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Il risparmio italiano parla piemontese: Biella resta al verti

- di: Bruno Coletta
 
Il risparmio italiano parla piemontese: Biella resta al verti
Nel 2023 la propensione al risparmio cresce quasi ovunque. Milano, Roma e Torino concentrano il 25% dell’ammontare, ma la vera virtù è nelle province medio-piccole. I dati Unioncamere-Tagliacarne raccontano un’Italia cauta, diseguale, e sempre più precauzionale.

Un’Italia che risparmia, ma non tutta allo stesso modo

Biella, Asti e Vercelli: tre province piemontesi si spartiscono il podio della parsimonia italiana. È il dato più vistoso – e al tempo stesso più simbolico – del nuovo studio di Unioncamere e del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne. Una ricerca che fotografa in profondità la propensione al risparmio delle famiglie italiane, provincia per provincia, rilevando tendenze demografiche, squilibri territoriali e fattori socioculturali determinanti.

Nel 2023, la media nazionale della propensione al risparmio si è attestata all’8,3%, in crescita rispetto al 7,5% del 2019. Ma è nelle province medio-piccole che si registra la maggiore capacità di accantonamento: Biella svetta con il 15,5%, seguita da Asti (13,6%) e Vercelli (13,6%). All’estremo opposto si collocano Crotone (4,6%), Siracusa (4,7%) e Trapani (4,8%), fanalini di coda in un Paese che continua a rispecchiare, nei suoi comportamenti finanziari, le profonde disparità economiche e sociali.

Piemonte superstar, Lombardia roccaforte

Il Piemonte non solo domina il podio ma piazza cinque province nelle prime dieci posizioni, con Alessandria quinta e Novara decima. Non a caso è la regione con la più alta propensione al risparmio a livello nazionale (11,2%). La Lombardia, con un 10,9%, si conferma la regione che accumula più risparmio in assoluto, detenendo da sola il 27,1% del totale italiano, pari a 29,6 miliardi di euro su 109 complessivi.

A seguire, nell’ammontare assoluto del risparmio, si trovano l’Emilia-Romagna (11%) e il Piemonte (10,7%), mentre il Lazio, pur contando su Roma, si ferma all’8,8%. Le regioni del Sud e le Isole, tutte insieme, raccolgono solo il 16,3% del risparmio nazionale.

Città ricche ma poco parsimoniose

Il dato forse più sorprendente è che reddito disponibile e risparmio non sempre vanno di pari passo. In ben 15 province – più della metà nel Triveneto – si riscontra un’anomalia: redditi sopra la media nazionale ma propensione al risparmio sotto la media. Il caso emblematico è Bolzano, con un reddito disponibile superiore del 39,4% alla media italiana ma una capacità di risparmio inferiore del 14%. Analogo discorso per Roma (+14,1% di reddito, -6,3% di propensione) e Cagliari (+4,3% e -35,7%).

Secondo gli analisti, questa discrepanza si spiega con fattori strutturali e culturali, ma anche con il peso del costo della vita e l’organizzazione della spesa familiare.

Le province “virtuose” nonostante le difficoltà

In controtendenza, ci sono 18 province (sei delle quali al Sud) che riescono a risparmiare più della media pur avendo redditi inferiori. È il caso di Asti (propensione +65%, reddito -7%), Alessandria (+49,5%, -1,2%) e Avellino (+25,8%, -28,6%). Questi territori, pur con meno disponibilità, mostrano una resilienza finanziaria che riflette una maggiore prudenza e spirito di adattamento.

Le province minori restano il cuore parsimonioso del Paese. Nelle prime venti posizioni per incremento del risparmio tra il 2019 e il 2023 troviamo otto province del Mezzogiorno. È il segno di una risposta razionale all’incertezza economica: quando cresce l’instabilità, cresce anche la cautela”, ha commentato Gaetano Fausto Esposito, direttore del Centro Studi Tagliacarne.

Composizione familiare e livello di istruzione fanno la differenza

Dallo studio emerge un chiaro identikit delle famiglie risparmiatrici: nuclei più piccoli della media, presenza significativa di over 64 e una quota di laureati superiore al dato nazionale (8,8% contro 7,9%). Il fattore demografico incide anche sulla dinamica del risparmio tra province metropolitane e non: le città metropolitane risparmiano di più in termini assoluti, ma le province medio-piccole si rivelano più virtuose in termini percentuali.

Biella regina da cinque anni. Le dinamiche più sorprendenti

Biella è stabilmente prima in classifica da cinque anni consecutivi, ma la mobilità non manca. Tra il 2019 e il 2023, Gorizia guadagna 14 posizioni, Lucca, Udine e Trieste ne recuperano 12, mentre Oristano risale di 12 gradini. Sul fronte opposto, Caltanissetta perde 16 posizioni, Isernia 11, Enna e Messina 10.

Sono numeri che raccontano non solo differenze strutturali, ma anche cambiamenti culturali e nuove abitudini familiari, spesso dettate da shock esterni come l’inflazione o il caro energia.

L’Umbria: tra cautela e moderazione

Nella fotografia nazionale, l’Umbria occupa posizioni intermedie: la propensione al risparmio regionale è del 6,4% (contro l’8,3% italiano). Perugia si attesta al 6,5% e Terni al 6,9%. Quanto all’ammontare assoluto, la regione pesa per l’1,1% del risparmio nazionale, pari a poco meno di 1,2 miliardi di euro.

Quattro province peggiorano rispetto al pre-Covid

Nel 2023, solo quattro province su 107 hanno registrato una propensione al risparmio inferiore rispetto al 2019: Isernia, Pavia, Cremona e Lodi. Tutte le altre, pur tra mille difficoltà, hanno visto crescere la propria capacità di accantonamento. Un dato che va letto come un segnale di adattamento collettivo al nuovo clima economico: tra inflazione, incertezza geopolitica e mutamenti del mercato del lavoro, le famiglie italiane riscoprono il valore del risparmio.

Un’Italia più sobria, ma non più equa

L’analisi Tagliacarne restituisce un’Italia in cui il risparmio diventa sempre più una risposta precauzionale all’instabilità, più che un segnale di benessere diffuso. Se da un lato aumenta la quota delle famiglie che mettono da parte qualcosa, dall’altro restano profonde diseguaglianze territoriali: chi ha più reddito non è detto che risparmi di più, chi ha meno talvolta risparmia meglio.

In un Paese segnato da divergenze sociali e demografiche, la geografia del risparmio diventa un indicatore prezioso della resilienza silenziosa che attraversa le province italiane. Ma anche un campanello d’allarme: quando la prudenza è figlia dell’incertezza e non della fiducia, è la tenuta del sistema a essere in discussione.

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