti nel mirino con 10%–25% e possibili aumenti a inizio anno. Il rischio per l’economia reale è un aumento dei costi per edilizia, arredamento e filiere a valle.

La contromossa di Apple

Apple sceglie l’anticipo. Il pacchetto da 100 miliardi — che porta l’impegno quadriennale a 600 miliardi — punta a una filiera del silicio onshore, collaborazione con fornitori statunitensi e investimenti in lavorazioni critiche. Tradotto: meno rischio doganale, più resilienza su chip, assemblaggi e packaging.

Prezzi, supply chain, geopolitica

Gli effetti attesi sono tre: prezzi più tesi in edilizia e interior; catene globali riallineate con nearshoring e doppie linee per servire il mercato USA; geopolitica commerciale più frizionata, mentre alcuni partner cercano deroghe o cap alle aliquote.

L’Europa sotto pressione

Sul fronte europeo cresce il rischio di dumping indiretto: gli shock fra USA e Asia spingono flussi verso l’Ue, dove franchigie e-commerce e differenze regolatorie possono aprire varchi. Le associazioni del tessile segnalano surplus d’offerta e guerre di prezzo che erodono i margini.

La narrativa politica e la replica delle imprese

La linea della Casa Bianca è perentoria: “una dichiarazione di indipendenza economica”, con i dazi come leva per “rendere l’America molto ricca”. Le imprese, però, avvertono il rischio di inflazione importata e input cari per PMI e famiglie.

Cosa guardare adesso

I prossimi passi chiave: deroghe e accordi bilaterali, l’eventuale estensione dei dazi settoriali e il cronoprogramma degli investimenti industriali annunciati da Big Tech. Ogni trimestre può spostare miliardi di ordini e ridisegnare la mappa della manifattura. 

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