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Natale da salasso: caro voli, treni e benzina alle stelle

- di: Matteo Borrelli
 
Natale da salasso: caro voli, treni e benzina alle stelle
Natale da salasso: caro voli, treni e benzina alle stelle
Voli fino a oltre 800 euro, treni quasi a 200 e carburanti in risalita: per raggiungere casa a Natale 2025 serve un budget da alta finanza più che da vacanza in famiglia.

Un biglietto per casa che vale oro

Il copione purtroppo è noto, ma quest’anno ha un sapore ancora più amaro. Chi prova a comprare oggi un volo interno con partenza il 24 dicembre e rientro il 6 gennaio scopre che il semplice rientro al Sud può trasformarsi in un lusso.

Su alcune delle principali tratte tra Nord e Sud i prezzi minimi per un andata e ritorno in classe economy si collocano nell’ordine di diverse centinaia di euro: oltre 500 euro per collegare il Nord con la Sicilia, poco meno per raggiungere la Calabria o la Puglia. Non si tratta di tariffe “premium”, ma di biglietti base acquistati con qualche settimana di anticipo.

Ancora più impressionanti sono i casi limite: su rotte molto battute come Milano Linate–Catania, nelle date clou delle festività il costo complessivo può arrivare a superare gli 800 euro a persona, una cifra paragonabile a un volo intercontinentale.

Le associazioni dei consumatori parlano apertamente di “Natale da salasso”. Da un lato ci sono famiglie che vivono al Nord e tornano nelle regioni d’origine, dall’altro studenti e lavoratori fuori sede che si trovano a fare i conti con tariffe che spesso superano l’affitto di un mese.

Sicilia e Sardegna, le rotte più bollenti

Il focus, ancora una volta, è sulle tratte verso Sicilia e Sardegna, dove la domanda esplode a ridosso delle feste e l’offerta di posti resta limitata. Le analisi dei consumatori evidenziano rincari che possono arrivare fino a molte volte il prezzo di bassa stagione.

Confrontando le tariffe del 23 dicembre con quelle di una giornata feriale di metà gennaio, su alcuni collegamenti emergono scostamenti impressionanti: per un Milano–Palermo il prezzo può essere fino a quasi dieci volte superiore rispetto alla stessa rotta effettuata a gennaio; per un Milano–Catania si registrano aumenti vicini a otto volte la tariffa di riferimento. Anche le rotte per la Sardegna non sono da meno, con incrementi che arrivano a oltre tre volte e mezzo il prezzo di inizio anno.

Molti viaggiatori raccontano di aver rinunciato al rientro perché il costo complessivo per una famiglia, tra voli e bagagli, supera abbondantemente i mille euro. C’è chi sposta il ritorno a gennaio, chi valuta il traghetto, chi semplicemente rimanda l’abbraccio con i parenti.

Le associazioni di tutela sono sul piede di guerra. Un rappresentante dei consumatori denuncia: “Su alcune rotte natalizie i rincari superano di molte volte la tariffa base, rendendo il viaggio di ritorno un privilegio per pochi”, sottolineando come ormai il rientro per le feste sia diventato una voce di spesa strutturale nel bilancio annuale delle famiglie del Mezzogiorno.

Treni ad alta velocità, l’alternativa non è economica

Chi prova a ripiegare sull’alta velocità non trova necessariamente sollievo. Simulando un viaggio di sola andata attorno al 20 dicembre, emergono prezzi tutt’altro che popolari per collegare il Nord con il Sud del Paese:

  • Torino–Reggio Calabria: intorno ai 200 euro per un biglietto di sola andata;
  • Milano–Reggio Calabria: circa 185 euro;
  • Torino–Lecce: nell’ordine di 180 euro;
  • Milano–Lecce: oltre 150 euro;
  • Genova–Reggio Calabria: cifre superiori a 160 euro.

Si tratta di tariffe dinamiche, determinate dagli algoritmi delle compagnie ferroviarie, che crescono man mano che i posti più economici si esauriscono. Anche qui a fare la differenza è il tempo: chi ha prenotato con molti mesi di anticipo ha potuto spuntare prezzi sensibilmente più bassi, ma chi organizza il viaggio sotto data si trova spesso davanti a una scelta obbligata.

Un altro nodo è la capienza dei treni verso il Sud, specie nei giorni di picco. In molti casi l’alta velocità si ferma a Napoli, Salerno o al massimo a Reggio Calabria, costringendo chi prosegue verso le regioni più estreme o le isole a combinare più mezzi di trasporto, con aumento di costi e tempi.

Carburanti, il viaggio in auto non è più una fuga low cost

Neppure l’auto privata è più la via di fuga economica di un tempo. I dati più recenti sul prezzo medio dei carburanti in modalità self mostrano una benzina attorno a 1,70 euro al litro e un gasolio non lontano da questa soglia, con differenze tra regione e regione ma un trend complessivo di lenta risalita.

Lungo la rete autostradale, soprattutto nelle aree più trafficate e nei periodi di punta, non è raro trovare prezzi che gravitano attorno o oltre i 2,20–2,30 euro al litro per la verde in modalità servito. Numeri che, su viaggi di 800–1.000 chilometri, si traducono in decine di euro in più a pieno, specialmente per chi guida auto più pesanti o cariche di bagagli.

L’effetto complessivo è che anche il classico “viaggio in macchina per risparmiare” tende a perdere competitività rispetto a treni e aerei, soprattutto se si viaggia da soli o in coppia. Il conto si alleggerisce solo in presenza di auto a basso consumo o se si divide la spesa tra più passeggeri.

A complicare il quadro c’è la prospettiva di ulteriori ritocchi alle accise prevista dalle prossime manovre di bilancio, che potrebbe mantenere il livello dei carburanti su una quota elevata anche nel 2026.

Gli algoritmi dietro il caro trasporti

Il comune denominatore di questo caro-trasporti natalizio è la logica di prezzo dinamico che governa sia i cieli sia i binari. Le compagnie calibrano le tariffe in base a una combinazione di fattori: andamento delle prenotazioni, storico degli anni precedenti, periodo dell’anno, saturazione dei posti e, naturalmente, concorrenza sulla singola rotta.

Proprio su questi algoritmi si concentra da tempo l’attenzione delle autorità di vigilanza. L’Autorità garante della concorrenza ha avviato una indagine conoscitiva specifica sulle rotte nazionali da e per Sicilia e Sardegna, pubblicando un rapporto preliminare che mette in luce possibili criticità in termini di trasparenza delle tariffe e di reale confrontabilità tra i prezzi applicati dalle diverse compagnie.

Il termine dell’indagine è stato prorogato fino alla fine del 2025, a testimonianza della complessità del dossier. Nel frattempo, prosegue il confronto a livello europeo su come rendere gli algoritmi di prezzo più leggibili per utenti e autorità, senza però soffocare la concorrenza e la libertà tariffaria garantita dalle norme comunitarie sul trasporto aereo.

Le associazioni dei consumatori chiedono con forza maggiore trasparenza sulle componenti di costo: tasse aeroportuali, supplementi per il bagaglio, scelta del posto, priorità d’imbarco. Un portavoce sottolinea: “Il prezzo finale di un volo può aumentare di centinaia di euro rispetto alla tariffa base per effetto di una giungla di extra che il cittadino non riesce a valutare davvero in anticipo”.

La politica tra inviti alla calma e richieste di tetto ai prezzi

Sul fronte politico il tema dei voli da e per le isole torna puntuale ogni Natale. Mentre le associazioni rilanciano l’allarme, alcune amministrazioni regionali minimizzano, sostenendo che i dati reali sulle tariffe medie sarebbero meno drammatici di quanto raccontato dalle analisi dei consumatori. C’è chi parla di “allarme ingiustificato”, sottolineando l’esistenza di offerte e tariffe scontate per chi prenota con largo anticipo o vola in giorni meno richiesti.

Sullo sfondo resta la questione della continuità territoriale. Per alcune rotte, in particolare quelle che collegano le isole con il continente, sono previste forme di compensazione pubblica o tariffe calmierate per i residenti, ma il sistema è spesso giudicato insufficiente o troppo frammentato.

Negli ultimi mesi è stato confermato e prorogato un bonus “caro voli” per i residenti in Sicilia, utilizzabile anche per i rientri natalizi su determinate tratte e con specifici requisiti di reddito. Una misura che alleggerisce in parte il peso del biglietto, ma non risolve il problema per chi vive fuori dall’isola o per i nuclei familiari che includono non residenti.

Da più parti torna ciclicamente l’idea di un tetto ai prezzi sui collegamenti interni nelle festività, almeno sulle tratte in cui non esistono alternative via terra. Un’ipotesi però difficile da conciliare con il quadro normativo europeo, che tutela la libertà tariffaria delle compagnie e limita fortemente le possibilità di intervento diretto sui prezzi da parte dei singoli governi.

Nel frattempo le autorità di vigilanza insistono su due leve: più concorrenza sulle rotte dove oggi operano pochi vettori e maggiore trasparenza informativa verso i consumatori, in modo che la scelta tra volo, treno o auto sia davvero consapevole e basata su dati chiari.

Come difendersi dal caro Natale (per quanto possibile)

In attesa di riforme strutturali, chi deve spostarsi per le feste può solo giocare d’anticipo e sfruttare qualche accorgimento. Ecco alcune strategie che, pur non facendo miracoli, possono attenuare la stangata:

  • Anticipo massimo: prenotare il rientro natalizio già a fine estate o inizio autunno resta l’arma più efficace per evitare le tariffe da record.
  • Flessibilità su date e orari: spostare la partenza dal 24 al 22 o 23 dicembre, o rientrare il 7–8 gennaio invece del 6, può abbattere il prezzo anche in modo significativo.
  • Aeroporti e stazioni alternativi: considerare aeroporti secondari o stazioni non principali (ad esempio partire da una città vicina collegata con treni regionali) può aprire opzioni più economiche.
  • Combinare mezzi diversi: treno ad alta velocità fino a un grande hub e poi volo interno, oppure treno + traghetto, soprattutto verso le isole, possono risultare più convenienti di un diretto.
  • Monitorare i comparatori: usare siti e app di confronto prezzi, attivando alert sulle rotte desiderate, aiuta a intercettare eventuali ribassi lampo.
  • Attenzione agli extra: bagaglio in stiva, scelta del posto, priority boarding e assicurazioni possono gonfiare la spesa finale; rinunciare al superfluo è uno dei pochi margini di risparmio rimasti.
  • Car sharing e auto in comune: dividere il viaggio in auto con amici, parenti o tramite piattaforme di condivisione riduce drasticamente l’impatto del caro carburanti.
  • Verificare bonus e sconti: residenti, studenti fuori sede e lavoratori a basso reddito possono avere accesso a agevolazioni dedicate, soprattutto sulle tratte da e per Sud e isole.

Un nodo strutturale, non una semplice emergenza natalizia

Il quadro che emerge non è quello di una “semplice” impennata stagionale, ma di un problema strutturale di mobilità che colpisce in particolare chi vive lontano dalla propria terra d’origine. Ogni Natale, Pasqua o grande esodo estivo ripropone lo stesso schema: picco di domanda concentrato in pochi giorni, pochi posti disponibili sui mezzi più rapidi e un sistema di algoritmi che massimizza il ricavo per ogni singola tratta.

In assenza di interventi incisivi su concorrenza, connettività del Mezzogiorno e regole sulla trasparenza dei prezzi, il rischio è che le festività continuino a essere, per molti, un lusso a cadenza variabile più che un appuntamento garantito con la propria famiglia.

Come sintetizza il presidente di una delle principali associazioni dei consumatori: “Non c’è pace per chi deve spostarsi a Natale: la combinazione di voli, treni e carburanti alle stelle svuota le tasche e rende le feste più amare per troppi italiani”. Finché il viaggio di ritorno resterà così costoso, il vero miracolo di Natale, per molti, sarà semplicemente riuscire ad arrivare a casa.

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