La nostra biblioteca - De Giovanni: ''Soledad'', il mistero lascia il passo alla tristezza
- di: Diego Minuti
Prendere a prestito il titolo di una canzone per farne quello di un libro non è mai qualcosa di negativo perché è il riconoscimento a chi ha avuto l'idea originaria. Ma nel caso di ''Soledad'' Maurizio de Giovanni non ha soltanto celebrato una canzone di Carlos Gardel, icona della musica argentina, sul testo di Alfredo Le Pera (dalle chiarissime origini italiane), ma il senso di straniamento dell'Italia alla vigilia della guerra, che caratterizza l'ennesimo capitolo dell'ormai ultradecennale racconto della vita del commissario Luigi Ricciardi.
''Soledad'' è la canzone che Livia - che ancora ama Ricciardi - interpreta nei locali di Buenos Aires, dove si è rifugiata per sfuggire ad una passione senza speranza.
Solitudine è quella che attanaglia Ricciardi, ancora innamoratissimo della moglie, Enrica, morta cinque anni prima, alleviata dall'amore per la figlioletta.
La nostra biblioteca - De Giovanni: ''Soledad'', il mistero lascia il passo alla tristezza
Lo stesso sentimento che prova il brigadiere Maione, il più fidato collaboratore del commissario, che si trova, da solo, davanti ad una decisione che rischia di spaccare la sua unitissima famiglia, combattuto tra l'amore paterno e l'orrore della violenza gratuita.
E poi c'é la solitudine del dottor Modo, l'anatomopatologo, convinto antifascista, che vede il Paese scivolare verso la tragedia senza che i suoi amici più cari (Ricciardi, in prima battuta) se ne avvedano e abbiano la forza di ribellarsi.
E un'altra solitudine è quella che incombe su personaggi prima secondari, ma che in questo romanzo assurgono ad una dignità prima solo accennata.
Come Garzo, ottuso funzionario della Regia questura di Napoli che, dopo anni di sottomissione morale al regime nella speranza di scalarne il vertice, si trova a doversi confrontare con l'abominio delle leggi razziali appena varate e che colpiscono al cuore la sua famiglia, costringendolo a separarsene.
E sola è anche Bambinella, il 'femminiello' informatore di Maione, il solo a cui può rivolgersi davanti ad un pestaggio brutale e ingiustificato subito da una sua compagna di strada. Allo stesso modo vive in un universo fatto di solitudine Bianca, la nobildonna, anch'ella innamorata respinta di Ricciardi, che apre il suo cuore - in un immenso palazzo gentilizio nel cuore di Napoli che divide soltanto con il maggiordomo - solo alla figlioletta del commissario, Marta, standole accanto come se fosse sua madre, trasferendo su di lei l'amore che le lacera il cuore.
E, infine, la solitudine governa anche la vita di Nelide, la governante di casa Ricciardi, alla quale Enrica, ad un passo dalla morte, ha affidato Marta, che lei accudisce come una mamma tigre. Lei, che non ha certo il dono della bellezza, anzi tutto il contrario, eppure capace di fare innamorare alla follia Tanino, il fruttivendolo che fa strage di cuori tra le massaie che frequentano al mercato e che sarebbe pronto a sposarla. Nelide, per una volta, lascia capire i suoi sentimenti, soffocandoli per amore di Marta.
Il romanzo ha come punto focale l'uccisione di una ragazza, Erminia, assassinata nella sua casa, che divide con la madre inferma, allo stesso modo in cui divide il suo cuore tra due diversi sentimenti.
Forse mai come nei romanzi di de Giovanni, in ''Soledad'' il mistero è secondario rispetto ad altri drammi, come quelli di chi deve scegliere tra cercare di cambiare le cose dal di dentro o fuggire davanti ad un regime che si alimenta di menzogne, miti e folli certezze.
Senza volere anticipare nulla, il finale - cioè lo smascheramento di chi ha ucciso la giovane Erminia - è forse preannunciato, a porre attenzione a piccoli particolari. Ma, come detto, Maurizio de Giovanni, con questo ''Soledad'', ha voluto regalare più che la soluzione di un giallo, la descrizione di una città e di un Paese destinato ad un dramma collettivo, dove i sentimenti dei singoli sono inghiottiti da quelli del mondo intero.