La tempesta perfetta dell’economia: chi vince davvero nel caos
- di: Matteo Borrelli

Geopolitica impazzita, mercati instabili, inflazione: ma alcuni settori prosperano. Ecco chi sta guadagnando tra le onde.
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Una turbolenza globale senza precedenti
Viviamo in un’economia che pare aver perso la bussola. Dopo la pandemia, l’inflazione, la guerra in Ucraina e i tassi elevati, il 2025 si è aperto con una nuova ondata di instabilità: la guerra tra Israele e Iran (esplosa con forza nella notte tra il 15 e il 16 giugno), l’America ripiegata su sé stessa sotto Trump, i dazi imposti contro Cina ed Europa (annuncio del 2 aprile 2025, “Liberation Day”), una Cina sempre più assertiva e l’Europa in cerca di un ruolo.
È una tempesta perfetta. Ma in mezzo al disastro, c’è chi guadagna. E lo fa tanto.
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I vincitori nascosti del caos: l’intelligenza artificiale e i big tech
Se i mercati tradizionali ondeggiano, il comparto dell’intelligenza artificiale naviga a vele spiegate. Nvidia, con un +145% da inizio anno, è ormai la regina indiscussa del Nasdaq. Il 13 giugno Barron’s ha titolato: “L’AI potrebbe creare la prima società da 10.000 miliardi di dollari”.
Secondo UBS, siamo di fronte a una trasformazione “più rapida del previsto, più pervasiva del previsto, più redditizia del previsto”. Le aziende che integrano l’AI – non solo nel tech ma anche in sanità, finanza e logistica – stanno guadagnando fette di mercato e aumentando i margini, anche in un contesto globale incerto.
Apple, Google e Amazon restano solide, ma è sul fronte semiconduttori, cloud e software AI-driven che si concentrano le vere opportunità.
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Infrastrutture e green economy: rifugi reali in un mondo irreale
Secondo MoneyWeek (giugno 2025), gli investimenti infrastrutturali sono ormai considerati “nuovi beni rifugio”. In un contesto di inflazione ancora alta e debito pubblico galoppante, i grandi fondi sovrani e pensionistici puntano su asset reali: ponti, data center, ferrovie, reti digitali.
In Germania, il piano “Zukunft Infrastruktur 2035” ha mobilitato 500 miliardi di euro in 10 anni per digitalizzazione, energia e mobilità sostenibile. Anche in Italia il PNRR continua a garantire flussi, pur tra mille ostacoli attuativi.
La transizione ecologica, seppur frenata politicamente (vedi Europa e USA), attira ancora investimenti. Gli ETF green perdono appeal speculativo ma guadagnano valore industriale di lungo termine. Chi costruisce reti, pale eoliche, impianti idrogeno, ha davanti una rendita pluriennale.
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L’oro batte l’euro: riserve globali e paura di instabilità
Un dato passato quasi sotto silenzio ma che segna un’epoca: l’oro ha superato l’euro come seconda riserva valutaria mondiale, dietro solo al dollaro. Lo ha annunciato il World Gold Council il 10 giugno.
Le banche centrali dei Paesi emergenti (Cina, India, Turchia, Brasile) hanno aumentato gli acquisti per coprirsi da instabilità geopolitica, inflazione e un dollaro meno prevedibile sotto l’amministrazione Trump. “È un voto di sfiducia verso l’Occidente e le sue valute”, ha commentato lo strategist dell’UBS Kevin Zhao.
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Wall Street perde centralità: l’Europa torna appetibile
Dal primo trimestre 2025 è in atto una chiara rotazione dei capitali. L’ETF iShares Europe ha fatto segnare +19% da gennaio, contro un modesto +2% dell’S&P 500 (MarketWatch, 14 giugno 2025).
Secondo il sondaggio mensile di Bank of America (12 giugno), il 54% dei fund manager globali ha aumentato l’esposizione a titoli europei e asiatici, mentre solo il 23% crede ancora nel primato dei listini USA.
Anche il FTSE 100 inglese ha toccato un massimo storico a 8.400 punti il 10 giugno, trainato dal comparto energia e dai rendimenti azionari (Financial Times, 11 giugno 2025).
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I Paesi emergenti sorprendono
In Africa, Sud America e Sud-Est asiatico, malgrado le pressioni sui debiti esterni, si registra una ripresa dei flussi produttivi. I costi del lavoro bassi, l’aumento della domanda interna e l’accelerazione infrastrutturale (supportata anche dalla Cina) stanno spostando nuovamente le supply chain.
Il FMI ha rivisto al rialzo la crescita dell’Asia meridionale al 5,8% nel 2025. In Africa subsahariana, Etiopia, Ruanda e Tanzania sono tra i Paesi con più alti tassi di investimento estero diretto, grazie a zone economiche speciali e progetti energetici (FMI, World Economic Outlook, giugno 2025).
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I consigli (seri) agli investitori
Nel caos globale, la tentazione è “restare liquidi”. Ma chi sa leggere gli spostamenti ha armi potenti per capitalizzare:
• Non concentrare: l’epoca del “solo America” è finita. Serve esposizione multipla.
• Asset reali: energia, infrastrutture, immobiliare logistico battono la volatilità.
• Oro e materie prime: tornano strategiche. L’oro è rifugio anche politico.
• Tech intelligente: AI, cybersecurity, cloud pubblico restano motori a lungo.
• Geopolitica: non è solo contesto, è strategia. Conflitti e trattati spostano ricchezza.
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Chi sa vedere oltre la burrasca
Nell’attuale tempesta perfetta non è più sufficiente difendersi: bisogna saper scegliere dove puntare. Il capitale sta abbandonando i vecchi approdi (Wall Street, real estate tradizionale, obbligazioni USA) e cerca nuove rotte.
Vince chi investe nel reale, nella tecnologia trasformativa, e soprattutto chi non ha paura di spostarsi, geograficamente e strategicamente. Il mondo sta cambiando, e con lui le regole del guadagno.