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Argentina, Milei accerchiato: mercati in allarme e scontro sulle pensioni

- di: Vittorio Massi
 
Argentina, Milei accerchiato: mercati in allarme e scontro sulle pensioni
Milei sotto la lente: mercati in ansia e battaglia pensioni
Il presidente ultraliberista perde in Parlamento e si aggrappa alla Banca centrale per frenare il dollaro. Ma i mercati tremano, e l’inflazione minaccia di tornare. 
 
(Foto: il presidente argentino Javier Milei)

Contesto e tensione politica

Da settimane l’attenzione dei media argentini è concentrata sull’analisi del programma economico ultraliberista di Javier Milei, con un focus particolare sul recente smacco subito dal governo in Parlamento: l’approvazione di due leggi che aumentano le pensioni, decisione che rompe gli equilibri fiscali tanto cari all’esecutivo. Il peso di questo scontro politico mette il mercato in guardia.

Le mosse del Banco central e il dollaro in ascesa

La Banca centrale (BCRA) ha compiuto una doppia operazione per togliere pesos dal mercato e frenare il rialzo del dollaro: ha emesso titoli al 36% per drenare liquidità e ha rafforzato gli interventi sui futures valutari. Queste manovre vanno però in contrasto con l’obiettivo dichiarato di lasciare i tassi determinati dal mercato.

Da fine maggio, l’intervento sui futuri del dollaro ha raggiunto la massima intensità da settembre 2023, con una posizione corta di 1,9 miliardi di USD, rispetto ai 409 milioni del mese precedente. Nulla da fare: il peso ha continuato a perdere terreno, segnando –4,6% da inizio mese, peggiore tra le valute emergenti.

Reazioni dei mercati e cifre chiave

I mercati hanno reagito con cautela già all’inizio della settimana: l’indice S&P Merval ha perso lo 0,34% e i titoli di Stato hanno ceduto lo 0,5%, mentre le riserve nette esterne restano negative per 16,9 miliardi di USD.

I titoli LECAP hanno assorbito 27,7 trilioni di pesos in un’operazione di swap con LEFI, nel tentativo di drenare liquidità e regolare la politica monetaria.

Gli investitori affrontano il secondo semestre con prudenza, preoccupati per l’avvicinarsi delle elezioni legislative del 26 ottobre e la fine del taglio temporale delle ritenute agricole. Il dollaro si apprezza e i futures prevedono circa 1.372 peso a fine anno.

Inflazione in calo, ma il rischio resta

Il governo festeggia: l’inflazione di giugno si è attestata all’1,6% mensile, la più bassa in cinque anni, con un tasso interannuale al 39,4% e un accumulo nel 2025 di circa il 15,1%. Un risultato che Milei utilizza per rafforzare il suo discorso in vista del voto.

Tuttavia, rimane la preoccupazione: la moneta continua a deprezzarsi, e il mercato parallelo accentua il divario. Questi movimenti monetari possono presto ripercuotersi sui prezzi interni, compromettendo la stabilità appena raggiunta.

Lo scontro sulle pensioni: politica vs finanza

Il Senato ha approvato un aumento delle pensioni del 7,2%, nemico dichiarato di Milei, sulla base dell’argomento che mina il super avanzo fiscale. Il governo ha annunciato il veto, ma il Congresso potrebbe ribaltare.

I pensionati, da tempo in rivolta, tornano di nuovo in piazza ogni mercoledì per reclamare miglioramenti.

Il ministro dell’Economia Luis Caputo ha definito l’aumento come “un tentativo dell’opposizione di tornare a rubare”, denunciando presunti piani destabilizzanti. Di fronte alla crescente pressione dei governatori – anche amici – e al Congresso, l’esecutivo si trova con le spalle al muro.

Prospettive in vista delle legislative

Le semifinali economiche si giocano nella finanza e nei palazzi della politica. Il FMI vigila sul rispetto del programma da 20 miliardi di USD, mentre gli occhi sono puntati sulle riserve, sul debito YPF e sull’esito delle elezioni di ottobre.

Un fallimento nella costruzione di consenso metterebbe a rischio i capitali esteri, il peso, i tassi e le speranze di una continuità del cambiamento.

Sfida di equilibrio

Milei ha centrato alcuni traguardi – inflazione sotto controllo e taglio al deficit – ma la politica delle pensioni dimostra quanto sia fragile l’equilibrio con cui l’esecutivo naviga.

La BCRA, pur energica, non riesce a domare il dollaro – segnale di tensione sotto la superficie. Il 2025 non sarà una passeggiata: se la moneta smette di resistere, il costo potrebbe riverberarsi in maniera rapida sull’inflazione e sul consenso politico.

Con le elezioni legislative in avvicinamento, la posta in gioco diventa chiara: riuscire a mantenere il prestito dell’FMI, preservare il controllo sul cambio, ottenere maggioranze parlamentari.

La debolezza su uno di questi fronti potrebbe tradursi in un effetto domino: mercato nervoso, svalutazione, rincari, disaffezione sociale. E in Argentina, dove lo “shock and awe” economico è già stato sperimentato, non basta avere il coltello (dell’austerità) per usare sapientemente la lama.

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