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Confcommercio: ad agosto l’indice di disagio sociale resta stabile

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Confcommercio: ad agosto l’indice di disagio sociale resta stabile
Disagio sociale stabile ad agosto: inflazione e lavoro tengono
Inflazione moderata e mercato del lavoro solido sostengono la tenuta, ma il rischio è un peggioramento a fine 2025.

La fotografia di agosto

Ad agosto l’indice di disagio sociale si è attestato a quota 10,1, in leggero rialzo (+0,1) rispetto a luglio. Una variazione minima, che conferma la tendenza alla stabilizzazione osservata negli ultimi mesi. Il dato combina due fattori: da un lato l’inflazione sui beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto, salita al 2,4%; dall’altro la conferma di un tasso di disoccupazione estesa al 6,6%.

Inflazione sotto controllo

L’aumento dei prezzi nei comparti a consumo quotidiano resta circoscritto e non evidenzia derive inflazionistiche. Si tratta di un elemento rassicurante, soprattutto dopo due anni segnati da forti oscillazioni sui costi energetici e alimentari. Il rallentamento della corsa dei prezzi contribuisce a preservare il potere d’acquisto delle famiglie, anche se la percezione diffusa tra i consumatori resta di fragilità.

Il mercato del lavoro tiene

La tenuta dell’occupazione continua a essere il secondo pilastro dell’attuale stabilità. Il dato della disoccupazione estesa – che comprende oltre ai disoccupati ufficiali anche scoraggiati e cassaintegrati – si è fermato al 6,6%. Un livello che, pur segnalando difficoltà strutturali, non mostra peggioramenti rispetto ai mesi precedenti. La capacità del mercato del lavoro di assorbire le tensioni macroeconomiche si conferma cruciale per contenere il disagio sociale.

Un equilibrio fragile

Nonostante la sostanziale stabilità, è opportuno mantenere cautela. L’indice non misura soltanto dinamiche immediate, ma fotografa una situazione potenzialmente esposta a rischi futuri. Eventuali segnali di rallentamento occupazionale, attesi nei mesi finali del 2025, potrebbero far emergere tensioni più forti. La possibilità di un deterioramento del mercato del lavoro resta, infatti, una delle principali incognite del quadro economico nazionale.

Famiglie e consumi

La stabilità dell’indice si riflette anche sui comportamenti di spesa. Le famiglie, pur con prudenza, mantengono livelli di consumo relativamente costanti, spinte da una maggiore fiducia rispetto al recente passato. Tuttavia, il peso dei beni di prima necessità e delle bollette energetiche continua a comprimere i margini per spese discrezionali, rendendo fragile la dinamica dei consumi non essenziali.

Il nodo di fine anno

Nel breve periodo l’indice di disagio sociale dovrebbe mantenersi sugli attuali livelli. L’equilibrio potrebbe però rompersi nei mesi finali del 2025, quando la combinazione tra una possibile frenata della crescita e un raffreddamento del mercato del lavoro rischia di pesare sul benessere economico delle famiglie. In quel caso, anche un’inflazione moderata non sarebbe sufficiente a evitare un peggioramento dell’indice.

Un segnale per la politica economica

Il monitoraggio costante dell’indice rappresenta un indicatore utile per la politica economica. Stabilità e moderazione dei prezzi sono segnali positivi, ma la vulnerabilità del mercato del lavoro impone scelte mirate. Il sostegno alla domanda interna e alle fasce più deboli della popolazione resta fondamentale per consolidare i risultati raggiunti.

Un indicatore da seguire

Confermato a quota 10,1, l’indice di disagio sociale fotografa dunque una condizione sospesa tra prudente ottimismo e potenziali criticità. Nei prossimi mesi sarà decisivo capire se la resilienza mostrata finora sarà sufficiente a neutralizzare i rischi di un rallentamento. Inflazione contenuta e occupazione stabile sono i due fattori chiave da tenere sotto osservazione. La sfida, ora, è trasformare questa stabilità in un trend duraturo e non in una tregua temporanea.

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