FMI: sull'economia globale le ombre di inflazione, aumento dei tassi e tensioni bancarie

- di: Daniele Minuti
 
Il Fondo Monetario Internazionale guarda all'immediato futuro dell'economia globale con timori legati all'ormai lunga battaglia contro un'inflazione che si mostra indomabile, ai ripetuti aumenti dei tassi di interesse e alle incertezze per il settore bancario, dopo il fallimento delle statunitensi Silicon Valley Bank e Signature Bank. 

Da qui l'abbassamento delle prospettive dell'FMI di crescita economica globale, che secondo il Fondo nel 2023 sarà del 2,8 per cento, contro il +3,4% del 2022 e a fronte della sua ultima stima, dello scorso gennaio, per l'anno in corso a + 2,9%. Nella sua analisi, l'FMI ritiene che la possibilità che la politica dell'aumento dei tassi di interesse, portata avanti dalle banche centrali di gran parte dei Paesi industrializzati, impatti duramente sull'economia di quelli più ricchi. 

"La situazione - ha detto  Pierre-Olivier Gourinchas, capo economista del FMI, parlando oggi con i giornalisti - rimane fragile. Predominano i rischi al ribasso".

Secondo le sue elaborazioni, il Fondo prevede quest'anno un'inflazione globale del 7%, sensibilmente in calo rispetto all'8,7% nel 2022, ma in aumento rispetto alle previsioni di gennaio del 6,6% per il 2023. 

Sull'inflazione Gourinchas, nell'ultimo World Economic Outlook del Fondo, si è soffermato definendola ''molto più vischiosa di quanto previsto anche pochi mesi fa''. Una situazione che potrebbe indurre la Federal Reserve, come altre banche centrali, a proseguire nella politica di aumento dei tassi e a tenerli a livelli alti per frenare l'aumento dei prezzi al consumo. Gli aumenti dei tassi di interesse, oltre a costi di indebitamento sempre più elevati, determineranno un indebolimento della crescita economica, colpendo le banche che avevano scommesso su tassi storicamente bassi. Come ha detto ancora Gourinchas, secondo il quale tassi più alti “stanno iniziando ad avere seri effetti collaterali per il settore finanziario”.
 
Andando per percentuali, l'FMI prevede il 25% delle probabilità che la crescita globale scenda al di sotto del 2% nel 2023 e che ci sia il 15% di possibilità che si determini un "grave scenario al ribasso",  spesso associato a una recessione globale. Quindi, per il Fondo, l'economia globale sta "entrando in una fase pericolosa durante la quale la crescita economica rimane bassa rispetto agli standard storici e i rischi finanziari sono aumentati, ma l'inflazione non ha ancora svoltato decisamente l'angolo".

Il Fondo prevede che gli Stati Uniti, la più grande economia mondiale, crescano dell'1,6% quest'anno, in calo rispetto al 2,1% nel 2022 ma in aumento rispetto all'espansione dell'1,4% ipotizzata in gennaio, grazie ad robusto mercato del lavoro che ha sostenuto la spesa dei consumatori costante nonostante i tassi di indebitamento più elevati per case, automobili e altri acquisti importanti.
La Cina, la seconda economia più grande del mondo, dovrebbe crescere del 5,2% quest'anno, invariata rispetto alle previsioni di gennaio dell'FMI. Negative le prospettive dell'FMI per il Regno Unito, che non riesce a domare un'inflazione ancora a due cifre. L'economia britannica dovrebbe contrarsi dello 0,3% quest'anno. Ma anche questo è un miglioramento rispetto al calo dello 0,6% che il FMI aveva previsto a gennaio per il Regno Unito. 

Nel mondo in via di sviluppo, il FMI ha declassato le prospettive di crescita per India, America Latina, Medio Oriente, Africa subsahariana e Paesi europei meno sviluppati. L'economia dell'Ucraina, devastata dalla guerra, si ridurrà del 3%.
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