Da Sintra un allarme economia, Bce pronta a sostenere la crescita – ma Fmi mette il freno.
(Foto: la presidente della Bce, Christine Lagarde).
La Banca centrale europea sta valutando seriamente un piano B in caso di fallimento delle trattative sui dazi tra Stati Uniti ed Europa. A sollevarlo, nel corso del forum di Sintra, è stato il governatore belga Pierre Wunsch, figura considerata né colomba né falco all’interno del Consiglio Bce.
Un piano B per la crescita in ritardo
Wunsch ha avvertito: “se la ripresa viene ritardata… ed è sotto potenziale, è razionale dare un supporto” alla crescita, visto che l’inflazione — attualmente sotto il target del 2% — cade in area debole.
La linea Bce resta però attendista: tassi fermi a luglio e valutazione “meeting by meeting”, come ribadito dalla presidente Christine Lagarde. In ballo c’è la possibilità di una manovra espansiva già da settembre, se persistessero le incertezze legate ai dazi Trump.
L’incognita Trump
La trattativa rischia lo stallo: le nuove tariffe potrebbero gravare sull’economia Ue, complicando conversioni digitali e privacy. Moody’s ha già tagliato al 50% le stime di crescita Usa (all’1%) e ridotto quelle Ue all’1% (da 1,3%).
Lo scenario di base Bce ipotizza dazi al 10% con crescita UE allo 0,9%, ma avverte: un’escalation porterebbe a cifre inferiori.
Il Fmi frena
Al forum, il Fmi, tramite Alfred Kammer, ha richiamato cautela: “i rischi inflattivi pendono sia verso l’alto che verso il basso”. Secondo la revisione del Fmi, l’inflazione nel 2026 potrebbe attestarsi all’1,9% — quindi sotto al target Bce, ma sopra le stime ufficiali.
Salari più alti e cambio euro
Altro tema chiave è l’aumento del salario minimo tedesco, da 12,8 € a 13,9 € nel 2026 e 14,6 € nel 2027: Goldman Sachs stima un impatto inflazionistico di 0,4 punti percentuali.
Nel calcolo di settembre, la Bce dovrà poi considerare l’andamento dell’euro (ora a 1,18 $), che frena l’export – e blocca l’inflazione importata.
Scenario: crescita flebile e tassi incerti
Il contesto attuale, carico di tensioni geopolitiche e commerciali, rende la ripresa europea anemica e il listino di strumenti non tradizionali una possibile ancora di salvataggio.
I mercati prevedono un taglio dei tassi di 25 punti base in autunno, con un tasso terminale a 1,75%, solo se i negoziati dovessero arenarsi.
I dilemmi della Bce
La Bce si muove sul filo: mantenere la flessibilità e agire se servisse, senza vincoli programmatici. L’avvertimento di Wunsch rompe un tabù: anche un governatore “neutrale” ammette la necessità di interventi espansivi in caso di emergenza.
Il rischio? Un circolo vizioso se dazi, euro forte e salari più alti frenassero crescita e inflazione, obbligando la Bce a strumenti non convenzionali, in un contesto già complicato dal rallentamento globale.
Prospettive
Nei prossimi meeting Bce (già da settembre), si tratterà di tradurre in regole questa “mano libera” annunciata. Il rischio è che le tensioni commerciali – e il rialzo salariale – diventino la miccia per un nuovo ciclo espansivo non meno pericoloso per la stabilità dei prezzi.