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Cina e Giappone: servizi in fermento, ma una sale e l’altra scende

- di: Marta Giannoni
 
Cina e Giappone: servizi in fermento, ma una sale e l’altra scende
Cina e Giappone: servizi in fermento, ma inseguono strade divergenti
A Pechino spinta record nei servizi, a Tokyo solido ma rallenta l’export e sale la pressione sui margini.

Nel panorama asiatico di agosto 2025 i servizi sono al centro dell’attenzione in due superpotenze: mentre la Cina vede il suo PMI dei servizi crescere al ritmo più intenso da oltre un anno, il Giappone registra un’espansione sostenuta ma con segnali meno lineari. Il raffronto fra le due realtà offre un quadro sfaccettato e ricco di spunti.

Cina: servizi in forte ascesa, ma attenzione ai margini

In agosto, l’indice PMI dei servizi cinesi è salito a 53,0 dal 52,6 di luglio, il livello più alto in circa quindici mesi. Lo slancio è alimentato da una domanda interna ancora vivace e da un’accelerazione delle nuove commesse, con segnali favorevoli da export e turismo. Il quadro è coerente con un miglioramento dell’indice composito, che segnala una ripresa più ampia dell’attività privata.

Resta però un tema di redditività: i costi di input aumentano e la concorrenza limita la possibilità di trasferirli sui prezzi finali. Le imprese assorbono una parte dei rincari, con margini compressi e maggiore disciplina sui costi operativi. La fiducia migliora, ma la cautela sui margini è d’obbligo.

Giappone: servizi solidi, export debole e margini sotto pressione

In Giappone, l’indice dei servizi si attesta a 53,1 in agosto, in lieve calo da 53,6 ma ampiamente sopra la soglia di 50 per il quinto mese consecutivo. La crescita è trainata soprattutto dalla domanda interna, mentre l’export dei servizi arretra ancora.

Le pressioni sui costi si intensificano e la concorrenza riduce il potere di determinazione dei prezzi, con una conseguente compressione dei margini. L’occupazione mostra segnali di fragilità, con un calo dei livelli di personale per la prima volta in quasi due anni e carichi di lavoro in aumento. Come ha sottolineato Annabel Fiddes, “la crescita è stata sostenuta dal mercato domestico, mentre le esportazioni di servizi sono tornate a indebolirsi”, indicando una performance del PIL meglio impostata nel terzo trimestre grazie ai servizi, ma ancora disomogenea fra comparti.

Il confronto: numeri vicini, traiettorie diverse

Il confronto diretto mostra numeri ravvicinati ma traiettorie distinte. La Cina tocca 53,0 nei servizi, massimo da oltre un anno, sostenuta da domanda interna e riaccensione di export e turismo; il Giappone registra 53,1, ma con un raffreddamento rispetto a luglio e una debolezza dell’export che persiste. Sul lavoro, in Cina prevale la prudenza nella gestione degli organici, mentre in Giappone si osserva il primo arretramento dell’occupazione nel settore da quasi due anni. In entrambi i Paesi i margini restano sotto pressione: l’aumento dei costi è solo in parte trasferibile ai prezzi finali.

Il punto

Sotto il cielo della debolezza manifatturiera, i servizi emergono come il motore dell’economia in entrambe le economie. In Cina, il boom dei servizi porta l’indice ai massimi da oltre un anno, ma la sfida dei margini compressi resta centrale. In Giappone, la stabilità del terziario sostiene la crescita, sebbene l’export sia il tallone d’Achille e la redditività soffra la concorrenza. Due strade divergenti, un’unica consapevolezza: senza servizi robusti, la ripartenza resta incompleta.

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