Digital Tax: gli Usa invitano l'Unione europea alla prudenza

- di: Brian Green
 
Un caso che potrebbe "far deragliare del tutto" i negoziati internazionali in corso sulla riforma fiscale globale. È molto chiaro l'ammonimento che il segretario al Tesoro statunitense, Janet Yellen, ha rivolto all'Unione Europea, invitandola a riconsiderare il suo progetto di digital tax, ricordando che questo tipo di tassa, introdotto da diversi Paesi europei, è considerato "discriminatorio nei confronti delle società americane".

L'accordo sulla tassazione delle multinazionali, che è stato raggiunto il primo luglio sotto gli auspici dell'Ocse e che è stato approvato sabato scorso al G20, si basa su due pilastri. Il primo è la creazione di una tassa minima globale di almeno il 15% per le aziende con più di 750 milioni di euro di fatturato. L'altro porrebbe fine alle imposte unilaterali sui servizi digitali in cambio di un nuovo meccanismo che consenta agli Stati di tassare le grandi società in base a dove vendono i loro prodotti e servizi e non più in base al luogo dove esse hanno eletto la loro sede.

La tassa digitale, con i suoi proventi che sarebbero molto consistenti, fa parte delle nuove risorse con cui l'Unione europea prevede di finanziare il suo piano di rilancio - da 750 miliardi di euro - dell'economia dei Paesi dell'Ue. Washington, tuttavia, non vede bene questo progetto, credendo che alla fine discriminerà i giganti americani come Amazon, Google o Facebook.

A fine giugno, gli Stati Uniti hanno chiesto a diversi Paesi europei di ritardare il progetto di digital tax nell'ambito di un discreto approccio diplomatico. "Non c'è nulla di diretto contro gli americani e spero che si possano sollevare preoccupazioni americane su questo", ha assicurato Bruno Le Maire, ministro delle Finanze francese. Come la Spagna e l'Italia, la Francia ha introdotto una tassa digitale, ma si è impegnata a rimuoverla una volta attuato l'accordo sulla tassazione delle multinazionali.
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