Il doping sociale è un male insito nella nostra società.
Sfrutta la crisi dei valori etici, emozionali e di identità in un mondo apparentemente noioso, globalizzato, nel quale i giovani si appiattiscono sullo stile di vita di coloro che li circondano, non trovando esempi positivi.
Ci sono tutti gli elementi per dire che viviamo in una società decadente. Elemento in comune tra crisi sociale e doping sociale è il rapporto che questi hanno con la droga.
Negli ultimi 10 anni il consumo di sostanze stupefacenti è aumentato a dismisura. Nello specifico, il 3.7% della popolazione tra i 15 e i 64 anni, ha fatto uso di cocaina almeno una volta nella propria vita, sostanza, che a quanto consumi è seconda alla altrettanto tristemente famosa cannabis. Purtroppo questo modo di vivere ha infettato anche il mondo dello Sport.
Tutte le droghe che vengono distribuite negli angoli più bui delle strade, sono classificate dal codice W.A.D.A. come sostanze vietate. Un atleta che viene trovato positivo a queste miscele chimiche, rischia la squalifica o l’inibizione fino a un massimo di 2 anni.
La storia dello sport italiano, purtroppo, è piena di casi nei quali atleti di fama internazionale hanno assunto la tragica “polvere bianca” per evadere dai loro problemi personali o per oltrepassare quella soglia di emozioni derivate dalle proprie gesta.
Caso emblematico è quello dell’ex calciatore di Brescia e Sampdoria Francesco Flachi, per il quale il Tribunale Nazionale Antidoping, pochi anni fa, ha sancito una squalifica record: 12 anni per aver assunto cocaina.
Una sanzione così dura perché l’atleta era recidivo, ovvero già precedentemente condannato per lo stesso reato.
A tenere banco negli ultimi anni è stato lo scontro mediatico tra il famoso re del rock italiano, Vasco Rossi e il Dott. Giovanni Serbelloni, capo del Dipartimento Politiche antidroga. Il primo ha dichiarato più volte che la marijuana è una sostanza non nociva che può essere utilizzata per il rilassamento psico-fisico, e non paragonabile all’eroina.
Il secondo, invece, criticando il cantante, ha spedito diverse lettere pubblicate sui quotidiani più seguiti, definendo la marijuana una droga come tutte le altre e che questa è il primo passo per la dipendenza alle cosiddette droghe pesanti (cocaina, eroina…).
L’utilizzo di sostanze dopanti e l’uso di sostanze stupefacenti, presentano diversi aspetti comuni, a livello diagnostico e clinico. Ma come viene recepito questo binomio dalla nostra società? Sicuramente in maniera molto negativa.
Studi statistici hanno però portato alla luce un pensiero comune: la realtà sociale appare più tollerante nei confronti dei campioni dopati rispetto ai tossicodipendenti antisociali.
Il motivo? Chi si dopa cerca di trasformare il proprio corpo per renderlo più forte, veloce e attraente, mentre invece chi si droga cerca una fuga dalla realtà e dal proprio corpo. Ma doparsi o drogarsi è la stessa cosa. E’ un’alterazione artificiale dei propri equilibri, mentali e fisici. E’ soltanto una questione di etica e rispetto della propria persona, si tratta di voler falsare la realtà, attutendo il dolore e esaltando la felicità. Bisogna avere il coraggio di affrontare le proprie debolezze.